“QUALCOSA DELLA NOSTRA LINGUA” ‘O NAPULITANO
“Una parlata assurge al rango di lingua quando la sua esplicazione può annoverare termini medici e clinici che non hanno una immediata traduzione nell’idioma italico. La napolitana lo è e prossimamente ne parleremo”.
ZANDRAGLIA
E’ l’aggettivo col quale si vuole identificare una donna che normalmente alza la voce nella divisione di qualcosa.
Nei traffici commerciali fra il Regno di Napoli e lo Stato Pontificio, specialmente nel periodo della dominazione francese (1801 – 1815) l’animale che si esportava doveva essere sezionato ed eviscerato in quanto il cosiddetto 5° quarto non era esportabile.
I carri alla bisogna allestiti, pertanto, prevedevano che l’animale caricato vivo doveva giungere a destinazione senza alcuna parte interna e, al seguito di detti carri, vi era sempre una moltitudine di donne che aspettavano l’eliminazione dell’interno dell’animale.
All’apertura delle porte del carro i macellai (chianchieri in napoletano) gettavano le interiora al grido : “et voilà les cendrille” per cui le donne cominciavano ad accapigliarsi con toni molto elevati della voce per l’accaparramento delle interiora.
Gli alterchi ed il tono alto della voce accoppiò alle “cendrille” l’epiteto di “zandraglie”per quelle donne che si accapigliavano, gridando “ ‘a mmè, ‘a mmè”.
FUNNACHERA
Aggettivo che identifica le abitanti dei fondaci, vicoli senza uscita che oggi si direbbero “cul de sac”.
Anche costoro, in buona sostanza usavano tono della voce piuttosto alto ed erano altresì inclini a litigare talvolta accapigliandosi, dando luogo al napoletanissimo “strascino”, lite che prevedeva “’a pigliata ‘pè capilli” con trascinamento onde costituire “’o strascino”.
Tale epiteto assolutamente non va confuso con:
CAPERA
che era la coiffeur a domicilio che all’arte della parrucchiera aggiungeva, privilegiandola, l’arte di chi conosce i fatti altrui in modo certo perché provenienti da fonte certa.
Erano sostanzialmente pettegolezzi di giornata, ma erano comunque il sale che condiva lo scorrere anonimo di ore trascorse in ozio e serenità.
Agostino Catuogno
ps:
il mio è solo il desiderio dinon far dimenticare la nostra lignua risvegliando ancestrali ricordi.
Molti, infatti, leggendo le mie “stronzate” puntualmente dicono “è overo, m’arricordo, ‘o ddiveva ‘a nonna”.
Se ciò si ripete, sono contento, perché, come diceva Renato de Falco, la nostra non è una lingua morta