“Storie di galantuomini, brigantie soldati dal 1860” di Vincenzo Perretti (Cap.III)
Nato nel 1816 nel piccolo paese calabrese di Mangone, come si è detto, il nostro brigante si trasferisce in Campania dopo aver girovagato da pastore per tutta la sua giovinezza e solo dal 1848 si hanno notizie delle sue imprese: nei primi mesi dell’anno 1848 è rinchiuso nelle carceri di Salerno, perchè accusato di furto. Alla fine dello stesso anno è a Potenza, dove lo ricorda il taverniere Luigi Renna di Vaglio e nell’autunno viene assunto dai Materi di Grassano, come aiuto guardiano d’armenti o meglio vaccaro, e mantiene quel lavoro per circa due anni.
Nel frattempo lo raggiungono dalla Calabria il fratello Angelo, un tal Gaetano Sisca e Bernardo Gallo del suo stesso paese, insieme a Gaetano Oliveto di Pedace ed a Leonardo Calendino di Cellara. Tutti questi dovettero costituire il primo nucleo di quella banda che, dopo gli anni ’60, arrivò a comprendere addirittura una ventina d’elementi. La storia giudiziaria di Paolo S. inizia con l’omicidio Cetani, avvenuto presso Albano il 10.08.1850; arrestato e quindi processato, è rimesso in libertà dalla corte Criminale di Potenza il 9.12.1851. E’ ignoto il motivo della liberazione del brigante. Più tardi Serravalle è accusato del sequestro di canio Rocco Milano da Vaglio, avvenuto il 25.7.1853, di percosse e violenze contro Michele Tucci di Vignola, addirittura il giorno successivo. Scompare per quasi un anno, quindi è indiziato di furto di “dieci animali giumentini ” a Santeramo in Puglia ai danni di Nicola Perniola, fatto avvenuto il 3.06.1854; dopo soli dodici giorni è accusato di violenze e stupro ai danni della giovane Lucia Squadro di Pignola. Trascorre quasi un anno senza sue notizie, e poi si registra il sequestro del sacerdote don Rocco de Asmundis di Anzi (Matera, 3.5.1855), commesso con la complicità di don Angelo e don Matteo Catalano di Vaglio(10); nello stesso mese l’omicidio del gendarme Francesco Marino (Trivigno, 22.5.1855) e l’uccisione di un compagno della sua stessa banda, Giuseppe Capece di Abriola, nel giugno successivo. Nel novembre seguente è accusato del sequestro di don Giuseppe di Nardo di Marsicovetere e l’anno dopo di violenze gravi contro Vincenzo Antonio Matteo di Brindisi di Montagna (27.5.1856) e quindi di violenze e stupro ai danni di Maria Giuseppa Peloso di Abriola (5.6.1856). Il 1857 inizia con il sequestro di Giuseppe Santo d’Amato di Montepeloso (Gravina, 22 febbraio) e nel giugno seguente è accusato di ricatto ai danni di don Angelo Moles, don Rocco Magnante di Garaguso e di don Cipriano Mattiace di Oliveto; nel luglio avviene il sequestro Spaziante e subito dopo questo fatto, in agosto il Serravalle si batte in un incruento scontro a fuoco con i gendarmi. Finalmente il brigante è iscritto nella ” lista di fuorbando ” per effetto della quale può ” non solamente dalla forza pubblica, ma da chiunque altro essere ucciso “. La sua latitanza si compie nel casolare di campagna, presso Pomarico, di una delle sue donne, tal Carmina Omograssi ed è quindi arrestato il 17.4.1858 nell’abitato di Pomarico, a casa dì suoi complici, ad opera di tal Giuseppe Strummillo ed altri cittadini. Paolo Serravalle viene condannato a morte dalla Gran Corte Criminale di Potenza il 26 maggio 1858, mediante “capitazione“, ma la pena gli viene commutata in ergastolo per Real Decreto del giugno successivo. La fuga dalle carceri di Potenza avviene tra il ’60 ed il ’61, in occasione dei moti insurrezionali contro il governo e quindi il nostro si allontana dai luoghi dove è più noto, per rifuggiarsi in Puglia, dove non manca di scorazzare con una quindicina di compagni e in talune occasioni si allea con altre comitive, come quella di Coppolone ed i resti della banda di Saettone. Nella seconda metà del ’62 ritorna ad affacciarsi verso Matera, come si legge da una corrispondenza privata della famiglia Ridola di Matera: “I briganti non si allontanano dal nostro tenimento, grazie alla bontà dei nostri proprietari, che non gli fanno mancare nulla. Ieri si presero due cavalli e delle fave dalla masseria di Dragone a Serra la Stella e fecero casa del diavolo perchè non gli avevano fatto trovare la biada. Non passerà molto e sentirete che Serravalle farà qualche grosso ricatto a qualche porco grasso di Matera, giacchè non si allontana dalla Rifeccia, che conosce palmo a palmo, e voi sapete il solito posto“. Soltanto nell’agosto del 1863 il Serravalle, dopo essere stato scoperto nelle campagne tra Brindisi di Montagna e Trivigno da un contingente armato di molti uomini, sarà ucciso da un militare calabrese, come si dirà più avanti, alla fine di questa storia.
fonte
http://www.brigantaggio.net/Brigantaggio/Storia/basilicata/Serravalle03.htm