Alle origini di Minerva trionfante di Giuseppe Cirillo
Protoindustrie mediterranee:
città e verlagsystem nel Regno di Napoli
nell’età moderna
Il concetto di “protoindustrie mediterranee” che dà il titolo a questo ulteriore volume sulle forme di sviluppo preindustriale nel Mezzogiorno d’Italia si comprende pienamente solo a lettura conclusa. Se non mi sbaglio, in nessun luogo specifico dell’opera è formalmente e organicamente spiegato l’uso dell’attributo “mediterraneo”: un attributo assai abusato oggi sia nel senso e nel linguaggio comuni, sia, a
volte, nella ricerca scientifica, e buono come passe-partout per spiegare tutto e il contrario di tutto. Mi limito pertanto ad identificare tre significati più propri che legittimano l’adozione, nella prospettiva di questa ricerca, della categoria di “protoindustrie mediterranee”.
Il primo allude allo svolgimento di un processo che viene a compimento nel tardo Ottocento: precisamente il passaggio dalla protoindustria all’industria della pasta e il suo approdo alla “dieta mediterranea”. Nel libro è ben ricostruito questo processo che vede i suoi principali protagonisti finali nel ruolo di Francesco Cirio e nella grande emigrazione transoceanica tra fine Ottocento e inizi Novecento, che contribuisce alla fortuna della “dieta mediterranea”. E che, nei suoi esiti conclusivi, sarà anche parte integrante dell’immagine dell’Italia fuori d’Italia.
Il secondo significato si apprezza ancor meglio se messo in relazione con i molteplici studi, avviati e coordinati negli ultimi anni anche da chi scrive queste note di prefazione, sulla storia cittadina del Mezzogiorno d’Italia. Il principale risultato di quegli studi e di una nuova linea storiografica ad essi collegata è stata la scoperta della ricchezza tipologica della storia urbana del Mezzogiorno, delle funzioni
svolte da piccole e medie città che, pur non riuscendo a formare un sistema, una rete di integrazione, sono riuscite tra Medioevo ed Età moderna a svolgere ruoli diversi e importanti a livello economico-sociale, politico, religioso, ecc. In questo volume la vicenda della protoindustria meridionale – ed è questa la specificità, l’originalità rispetto agli altri volumi di Minerva trionfante – è raccontata a partire proprio dalle città e dalle loro funzioni urbane. Scorrono così alla lettura città della seta, città della lana, città della pasta, città della carta, ecc.
Il terzo significato è anch’esso legato ad un costrutto largamente entrato nella storiografia internazionale degli ultimi vent’anni: quello di “sistema imperiale spagnolo”.
La funzione di integrazione mediterranea svolta dall’Impero spagnolo nei due secoli della sua egemonia mondiale è indubbia. Questa ricerca aggiunge un nuovo tassello al mosaico dell’Impero che già conoscevamo: non solo integrazione politico-dinastica, integrazione sociale, la sperimentazione e realizzazione di un particolare modello mediterraneo di relazione fra monarchia e ceti, ma anche forte
integrazione commerciale, soprattutto attraverso le funzioni portuali di piccole e medie città.
Quanto ai risultati più proficui per gli studiosi e nel merito e nel metodo ne vorrei indicare due. Il libro, senza mai esplicitarlo, propone un suggerimento: studiare la protoindustria come la rivoluzione industriale. Nel caso del verlagsystem del Mezzogiorno d’Italia questo significa poter analizzare organicamente i prerequisiti che l’hanno reso possibile: l’apporto tecnologico genovese, l’iniziativa feudale, la politica statale con la concessione dei suoi privilegi istituzionali. Meno convincente appare
la possibilità di utilizzare il concetto di “distretto protoindustriale”: un termine, quello di “distretto”, usato oggi prevalentemente dai teorici entusiasti dei sistemi locali, largamente messi in discussione dagli sviluppi più recenti dell’economia.
Il secondo risultato, che certamente farà discutere gli studiosi, è la visione non solo sincronica della struttura protoindustriale ma dei suoi cambiamenti nel tempo. Qui si parla addirittura di un percorso di riconversione produttiva da ferro e lana a carta e paste alimentari. Bisognerà spingere ancora più in profondità la ricerca in questa direzione.
Agosto 2011
Aurelio Musi