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Visita  itinerante nella Itri medioevale con scolaresche di Formia di Alfredo Saccoccio

Posted by on Ago 15, 2022

Visita  itinerante nella Itri medioevale con scolaresche di Formia di Alfredo Saccoccio

Si è tenuta, sabato scorso, da parte di tre scolaresche di Formia, una visita al centro storico di Itri, illustrato dallo storico Alfredo Saccoccio : eventi, personaggi, papi, condottieri, dame e contesse, chiese e campanili, come non li avete mai visti nel borgo medioevale di Itri, rivissuti attraverso le parole e la guida dello studioso aurunco, che al territorio ha dedicato corposi saggi.

L’evento è partito dal Piazzale Padre Pio da Pietrelcina, che già offre al visitatore un tessuto urbano interessantissimo, di grande suggestione. Già come colpo d’occhio, con il poderoso fortilizio in alto, il digradare dei merli a coda di rondine verso la torre cilindrica con solida base scarpata, su cui scende, più a valle, un lungo camminamento di ronda e, intorno, l’aggrupparsi delle case, fa il suo effetto, come fa effetto la sua rocca, che, dalla sommità del colle di Sant’Angelo, sembra voglia avvinghiarsi al borgo con lunghi e poderosi tentacoli di muraglie. 

I visitatori hanno ammirato Porta Mamurra, l’ingresso principale al nucleo medioevale, dove sono scolpiti due serpenti e due ringhianti mastini, che sanno di vestigia secolari; il vico Giudea, ghetto della comunità ebraica; il  Vico Papa, dove c’era la residenza dell’itrano Bartolomeo Prignano, che salì al soglio pontificio con il nome di Urbano VI; il duecentesco campanile di S. Maria Maggiore, insigne monumento, di gusto arabeggiante, da cui si scoprono inattesi orizzonti; la chiesa-madre di S. Michele Arcangelo, cuore dell’Itri medioevale, dal pregevole campanile normanno, alto circa venti metri, che può vantare un prezioso affresco di Roberto d’Oderisio e due leoni stilofori, d’impronta romanica, con motivi zoomorfi; la casa di Michele Pezza, meglio conosciuto come “Fra’ Diavolo”, nemico giurato dei francesi, autore di temerarie e nobili gesta, che i soldati del Dombrowski, nel gennaio del 1799, misero a ferro e a fuoco, uno dei drammatici episodi della densa storia itrana, come le mire frustrate, nel 1534, del pirata algerino Ariadeno Barbarossa verso Giulia Gonzaga, una  delle più celebrate donne del Rinascimento, ritenuta la più bella donna del Vecchio Continente, giovane vedova di Vespasiano Colonna, conte di Fondi, sfuggita alle grinfie dell’ammiraglio africano, che intendeva  rapirla per l’harem di Solimano il Magnifico. Giulia Gonzaga era riuscita a salvarsi, vestita da notte, su un cavallo lanciato al gran galoppo e a riparare nella munitissima fortezza di Itri. Infuriati per averla persa, Ariadeno Barbarossa e i suoi uomini misero a ferro e a fuoco Fondi portando via donne e ragazzi per il mercato degli schiavi, a Costantinopoli.

Il borgo medioevale, posto alle falde dei monti Aurunci, sulla via Appia, diviso in due nuclei dal torrente Pontone, è  caratterizzato da un pittoresco intrico di viuzze medioevali e da numerosi rigagnoli di vicoli, attraversati da rabbiose folate di vento. Le case dell’acropoli, dalle mille finestre che si affacciano su misteriosi scenari, sono rivestite di calce. Dinanzi alla porta di casa, su un gradino scavato quasi nella roccia, una donna, dal volto rugoso, senza tempo, ricama graffiti di seta; in alto, vicino ai lampioni, una magnifica icona della Madonna della Civita, patrona di Itri. Al di là delle ubertose colline, dove allignano l’ulivo, il carrubo, la quercia e il faggio, si respirano i profumi di arancio e di cedro.

   Appartiene al territorio itrano il secolare santuario della Madonna della Civita, sorto come cappella nell’anno Mille, dove, nei dipinti del tempio, sono raffigurati Ferdinando II e la regina, protettori del luogo santo, e dove, in una Sala, sono esposti, dal 1997, numerosissimi ex voto donati dai fedeli per grazie ricevute, essendoci in Itri profondo culto per Maria. Sono dipinti ad olio, su tavola, o su tela. I più antichi risalgono al Settecento. Vi sono anche ex voto moderni come fotografie ed oggetti simbolici in argento, che attestano il perdurare del forte sentimento  di religiosità popolare. Nel santuario, celebre per lo stupendo panorama che spazia fino all’isola di Ponza, si conserva una miracolosa effigie della Vergine, di stile orientale, che la tradizione vuole dipinta addirittura da S. Luca Evangelista, pittore peritissimo, opinione consacrata da secoli intorno all’arte pittorica dell’ apostolo antiocheno, L’immagine, divinamente bruna ma bella, dal viso allungato, gli occhi pieni di un’espressione dolce, le braccia protese, è un’ Orante Madre sottratta alla persecuzione di  Leone Isaurico da due Calogeri ; il Bambino è benedicente, mentre posa l’altra mano sul globo, simbolo del dominio sul mondo. 

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