L’assedio di Otranto, Gli ottocento martiri cristiani
Il 25 luglio 1480 una flotta di 200 navi e 18.000 uomini, comandata dall’ammiraglio Acmet al servizio del re dei Turchi, il sultano Maometto II,1 assediò Otranto con ogni «sorta di armi e macchine da guerra». La flotta era diretta al porto di Brindisi ma una tempesta la costrinse a ripararsi nel porto di Otranto, che sprovvista di artiglieria e di ogni valida difesa fu bombardata e assediata. Tutti gli abitanti dei borghi vicini si erano rifugiati in città.
Dopo quindici giorni di assedio, il 12 agosto le bombarde di smisurata grandezza aprirono una breccia nelle mura, i Turchi penetrarono in città ed espugnarono il castello. Secondo gli storici, tutti i maschi oltre i quindici anni furono uccisi; le donne e i bambini, circa 5000, furono ridotti in schiavitù e venduti sui mercati orientali. Molte persone si rifugiarono nella cattedrale a pregare con l’Arcivescovo Pendinelli. Il Pascià li invitò a uscire e a rinnegare la fede cristiana in cambio della vita. Gli Otrantini rifiutarono, i Turchi allora penetrarono nella cattedrale e li uccisero tutti. Il Vescovo Pendinelli, che li aveva esortati a pregare, vestito con gli ornamenti pontificali fu barbaramente ucciso sopra la sedia su cui sedeva; la sua testa, messa sulla punta di una picca, fu portata in giro per la città. La cattedrale per disprezzo fu usata come stalla per i cavalli. Sopravvissero all’eccidio 800 uomini, che il 14 agosto furono portati sul vicino colle della Minerva,2 dove i Turchi avevano posto l’accampamento.
Qui, alla presenza delle donne e dei bambini furono invitati a rinnegare la religione cristiana. Tutti rifiutarono, anche l’anziano sarto della città Antonio Pezzulla, detto il “Primaldo”, che per primo fu decapitato con una scimitarra. Si narra che il suo corpo per miracolo rimase dritto in piedi fino all’ultimo uomo martirizzato. I cronisti del tempo attribuiscono la responsabilità dell’attacco ai Fiorentini e ai Veneziani perché li incitarono a conquistare la città per ridurre la potenza del Re aragonese. Il 1° agosto giunse un cavaliere a Napoli per informare il re Ferrante I d’Aragona. La notizia dell’assedio di Otranto raggiunse anche le altre città italiane ma i Prìncipi del Nord, compreso il Papa, essendo ostili alla casata degli Aragonesi non vollero intervenire. Ferrante d’Aragona non avendo denaro per preparare l’offensiva contro i Turchi chiese aiuto ai Veneziani, che in cambio del loro intervento chiedevano di installare proprie basi sulle coste della Puglia.3 Allora Ferrante promise a Firenze la restituzione dei territori occupati e i Fiorentini concessero al Re di Napoli 10.000 ducati in oro per organizzare la riconquista della città. Per queste cose i Napoletani odiarono i Fiorentini e i Veneziani. Il Papa Sisto IV, temendo il dominio dei Turchi in Italia si decise a inviare un’armata genovese con ventuno galere4 e una fusta5 per aiutare il Re di Napoli a riconquistare la città. Anche il Re del Portogallo e il Re di Spagna inviarono a Napoli un’armata, il primo con diciannove caravelle6 e il secondo con 22 navi. Circa un anno dopo il duca di Calabria Alfonso d’Aragona, figlio del re Ferrante, assediò Otranto per quattro mesi e il 10 settembre del 1481 i Turchi si arresero lasciando la città completamente distrutta. Il 13 ottobre dello stesso anno, gli 800 corpi dei martiri ancora intatti furono raccolti e portati nella cattedrale, dove ancora oggi sono venerati dagli Otrantini. Di questi, 240 furono portati a Napoli dal duca Alfonso, dove sono conservati e venerati dai Napoletani nella Chiesa di S. Caterina a Formello, dietro Porta Capuana.
Il 14 dicembre del 1771 i martiri furono dichiarati “Beati”
dal Papa Clemente XIV e
il 12 maggio 2013 sono stati dichiarati santi dal
nuovo Papa Francesco I.
1 Il ritratto è tratto da un quadro del pittore veneziano Bellini, che su richiesta dello stesso sultano Maometto II si recò a Costantinopoli per eseguire il dipinto (Poliorama Pittoresco, 1840, p. 180). Maometto II morì nel 1481, prima della riconquista di Otranto da parte del Duca di Calabria Alfonso d’Aragona.
2 Così detto perché nell’antichità vi era un tempio dedicato alla Dea Minerva.
3 Nel 1484 i Veneziani saccheggiarono Gallipoli e altri luoghi pugliesi. Nel 1496 il re Ferrandino in cambio di un prestito di 20.000 ducati concesse ai Veneziani Trani, Brindisi e Otranto.
4 La galera o galea era una nave lunga circa 40 metri, e larga circa 12; veloce e leggera, di bordo basso con due o più ordini di remi e due alberi con vele latine (ossia a forma triangolare). Una galera aveva 26 remi per ogni lato e cinque schiavi rematori per ogni remo (quelle grosse avevano 30 remi). Una galera trasportava più di 300 uomini di cui 260 rematori schiavi e circa 80 guerrieri saraceni; aveva un cannone centrale a prua e due più piccoli ai lati.
5 La fusta è una piccola galera leggera e veloce a bordo basso, con numerosi rematori; fornita d’un albero centrale con vela latina era armata con due o tre pezzi di artiglieria a prua.
6 Nave in legno, fu introdotta nel 1441 dai portoghesi a Lisbona. Leggera e robusta era adatta a lunghi viaggi. Furono utilizzate da Cristoforo Colombo nel 1492 per scoprire l’America.