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Piedimonte Matese. La prima rivendicazione delle donne è l’8 Marzo del 1908? No a Piedimonte d’Alife il 17 aprile 1841!

Posted by on Feb 21, 2024

Piedimonte Matese. La prima rivendicazione delle donne è l’8 Marzo del 1908? No a Piedimonte d’Alife il 17 aprile 1841!

Si racconta che durante una visita del Re Ferdinando nella città matesina che mostrò di amare, un gruppo di donne lo fermarono e gettandosi in ginocchio al suo cospetto gridarono “Libertà!” e ancora “Grazia!” L’aneddotto del sindaco pro tempore Tosti. Leggete questo post bellissimo…

Ci è stato detto che la festa della donna, l’ 8 marzo appunto, affonda le sue origini all’8 marzo 1908, quando un gruppo di operaie fece uno sciopero per protestare contro le condizioni lavorative. Si era a New York e le operaie appartenevano ad una industria tessile. Lo sciopero andò avanti per diverse giornate ma proprio l’8 marzo la proprietà dell’azienda blocco le uscite della fabbrica, impedendone l’uscita. Si sviluppò un incendio e persero la vita 129 operaie, compreso donne italiane emigrate in America per cercare miglior fortuna.
Se approfondiamo la ricerca, scopriamo che già in precedenza c’era stata qualche rivendicazione ma, dati – meglio “storia” – alla mano la prima rivendicazione femminile assoluta è quella del 17 aprile 1841 a Piedimonte d’Alife (oggi Piedimonte Matese). Morti non ce ne furono però… 

Questi i fatti:
Ferdinando I ha promesso una visita a Piedimonte appena fosse stata portata a termine la strada reale. Purtroppo muore prima che questa fosse completata.
E’ il gran nome della Filanda Egg che spinge, invece, Ferdinando II a venire, in questo giorno, nella nostra Città.
Arriva di mattina, applaudito dalla folla festante e salutato dalle campane di tutte le chiese.
Fa colazione nell’appartamento di G.G. Egg e poi visita l’azienda manifestando tutto il suo plauso.
Premia l’Egg con una medaglia d’oro e lo esorta a chiedergli una grazia. L’intelligente industriale chiede un ponte sul Volturno che eviti i tempi di attesa per passare sull’altra sponda. gli è promesso.
Uscito nella strada tra la gente, le “maluzze” (le figlie di madre spesso certa ma di padre spesso ignoto), ragazze napoletane apprendiste tenute nella filanda sicuramente con troppo rigore, si gettano in ginocchio gridando “Grazia, grazia!”. Si riesce a farle zittire e il Re domanda la ragione di tale comportamento. Ma esse riprendono ancora più forte: “Libertà, libertà!”. Tutto allora è chiaro agli occhi e alla mente del Sovrano che annuisce con la testa e dice: “La libertà! La liberta vi sia concessa”.
Il corteo prosegue per Palazzo Ducale. Sosta a Santa Maria e il re visita la Chiesa. Quindi pranzo ufficiale a Palazzo dove a riceverlo, dimentico delle recenti incomprensioni, c’è il vecchio Onorato Gaetani, che fino a pochi anni addietro è ancora Vicerè in Sicilia.
Nel pomeriggio, dopo aver visitato la sorgente del Torano, Ferdinando II riparte. Ma a Porta Vallata un fuori programma. Il sindaco Tosti, piega cavallerescamente il ginocchio per chiedere una “grazia”. “Che buò?” gli chiede il Sovrao. E il sindaco: “Vogliamo che Porta Vallata si chiami Porta Ferdinandea!”. Secca la risposta del Sovrano: “E chiammala comme c…. vuò tu!”.
La visita desta sicuramente ammirazione nell’illustre ospite che chiama Piedimonte “tre volte bella” e “una piccola Napoli” perchè ci si trova di tutto. Dalla residenza napoletana, nei giorni che seguono, manda onorificenze e decorazioni. 

Mario Martini

fonte

https://www.corrierece.it/notizie-cronaca/2013/03/02/piedimonte-matese-la-prima.html

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