Alta Terra di Lavoro

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La Nuova Compagnia di Canto Popolare – in “La gatta Cenerentola”

Posted by on Ago 3, 2023

La Nuova Compagnia di Canto Popolare – in “La gatta Cenerentola”

Nel 1967 l’incontro tra Roberto De Simone con un gruppo di giovani interessati ad una nuova proposta della musica popolare, Giovanni Mauriello, Eugenio Bennato e Carlo d’Angiò, determina la nascita della Nuova Compagnia di Canto Popolare, della quale diviene l’animatore, il ricercatore e l’elaboratore dei materiali musicali. A questo primo insieme si aggiungono, in un secondo momento, Patrizia Schettino, Peppe Barra, Patrizio Trampetti e in seguito Fausta Vetere che sostituisce la Schettino.

L’esperienza che Roberto De Simone vive dal 1967 al 1974 con la Nuova Compagnia di Canto Popolare ha una duplice importanza: da un lato vi si ritrovano racchiusi alcuni degli elementi fondamentali del suo modo di fare teatro, dall’altro si può individuare in essa un nuovo modo di concepire e proporre la musica popolare. Egli si pone come primo obiettivo il recupero e la riproposta del patrimonio culturale, teatrale e musicale della tradizione popolare campana sia orale che scritta. Il repertorio popolare non viene riproposto in maniera arbitraria, ma poggiato su sistemi colti come per esempio la scrittura e l’elaborazione metrica.

Un lavoro di questo genere comporta una vera e propria ricerca “sul campo”; De Simone e gli elementi del gruppo vanno, infatti, ad indagare durante le feste popolari, a raccogliere interviste nei paesini dell’entroterra campano, a trovare tracce laddove la tradizione è già andata persa. Contemporaneamente, l’attenzione è anche rivolta al documento di tradizione colta: materiale di biblioteca, articoli, ma anche saggi su forme passate come villanelle, laudi e strambotti assolutamente necessari per il recupero e la riattualizzazione delle musiche tradizionali dell’area campana.

Dopo un periodo di esclusiva attività musicale, il gruppo accentua progressivamente il carattere teatrale delle proprie esibizioni, così nel 1974 esso presenta al teatro San Ferdinando di Napoli una rilettura della Cantata dei Pastori di Andrea Perrucci e nel 1976 nasce La gatta Cenerentola, opera scritta e musicata dallo stesso De Simone che determinerà il vero successo della NCCP.

Il Portale del Sud ha selezionato dal web alcuni video dell’opera, tratta dal racconto di Giambattista Basile, allo scopo di offrirne un “concentrato” ai molti appassionati.

Inserto

a cura di Astrid Filangieri

Per chi è interessato ai lavori di Roberto De Simone segnalo un libro (2 volumi, in effetti), di favole della tradizione campana, raccolte anni fa dal maestro andando in giro per tutta la regione e registrate dalla viva voce di persone che ancora ricordavano le antiche favole della nostra tradizione: “FIABE CAMPANE i novanatanove racconti delle dieci notti”. edizioni Einaudi. Per alcune storie vi sono varie versioni, una di queste è proprio “la gatta cenerentola”. Sono nei dialetti avellinese, napoletano, beneventano… Chissà che tramandan-do il libro ai nostri nipoti non riusciamo a tramandare anche la conoscenza delle nostre favole (se le leggessero). Io lo comprai nella speranza di trovare alcune favole che mi raccontava mia nonna e che non avevo trovato nel Pentameron di Giovan Battista Basile: spulciando, spulciando… le mie attese non sono andate deluse.

Chi è il vero munaciello

Il munaciello, nella tradizione dovrebbe essere lo spirito di un bambino morto in quella casa. La verità, però… è più prosaica. Nelle grandi cisterne sotterranee di raccolta dell’acqua (se ne può visitare una con ingresso dalla chiesa di San Paolo, ma se soffrite di claustrofobia astenetevi!), usate in seguito,durante la seconda guerra mondiale, come rifugi, c’erano degli sbocchi sotto i palazzi nobiliari, insomma degli accessi privati alle cisterne. Gli operai addetti alla manutenzione delle cisterne, per proteggersi dall’umidità o dall’acqua, portavano una specie di mantella con cappuccio (una specie di poncho che al tempo dell’ antica Roma si chiamava paenula e, se cerato, fungeva da impermeabile).

Quegli operai per potersi muovere agevolmente negli stretti passaggi delle cisterne dovevano avere una struttura fisica esile e bassina. A questo punto vi è facile immaginare chi fosse e da dove entrasse quella figurina col cappuccio che si intravedeva sgattaiolare per le stanze di alcune case.

L’inventiva dei napoletani li ha portati a creare un altro tipo di portafortuna, sfruttando proprio la figura del munaciello. Oggi infatti alcune gioiellerie, in alternativa al solito cornetto, ecc., vendono ciondolini d’argento a forma di munaciello, il più carino è quello da appendere al telefono cellulare. Spero di aver trattato l’argomento in modo esaustivo.

a cura di Fara Misuraca e Alfonso Grasso

fonte

http://www.ilportaledelsud.org/nuova_compagnia_di_canto_popolare.htm

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