Alta Terra di Lavoro

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Feltri e la giacca del Premier di Fiorentino Bevilacqua

Posted by on Apr 11, 2019

Feltri e la giacca del Premier di Fiorentino Bevilacqua

Vittorio Feltri ha espresso un giudizio negativo sulla capacità di vestirsi dei Foggiani (quindi un ennesimo giudizio negativo sui meridionali) attraverso un commento circa il modo di vestire del foggiano, primo ministro, Conte.

Che dire?

Sono possibili moltissimi tipi di reazione, quasi tutti, comunque, nel segno dell’indignazione.

Tra essi, possono ben inserirsi i due che mi vengono dentro:  

  1. Non ce ne impipa assolutamente nulla di quello che pensa Feltri;
  2. Ci “piace” (si fa per dire) questa critica di Feltri, per gli effetti positivi che essa ha avuto: ha risvegliato, infatti, animi e coscienze che parevano irrimediabilmente sopiti e persi alla causa del rinascere del meridione.

Dunque, grazie Vittorio!

Andando un po’ oltre il fatto contingente, credo che la prima reazione, se vogliamo, abbia un carattere più generale e … futuribile: è auspicabile che sia sempre di questo tipo la nostra reazione in futuro. Fin quando, infatti, porremo l’attenzione su quello che loro pensano di noi, ci porremo, ci sentiremo, saremo in una condizione di inferiorità, almeno psicologica (forse, la peggiore fra tutte) nei loro confronti.

Sapere cosa pensa di noi il vicino di casa, è importante perché serve per gestire il rapporto; ma non deve diventare il punto di riferimento a cui adeguare il proprio agire, una sorta di super-io che detta e regola il nostro comportamento: significherebbe mettere noi stessi nelle mani del confinante.

I nostri problemi di meridionali (quelli, diciamo, nostri-nostri – ma come sarebbe stato il presente se non ci fossero state le azioni “unificatrici” del 1860 e la politica che ne è stata la continuazione dopo esserne stata l’ispiratrice!? – e quelli indotti, ancora oggi, da loro) li dobbiamo avere ben chiari e dobbiamo fare di tutto per risolverli.

Quando questo sarà avvenuto e, di noi, avremo una coscienza come quella che avevano i nostri avi di  loro stessi … oltre 150 anni fa, allora quello che potranno pensare personaggi come Vittorio, lo guarderemo con distacco, forse con sufficienza perché confronteremo ciò quei messaggi contengono, rappresentano, sono, con la realtà, positiva, che vivremo, sentiremo nostra … sentiremo di essere.  

Ma, per arrivare a questo, dovremo aver eliminato i problemi di cui sopra, dovremo aver cessato di essere “meridionali”.

In un certo senso, Feltri (e quelli come lui), con le sue uscite, oggi (cinquanta anni fa sarebbe stato diverso), ci aiuta ad andare in questa direzione.

Grazie di nuovo, Vittorio.

Fiorentino Bevilacqua

09.04.19

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Storici di spessore di Fiorentino Bevilacqua

Posted by on Mar 28, 2019

Storici di spessore di Fiorentino Bevilacqua

Dallo studio dei documenti  riguardanti le vicende del Risorgimento, alcuni storici ed appassionati sono giunti a conclusioni ben diverse da quelle a cui erano giunti altri storici. Le conclusioni di questi ultimi hanno costituito, ed ancora costituiscono, la base sia della formazione scolastica in materia, sia della divulgazione mediatica.  I primi vengono detti “revisionisti”, perché è come se avessero operato una revisione dei fatti di quel periodo.

La revisione ha consentito di giungere a conclusioni nuove,  anche opposte rispetto a quanto finora dato per consolidato, sia sugli scopi di coloro che operarono attivamente per ottenere l’unificazione, sia sui metodi e i mezzi da essi usati.

Il primo risultato di questa rilettura degli eventi risorgimentali è il dubbio:  chi viene a conoscenza dei resoconti e dei documenti dai revisionisti portati alla luce (e che mai, prima, avevano trovato spazio nei libri di testo e sui mezzi di divulgazione) mette in dubbio quanto finora aveva dato per certo.

Nasce qui una dicotomia: c’è chi, accettando il dubbio, rigetta le vecchie conclusioni e chi, rigettando il dubbio, si abbarbica alle conclusioni “consolidate” da anni di insegnamento scolastico e mediatico.

Uno dei modi, dei meccanismi per rigettare il dubbio fatto nascere dai revisionisti sulle conclusioni consolidate, è quello di … mettere in dubbio, in qualsiasi modo, le conclusioni nuove, quelle frutto di revisione.

Non voglio entrare nel merito delle controversie sorte fra storici revisionisti e storici che operano nel solco della “tradizione” interpretativa.

Tutti ci accorgiamo, però, che i secondi, i non revisionisti,  mettono sempre pubblicamente in discussione le conclusioni revisioniste; mai che accettassero, almeno come spunto, come punto di partenza, i documenti nuovi dai revisionisti portati e rivolgessero, partendo da questi, i loro studi sugli attori attivi del periodo risorgimentale, su quelli, cioè, che vollero ed operarono affinché l’unificazione divenisse un fatto.

Ma, forse, come vedremo, non ne hanno bisogno. C’è bisogno, però, di altro.

Alcuni anni fa, parlando con un Professore di Storia di un’Università del Lazio, dissi della manipolazione del voto del Plebiscito del 21 ottobre 1860; feci riferimento a Caserta dove, 51 ufficiali, neanche tutti presenti, “diedero” … 167 voti (e  visto che, oltretutto, si trattava dello stato maggiore di una divisione delle truppe occupanti, come narra il garibaldese Rustow1, essi non avevano nessun diritto di partecipare al voto plebiscitario, ma votarono lo stesso – come accadde ovunque nel Regno – perché pochissimi fra i pochi che questo diritto lo avevano, andavano ad esercitarlo; ovviamente, quei 167 voti non potevano essere che dei all’annessione al Regno di Sardegna del Regno delle Due Sicilie che, così, cessava di esistere).

Il Professore non si mostrò stupito; rispose, infatti, rilanciando: in altre città campane (ne citò qualcuna) vi erano state discrepanze  simili: i all’unificazione col Piemonte, erano, pure in esse, superiori al numero degli aventi diritto al voto. La cosa, come sappiamo, si ripeté negli altri plebisciti che seguirono, su, per la Penisola!2

Non chiesi se, di questo, faceva menzione nelle sue lezioni qualora gliene fosse stata data l’opportunità didattica.

In un’altra occasione  parlavo con un altro docente, questa volta dell’Università di Salerno.

Mi disse che loro, i professionisti del settore, le cose che gli storici revisionisti  divulgano in convegni, libri e riviste, le conoscevano benissimo e, nei loro incontri ristretti, quando si incontravano tra loro, ne parlavano pure!

Di fatto, però, molti di loro, se non tutti, messi di fronte alla diffusione di queste verità a loro note (come dicono) ma su cui tacciono nella loro attività professionale (ufficiale, pubblica), le criticano o, tutt’al più, le ignorano glissando elegantemente su di esse.

E’ come se i fisici, pur sapendo che la forza gravitazionale che si esercita tra due masse dipende, tra l’altro, dalle masse stesse, pubblicamente dicessero il contrario!!!

Non sarebbe male, quindi, se questi professionisti, questi Professori, ortodossi pubblicamente, revisionisti  in privato o in ristretti conciliaboli fra addetti ai lavori, avessero lo spessore caratteriale di dire a lezione, nei libri che scrivono,  sulle riviste con le quali collaborano etc., quello che veramente sanno essere la verità completa.

E’ una situazione immutabile? Penso di no.

Grazie ai revisionisti, e a quanti contribuiscono alla diffusione delle conclusioni da essi raggiunte, aumenterà sempre di più il numero di quelli che conoscono le conclusioni oggi definibili “eretiche”, non canoniche, sbagliate, inaccettabili perché destabilizzanti un certo sistema.

Più queste nuove conclusioni, più complete e, perciò, più vere, si diffonderanno, più sarà facile propugnarle, affermarle, difenderle, ricercarle…da parte di chiunque.

Sarà una sostituzione graduale, un viraggio lento da una forma incompleta, mistificata, falsa (… è funzione del grado di incompiutezza) ad una più vera.

Avverrà, ma il lavoro duro, però, lo avranno fatto altri…

Fiorentino Bevilacqua

27.03.19

  1. Carlo Alianello, La conquista del sud, 1972
  2. Consultando gli archivi di piccoli comuni, dalla Sicilia alla Toscana, ho scoperto cose curiose sui plebisciti per l’annessione all’Italia. In alcuni luoghi la percentuale dei  “SÌ” era del 120 %”. (Denis Mack Smith, articolo su “La Stampa”)

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Clima e CO2: una lettura smagata di Fiorentino Bevilacqua

Posted by on Mar 15, 2019

Clima e CO2: una lettura smagata di Fiorentino Bevilacqua

Anni fa, in un dibattito televisivo, si fronteggiarono, per così dire, due climatologi. Un “vecchio” Prof. universitario e un giovane professorino, sempre universitario, che aveva militato, mi sembra, in una associazione ambientalista.

Il più giovane sosteneva che la responsabilità dell’aumento della temperatura atmosferica, fosse solo e soltanto dell’aumento della CO2 (anidride carbonica) e dell’effetto serra che la sua presenza causa. Se aumenta la CO2, aumenta l’effetto serra che essa produce; se aumenta questo, aumenta il calore trattenuto in atmosfera e, quindi, aumenta la temperatura dell’atmosfera stessa.

Il vecchio Prof, invece, sosteneva che l’aumento della CO2 non poteva essere il responsabile dell’aumento di temperatura osservato (e c’erano pure dei dubbi su questi valori in aumento). Faceva un esempio numerico: la CO2 è solo il 2% di tutti i gas e vapori atmosferici capaci di trattenere il “calore” riflesso dalla superficie terrestre che, in loro assenza, verrebbe disperso nello spazio. Di questo 2% di molecole (CO2), solo il 2% è dovuto alle attività umane. In numeri: su 10.000 molecole di gas (e vapori) ad effetto serra, solo 200 sono di anidride carbonica (2% di 10.000); di queste 200 molecole di CO2, solo il 2% è prodotto dall’uomo o, come si dice, è di origine antropica: 4 molecole (2% di 200). Quindi: su 10.000 molecole ad effetto serra, capaci, cioè, di trattenere il calore in atmosfera e farne salire la temperatura, solo 4 sono prodotte dall’uomo.

Possono queste 4 molecole su 10.0000 fare tanto?

Il prof giovane, a questo punto, si “sbracciava” chiamando in causa la teoria del caos (il grande effetto prodotto da una piccola causa; la farfalla che batte le ali qui causando, involontariamente, un tornado a Melbourne, per intenderci).

…E fu a questo punto che mi venne voglia di andare via o cambiare canale: se tanto mi dà tanto, tanto mi deve dare tanto sempre. Quella teoria la devi applicare sempre.

L’altro Prof, quello più anziano, aveva detto che qualcuno degli altri gas (alcuni dei quali molto più efficaci della CO2 nel trattenere il “calore” in atmosfera), variava nel tempo molto più di quanto non variasse la CO2 antropica; inoltre c’era il dubbio sulla costanza della quantità di energia che arriva dal Sole: se fosse costante o fosse aumentata.

Questo fatto, i dati paleoclimatici, storici etc. lasciavano propendere per una situazione ancora tutta da verificare prima di lanciarsi in guerre sante.

Allora?

Forse, volendo, una certa parte, mettere sotto accusa un certo sistema di produzione, di vita etc, e volendo, un’altra parte (quella contrapposta), approfittare di questo per creare una situazione persino migliore, per essa, di quella che si andava eliminando, si è scelto il mezzo della CO2 che poteva contare:

a) su un esercito di volontari di belle speranze e grandi ideali

b) su una “autorevole” (nonostante tutto, nonostante certe mail…) organizzazione intergovernativa (IPPC), che sfornava previsioni allarmistiche, catastrofiche, mai avveratesi ma in grado di motivare, alimentare e  sostenere timori e aspettative dell’esercito che, così, avrebbe continuato a marciare nella direzione  creduta …”sua”, fermamente e soltanto sua.

c) su ricerche sostenute e carriere costruite solo se indirizzate nel verso giusto e, infine (poteva mancare?) …

d) sulla gran cassa dell’informazione mediatica che ha un fiuto eccezionale per annusare la direzione del vento …

E’ il meccanismo solito di quando c’è un cambiamento in atto che diventa, a torto o a ragione, epocale: agli inizi vi sono motivazioni giuste, valide, concrete; poi, si finisce per buttare nel calderone tutto, anche le scemenze: fanno comodo a chi, in buona fede, lo vuole, il cambiamento (perché aiutano a raggiungere la massa critica); sono utili a chi le usa, le “scemenze”, perché danno la possibilità di salire sul carro che, di lì a poco, sarà dei vincitori… sono utili ai veri pupari (la massa critica sarà raggiunta prima); ma sfugge (a quelli in buona fede) che, così facendo, viene minata la credibilità del processo e si aprono le porte agli opportunisti di turno che, magari, sono gli stessi di sempre; alcuni, forse, sono proprio gli stessi che patirebbero il cambiamento in atto.

Le vie della seta sono infinite…

Fiorentino Bevilacqua

14.03.2019

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Il Gattopardo di Shostakovich di Fiorentino Bevilacqua

Posted by on Mar 3, 2019

Il Gattopardo di Shostakovich di Fiorentino Bevilacqua

In rete è possibile trovare brani musicali, anche di musica classica, corredati da video adeguati.

Non sempre però, il video è attinente in tutto e per tutto al brano musicale che accompagna.

E’ quanto accade ad un brano di Dmitri Shostakovich che, in rete, ha un titolo che, in inglese, è… The Second Waltz.

Nella parte iniziale del video che correda questo splendido brano di Shostakovich, si vede il Principe di Salina che balla con la figlia di un “galantuomo“, tale Calogero Sedara, impersonata dalla bellissima Claudia Cardinale.

In realtà, nessuno dei due c’entra nulla con Shostakovich.

Essi, infatti, nella trasposizione cinematografica del Gattopardo, di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ballavano al suono di un bel walzer di Verdi ma, se ci rifacciamo agli insegnamenti della Storia non negata, tra una nota e l’altra del gioioso walzer verdiano, possiamo sentire o immaginare di sentire qualcosa di ben diverso: note tristi, un che di funebre; una sorta di… futuro, incipiente ed imminente… lagrimosa di mozartiana memoria.

Ogni cosa può essere letta da due punti di vista purché uno dei due sia quello da cui si guarda con gli occhi della ragione.

Io guardo da… sud per cui, “stonate”, oltre alla gioiosità delle note che accompagnano quel gattopardesco evento mondano, mi appaiono, per il loro colore, anche le fasce che si vedono al petto di Ufficiali in secondo piano rispetto al Principe che piroetta con la bella Angelica …

Il sonno, il lungo sonno” che Tomasi di Lampedusa mette sulla bocca di Don Fabrizio, non è certo quello che durerebbe, a dire di questi, da duemila anni; è più breve, più recente, ma oltremodo dannoso, ugualmente da … “requiem”.

Vae victis…

Dovrebbe bastare…anche per Tomasi di Lampedusa se dovesse riscrivere oggi il suo Gattopardo.

La Storia, la conoscenza, non consentono compromessi.

Il video … https://www.youtube.com/watch?v=IOK8Jb76ibc&feature=share

Fiorentino Bevilacqua

02.03.2019

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La sesta estinzione di massa e il clima di Fiorentino Bevilacqua

Posted by on Gen 28, 2019

La sesta estinzione di massa e il clima di Fiorentino Bevilacqua

Nel corso degli ultimi 500 milioni di anni, si sono verificate ben cinque estinzioni di massa, le cosiddette Big Five.

Si tratta di periodi geologicamente molto brevi, nel corso dei quali si ha una grande perdita di biodiversità, con scomparsa di un grande numero di specie.

Già nel 2003, un grande esperto di biodiversità, Edward O. Wilson, aveva stimato in 30.000 il numero di specie che, attualmente, si estinguono ogni anno1.

Altre stime parlano di 11.000-58.000 specie perse annualmente.

Che sia una vera e propria estinzione di massa, la sesta a partire dall’Ordoviciano2, o una più contenuta “defaunazione dell’Antropocene”3, resta da stabilire quali ne siano le cause.

<<Seguendo il modello del team di Gerta Keller di Princeton, riguardo i molteplici fattori convergenti che causarono l’estinzione alla fine del Cretaceo, una teoria per le estinzioni di massa si basa sull’idea che questi eventi macroevolutivi potrebbero essere non prodotti da una sola causa catastrofica, ma da un mix di condizioni diverse e simultanee (*). Secondo tali modelli un’estinzione di massa avviene quando vi è una sinergia tra eventi non usuali>>4; si veda il modello HIPPO, proposto da E.O.Wilson5, recentemente modificato in HIPPOC.

Tutto ciò premesso, mi è balzato agli occhi (pur non essendo io un esperto della materia) l’articolo, apparso sul numero di dicembre gennaio del magazine bio’s, edito dall’Ordine Nazionale dei Biologi, dal titolo Il clima. Benvenuti nella sesta estinzione di massa, di Luca Mercalli.

Il titolo, e il breve riassunto dell’articolo in cui si parla di Accordi di Parigi disattesi, sembrano legare la sesta estinzione di massa ad una sola causa, in contrasto con quanto previsto dai modelli degli specialisti del “settore vita”: il cambiamento climatico.

Nel corpo dell’articolo, per la verità, si può leggere … <<tra pressioni climatiche e delle altre attività umane (*) ormai sappiamo di essere entrati nella “sesta estinzione di massa” della storia geologica planetaria>> in parte così smentendo titolo e “abstract”. Subito dopo, però, si legge << E questo è soltanto un effetto dell’aumento di temperatura di circa 1,5 °C registrato in Italia nell’ultimo secolo…>> (!?), il che sembra riportare tutta la questione della perdita di biodiversità all’aumento della temperatura (a sua volta attribuita, nello stesso articolo, alle emissioni di <<CO2 fossile>> ) <<individuato già nel 1896 [..] e poi successivamente sempre confermato fino ai consensi scientifici sanciti (*) dai rapporti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change>>.

Titolo, riassunto e corpo dell’articolo sembrano, quindi, sostenere, suggerire la tesi della responsabilità del cambiamento climatico quale unica causa della sesta estinzione di massa. Ma lo studio delle possibili cause è molto più complesso di quanto viene riportato nell’articolo di Mercalli.

Un po’ come quando sentiamo dire o leggiamo che (per esempio) … “le temperature di luglio sono le più alte mai registrate” suggerendo ad un lettore superficiale, perché poco interessato all’argomento, che a luglio del tal anno ci sono state le temperature più alte di sempre. La parola su cui soffermarsi, per non travisare il contenuto della frase, è “registrate”: da quando stiamo registrando le temperature? Cento, centocinquanta anni!? Allora vuol dire che a luglio dell’anno in questione, si è registrata la temperatura più alta degli ultimi 100-150 anni, ridimensionando di molto la cosa e riconducendola nell’alveo corretto riportato negli studi (non “negazionisti”, ma semplicemente scientifici di altro segno) riassunti nei grafici riportati nel sito di Pierre L. Gosselin6.

Dunque: un esempio, forse, di comunicazione non proprio precisissima della scienza al grande pubblico o, quanto meno, al pubblico non specializzato.

Nell’articolo, oltretutto, legando l’aumento della temperatura ad una sola causa, l’emissione di CO2 fossile di cui si asserisce il <<continuo aumento di circa 2-3 ppm all’anno>>, discende che <<gli scenari che abbiamo di fronte sono tutti volti al riscaldamento>>. Anche su questo (responsabilità, aumento continuo e scenari futuri) c’è chi, sfidando il rischio di vedersi affibbiare la taccia mediatica di “negazionista”, la “pensa”, dati scientifici alla mano, in maniera opposta.

Vorremmo soltanto che, sui media, questi ultimi avessero lo stesso spazio degli ortodossi, canonici sostenitori mediatici della CO2 e del riscaldamento mai così rapido o mai avvenuto prima d’ora.

Fiorentino Bevilacqua 

fonte

La sesta estinzione di massa e il clima (di Fiorentino Bevilacqua)

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Non solo Mozart…di Fiorentino Bevilacqua

Posted by on Gen 20, 2019

Non solo Mozart…di Fiorentino Bevilacqua

Mozart, il grande, precocissimo compositore salisburghese, passò, accompagnato dal padre, un periodo della sua giovinezza a Napoli 1.

Nel suo viaggio verso la capitale del Regno di Napoli, la sera dell’11 maggio 1770, ebbe modo di essere ben ospitato nell’edificio vanvitelliano dell’allora Convento Agostiniano di Sessa Aurunca, attualmente sede del Liceo Classico Agostino Nifo2.

Pur non avendo ricevuto le scritturazioni che avrebbe desiderato, restò sempre legato alla città del “Vesuvio fumante” ammaliato da essa e convinto che “…quando avrò scritto l’opera per Napoli, mi si ricercherà ovunque […] con un’opera a Napoli ci si fa più onore e credito che non dando cento concerti in Germania”.

Ma Mozart non fu il solo ad essere stregato dalla cultura, dal cosmopolitismo e dalla civiltà che si respiravano e vivevano quotidianamente a Napoli, città alla quale riconosceva la capacità di poter dare un grande valore aggiunto al suo lavoro.

Tutti ricordiamo i versi e la melodia di un brano immortale della Canzone napoletana: Santa Lucia3 .                                                                                      

Se pure il testo italiano non sia identico a quello originale napolitano4, presentando anche aggiunte che, in fondo, oggi, finiscono per rendere ancor più giustizia ad una Napoli artatamente bistrattata da economia, politica e media (“…O dolce Napoli, / O suol beato, / Ove sorridere / Volle il creato …”), conserva il suo fascino e la sua poesia accompagnate da una melodia struggente ed indimenticabile.

Autore, di testo e musica, fu Teodoro Cottrau.

Nato a Napoli nel 1827 da Guglielmo e Giovanna Cirillo 5, dimostrò ben presto, anch’egli, il suo talento musicale.

A 12 anni vinse una borsa di studio del Governo francese.

Avrebbe, perciò, dovuto recarsi in Francia, ma il padre si oppose: aveva ricevuto la cittadinanza napolitana, la cittadinanza di un Paese che stimava e ammirava, tanto da considerarsi, ormai, napolitano a tutti gli effetti. E non voleva rinunciarvi né voleva che suo figlio fosse contaminato da una cultura che considerava pericolosa per via delle sue caratteristiche: “corruzione, egoismo, irreligione […] spirito rivoluzionario e presuntuoso della giovine Francia”.

E fu così che il giovane Teodoro rimase a Napoli, dove, oltre al meritato successo anche internazionalmente riconosciutogli, ebbe modo di contribuire significativamente alla definizione dei caratteri formali della Canzone napolitana.

Con Napoli, non ci si rimette mai.

Fiorentino Bevilacqua

19.01.2018

  1. https://www.ecampania.it/napoli/cultura/quando-napoli-e-sue-bellezze-stregarono-mozart
  2. https://it.wikipedia.org/wiki/Mozart_in_Italia
  3. https://www.youtube.com/watch?v=nOXS_Giojgc
  4. https://it.wikipedia.org/wiki/Santa_Lucia_(brano_musicale)
  5. http://www.treccani.it/enciclopedia/teodoro-cottrau_(Dizionario-Biografico)/
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