Roma Capitale
Fra il 1870 e il 1871 si compiva il Risorgimento con l’istituzione di Roma capitale, simbolo dell’odio e della violenza contro il Papato. Ma per il Vicario di Cristo la Provvidenza aveva progetti più grandi. Una storia da raccontare per aiutare a capire
Sono cominciate le celebrazioni del 150° anniversario della proclamazione di Roma capitale d’Italia, che si concluderanno il 3 febbraio 2021. Anche Papa Francesco ha voluto ricordare l’avvenimento con un Messaggio per l’inizio delle celebrazioni in cui richiama un celebre discorso dell’allora card. Giovanni Battista Montini (1897-1978), arcivescovo di Milano e futuro Papa Paolo VI, oggi santo della Chiesa Cattolica.
Era il 10 ottobre 1962, in Campidoglio, nella sala degli Orazi e Curiazi, ed era la vigilia dell’inaugurazione del Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965). Il card. Montini svolse un discorso come di consueto di grande profondità storica e teologica, che oggi aiuta a comprendere quanto avvenuto allora e, in un certo senso, nei 150 anni successivi.
Necessario è quindi raccontare la verità, per quanto possibile in poche battute, non per risvegliare rancori e proteste, anzi, bensì per mostrare l’opera della Provvidenza nella storia, che non solo non abbandona mai la Chiesa, ma che la protegge anche nei momenti avversi e che la aiuta a essere protagonista nel tempo affinché Essa sia ciò che è chiamata a essere, la misteriosa Sposa di Cristo portatrice della salvezza agli uomini e al mondo.
«La verità è l’unica carità concessa alla storia», diceva lo storico francese Jacques Crétineau-Joly (1803-1875): la verità va detta con l’intenzione di pacificare e non di esaltare il conflitto, di riconciliare chi ascolta con la realtà dei fatti avvenuti e non di innestare scontri dialettici. Ma va detta.
Nel 1962 il card. Montini ricordò il contesto storico in cui la Roma pontificia venne fatta capitale del neonato regno d’Italia. A Roma, all’epoca, era in corso il Concilio Ecumenico Vaticano I (1869-1870), cioè la stessa assise universale dei vescovi cattolici che, in quel 1962, sarebbe cominciata il giorno dopo. Le forze ideologiche e politiche (e militari) che invasero Roma e la conquistarono il 20 settembre 1870, passando attraverso la Breccia di Porta Pia, non volevano semplicemente (almeno alcune, non tutte) che Roma diventasse la capitale del Regno d’Italia, ma speravano di eliminare definitivamente ogni presenza, non solo territoriale, della Chiesa, poiché erano convinti che il venir meno del potere temporale avrebbe comportato la fine del Papato stesso. Non fu così. L’arcivescovo di Milano lo ricordò e ricordò anche come, provvidenzialmente, dall’umiliazione subita (e dalla violenza manu militari, va aggiunto) il Papato ottenne uno straordinario prestigio che gli permetterà di assurgere a una considerazione internazionale che difficilmente avrebbe potuto avere come capo di uno Stato pontificio: il Papa che «usciva glorioso dal Concilio Vaticano I per la definizione dogmatica delle sue supreme potestà nella Chiesa di Dio» era lo stesso che «usciva umiliato per la perdita delle sue potestà temporali nella stessa sua Roma».
Sono trascorsi 150 anni ed è passata tanta acqua sotto i ponti di Roma. Il liberalismo risorgimentale che spogliò il Papato del potere temporale è finito nel 1922 con l’inizio della rivoluzione fascista, la quale a propria volta sarà sconfitta dopo l’ingresso sciagurato dell’Italia nella Seconda guerra mondiale, e dopo una drammatica e sanguinosa guerra civile (1943-1945). Nel dopoguerra i cattolici andarono per la prima volta al governo dell’Italia unita, ma non raccontarono mai agli italiani la verità sulle origini del Risorgimento, e questo ha impedito il nascere e il consolidarsi di una vera identità nazionale. Non si trattava di dividere, ma di spiegare il perché di divisioni che comunque c’erano, nel Sud occupato militarmente dall’esercito italiano dopo il 1861 per almeno un decennio, fra cattolici e anticlericali, e fra le stesse famiglie ideologiche protagoniste della Rivoluzione italiana.
Senza il racconto della verità le divisioni rimasero, anche fra gli stessi cattolici, come spiegava il filosofo cattolico Augusto Del Noce (1910-1989), quando ricordava che gli stessi cattolici, non condividendo un’interpretazione comune della storia, non potevano neppure avere una prospettiva politica condivisa.
Oggi le famiglie ideologiche che hanno fatto il Risorgimento sono praticamente scomparse e i cattolici sono diventati una minoranza, importante, ma sempre meno rilevante. Sarebbe un motivo in più per raccontare questa storia sine ira et studio, non per seminare astio, al contrario per cercare una spiegazione di quell’odio profondo che sta all’origine del processo di unificazione nazionale dell’Italia.
Roma è una città bellissima che va anzitutto amata. Ma per amarla bisogna conoscerne la storia e le contraddizioni, onde difenderla da quei “poteri forti” che vogliono spogliarla oggi del ruolo che acquisì 150 anni fa e per riconciliare gli abitanti con la verità della storia che non viene raccontata.
Marco Invernizzi