Commento all’opera di Michele Rosa: Rosella Tommasoni
LA FRAMMENTARIETÀ DEL REALE E LA POLICROMIA DELL’INCONSCIO
di Rosella TOMASSONI
(professore ordinario e docente di Psicologia dell’Arte e della Letteratura presso l’Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale)
Michele Rosa sembra attingere la linfa creativa direttamente dall’inconscio, popolato di pulsioni primordiali che trovano un loro correlato oggettivo nella vividezza delle forme stilizzate e nella forza vibrante dei contrasti cromatici utilizzati. I colori scelti sono urlanti, violenti, di impronta impressionista e sembrano appunto incarnare le energie impulsive, centrifughe, tendenzialmente anarchiche dell’artista cosi come dell’uomo contemporaneo di cui l’artista si fa portavoce.
Ritmi intensi e sovrapposizioni di temi regalano alle composizioni di Rosa un’energia primitiva, viva e pulsante, sapientemente incanalata dalla ragione e dalla tecnica stilistica per divenire messaggio comunicabile e condivisibile.
Le tessere di colore si ampliano e si diversificano costringendoci a riconoscere in esse i frammenti scissi di una realtà mutevole e sfuggente, che lo sguardo dell’artista sembra volere inglobare dentro di sé, quasi a ricomporre una totalità dal caos.
Anche il nudo femminile, tema ricorrente nelle ultime opere, si spoglia di ogni elemento conturbante e sensuale per divenire rappresentazione di autenticità e verità primigenia.
Michele Rosa si addentra con disinvoltura nella pittura senza oggetto, aggirando però le derive del concettuale, riuscendo a denunciare senza raccontare un mondo proteiforme popolato da passioni e conflitti senza soluzione.
Immergendosi nella raggiante tumultuosità della sua opera, ogni osservatore sperimenta la propria epifania e prende contatto con i fantasmi della propria vita interiore.
Rosella Tommasoni