Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

R. CASA DELLE DUE SICILIE

Posted by on Mar 18, 2021

R. CASA DELLE DUE SICILIE

Esiste un fiume carsico che attraversa i decenni che seguono la fine del Regno ed arriva fino a noi. È l’aspirazione a tornare indipendenti dopo i lutti e le delusioni che accompagnano la nascita dello stato italiano.

Un amico di Molfetta mi chiedeva come mai la sinistra non fosse per niente sensibile (se si escludono Zitara e qualche altro) a questa aspirazione e la si lasciasse come monopolio della destra.

La unificazione fu gestita da forze legate alla massoneria inglese e francese, parte della classe dirigente fedele alla dinastia prese la via dell’esilio, altri si ritrassero nell’ombra. Con la presa di Roma anche la chiesa fu messa all’angolo. I custodi del ricordo del Reame furono quindi frange tradizionaliste e cattoliche.

Questo giornale (scovato dall’Editore D’Amico) – IL GUELFO GIORNALE DE L’INDIPENDENZA MERIDIONALE – che presentiamo ai nostri lettori ne è una prova.

La parentesi fascista non sopprime del tutto il fiume dell’autonomismo e quando arriva il centenario, infatti, è proprio negli ambienti di destra che esso riemerge, con la nascita dell’Alfiere di Silvio Vitale e la pubblicazione delle opere di Carlo Alianello.

Sarà sempre in ambienti cattolici e di destra che agli inizi degli anni novanta si ergono voci di resistenza al bossismo e di orgoglio per la patria napoletana (Angelo Manna, Gabriele Marzocco, Edoardo Spagnuolo, Antonio Pagano, Alessandro Romano, i Meoborbonici).

L’universalismo cattolico e i legami con la patria italiana propri di questi ambienti ha impedito finora la creazione di un movimento identitario che propugni in maniera decisa la indipendenza dell’ex-Reame.

L’unico intellettuale che cocciutamente e con estrema coerenza, per decenni, ha perseguito tale obiettivo è stato il sidernese Nicola Zitara.

* Modifiche del 30 maggio 2015 – ore 14:00

Avviene dei popoli, come degl’individui.

Quando per influsso di agente malefico si è caduti in uno stato di torpore, di atonia, di abbrutimento che rende ribelli ad ogni nobile e generosa iniziativa, apati ed indifferenti a tutto ciò che ne circonda, e si perde la conoscenza del proprio stato e non si è in condizione di distinguere il vero dal falso, il bene dal male, se avviene che, per una ragione o per un’altra, per una forza intrinseca o estrinseca un certo scuotimento si produca nell’organismo, il torpore viene a cessare ed una notevole reazione s’impadronisce dell’esistenza dell’individuo, all’atonia succede all’atonia succede lo eccitamento, l’impulsività, al letargo l’insonnia. E se durante il periodo dell’intorpidimento organico, il sentimento dell’onore, dell’amor proprio non è andato totalmente perduto. l’individuo olio svegliarsi sente orrore di sé  stesso e della vita vissuta, e si dà a riparare al suo passato.

Così dei popoli: In un momento d’incoscienza o sotto l’incubo di ingannevoli miraggi, può un popolo cadere in uno stato letargico e diventar preda del primo paltoniere che capita e, ardito e temerario, sappia trar profitto di uno stato di stordimento o di torpore per imporgli un giogo assai pesante, per avvilirlo e ammiserirlo, per schiacciare col piè ferrato ogni orma di libertà e soffocare ogni grido d’indipendenza. Finché lo stato letargico dura e l’atonia invade le fibre dell’organismo di quel popolo, la bisogna procede per bene: non si risente il dolore delle ferite,  né l’onta del vituperio. Ma se avviene il risveglio, se le fibre si scuotono e i nervi sussultano, il popolo riprende coscienza di sé e del suo valore, rialza la testa, scuote il giogo, invoca i suoi diritti, rivendica le sue libertà, scaccia i paltonieri, reclama la sua indipendenza, ritorna a Chi di questa indipendenza è la più alta espressione, il simbolo più luminoso; invoca Chi colla libertà e indipendenza può ridargli paté, prosperità, splendore.

Tale è lo stato del popol nostro, oggi: di questo nostro Mezzogiorno d’Italia, che va risvegliandosi dal suo lungo torpore e va riacquistando la coscienza del suo valore, dei suoi diritti.

Invano gl’incantatori di mestiere ricorrono alle loro arti, ai loro incantesimi, per assonnarlo un’altra volta; invano gli apprestano novelli soporiferi con tripudii e feste commemoratile, con folleggiamenti e baldoria, con rievocazioni bugiarde e menzognere.

E’ peggio: il rumore gli fa male, accresce la tensione dei nervi, produce nuovi sussulti, nuovo aborrimento dello stato attuale di cose: il presente è là, innanzi ai suoi occhi, in tutto il suo orrore; il passato è innanzi alla sua mente in tutte le sue seduzioni, nella sua luminosità raggiante di tutti i beni, di tutte le ricchezze, di tutte le felicità che la Gloriosa Dinastia di Carlo III apportò  alle nostre contrade.

Di questa Dinastia, che per centoventisei anni fece Suoi gioie e dolori del popolo meridionale d’Italia e ad esso diede tutta Se Stessa, è degno Erede e Discendente S. A. R. IL Conte di Caserta D. Alfonso Maria di Borbone (N. A. S. ) di Cui il 2 agosto ricorre la Festa Onomastica.

Non le gale di bandiere spiegate al vento, non i colpi di cannone che spandon l’eco sul mare di Partenope e lungo le valli e le pendici del Vesevo ignivomo, non le mille fiammelle occhieggiatiti dalle finestre e dai balconi delle abitazioni di Napoli nostra parlano, in loro linguaggio, di questa festa a noi, ai popoli del Mezzogiorno; ma ne parla il cuore.

Questa è festa tutta di sentimento, amore rispettoso, d devozione profonda, di cari ricordi, di ammirazione immensa p r le sublimi virtù civili e militari, per le eccelse doti di mente e di cuore che adornano la Persona dell’Augusto Capo della Real Casa di Napoli. E’ la festa del cuore e dal cuore partono oggi augurii e voti per la Sua salute, per la Sua felicità. A Lui vola il pensiero, memore di un passalo di glorie e di grandezze patrie, e su Lui, su la Sua Real Consorte, su tutta la Real Famiglia imploriamo da Dio benedizioni e favori e la cessazione dei mali che affliggono la Sua terra natia.

Il Guelfo-Indipendenza

Le LL. AA. RR il Conte e la Contessa di Caserta (NN. AA. SS. ) partiti da Parsoch il 27 dello spirante mese, insieme alla Principessa D. Giuseppina ed ai Principi D. Gennaro e D Filippo—i quali ultimi,dopo Dresda han visitato Berlino, Copenaghen, Kiel e Amburgo, raggiungendo a Parsoch i Loro Augusti Genitori—si sono recati Nymphenburg presso le LL. AA. RR. il Duca e la Duchessa di Calabria, dove sono stati raggiunti dai Principi D. Francesco e D. Gabriele.

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