Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Monastero della Santissima Trinità dei Padri Agostiniani 1809 (sec. XIV – 1809)

Posted by on Dic 18, 2023

Monastero della Santissima Trinità dei Padri Agostiniani 1809 (sec. XIV – 1809)

L’insediamento a Sessa dei Padri Agostiniani risale alla fine del Trecento. Le prime testimonianze storiche inerenti il complesso agostiniano risalgono al 1363 quando, come testimonia un atto rogato dal notaio Giovanni de Vivo, l’università di Sessa volle procedere all’acquisto di un palazzo appartenente a Giacomo Galluccio, sito nel Borgo inferiore della città, per istituirvi un ospedale che accogliesse i cittadini e i forestieri. Accanto all’ospedale verrà eretta una chiesa intitolata alla SS. Trinità.

L’atto viene rogato alla presenza di Mons. Errico De Gradonibus, con il consenso del duca Roberto Marzano, stabilendo che l’ospedale dovrà essere di pertinenza pubblica ed esente dalla giurisdizione episcopale.Nel 1418 Giovanantonio Marzano donò l’ospedale e la chiesa ai Padri Agostiniani che ivi si trasferirono dal loro insediamento sul monte Massico presso la chiesa di S. Croce, dove a partire dal 1388 circa si erano stanziati, dando inizio a grandi lavori, completati nel corso del Quattrocento, che trasformarono l’ospedale in un grande monastero. Nel 1471 Giacomo de Aquila unisce il convento di Sessa alla Congregazione di S. Giovanni a Carbonara. Il monastero ebbe molta importanza nella vita cittadina, godendo di grande prestigio, famoso era il suo studio dove accorrevano i giovani per apprendervi le lettere e la filosofia. Ricchissima era la biblioteca. I Padri godevano inoltre del favore dei duchi di Marzano, uno dei motivi dello splendore del complesso in quel periodo. Il periodo aragonese è uno dei più floridi per la città aurunca. Dallo studio degli Agostiniani uscivano nomi illustri, come ad esempio il filosofo Agostino Nifo. Le rivele dei beni, settecentesche, testimoniano la prosperità del monastero. L’8 agosto 1809 Gioacchino Murat con il decreto n°448 sancisce la soppressione degli ordini religiosi nel Regno con la conseguente confisca di tutti i loro beni, la conversione dei conventi ad altro uso (spesso militare) e il passaggio delle loro chiese al clero diocesano. Per effetto del decreto anche il monastero degli Agostiniani viene soppresso. Nel 1810 il decurionato sessano chiese ed ottenne dal re di destinare l’ex monastero agostiniano ad alloggio per ufficiali. Nel 1818 il vescovo Bartolomeo Varrone ottenne dal Comune di permutare il locale di via Delio dove si trovava il seminario con il complesso agostiniano. Nel 1833 il vescovo Garzilli propose al Comune lo scambio del monastero con il vecchio seminario, la delibera che autorizzò la permuta non fu però eseguita. Parte del monastero venne destinato alla Reale Gendarmeria. Nel 1860 la parte occupata ancora dal Seminario fu requisita per istallarvi un ospedale militare. Nel 1861 il Comune ottenne l’annullamento del contratto di enfiteusi stipulato con il vescovo Varrone. Nel 1867 il Comune riuscì ad ottenere la divisione in due parti dell’edificio, una spettante al Comune e l’altra al Seminario. Nel 1868 fu fondato il Ginnasio “Agostino Nifo” nella parte appartenente al Comune. Nel 1887 venne istituito il Liceo-Ginnasio. Nel 1889 il monastero ritornò completamente di proprietà del Comune. Nel 1925 fu istituito il Convitto Nazionale che vi ha sede ancora oggi.

Il convento dei padri agostiniani, attualmente sede del Liceo classico e del Convitto “Agostino Nifo”, era noto per la “pinacoteca” e per  la biblioteca, di cui ancora oggi si conservano dei libri. La documentazione inerente il Monastero della Santissima Trinità dopo il 1809 è presente nella serie “Monasteri e conventi soppressi” del Fondo della Curia Vescovile di Sessa Aurunca.

Mons. Giovanni Maria Diamare, vescovo di Sessa Aurunca dal 1888 al 1914, ha il merito di avere istituito un primo archivio storico diocesano e promosso l’ordinamento della documentazione prodotta in ambito ecclesiastico. Dalla lettura dei suoi scritti si evince con chiarezza lampante il grande interesse e rispetto nutriti nei confronti del patrimonio documentario diocesano, che, disseminato nei diversi ambienti della Curia, della Cattedrale e di altri istituti ecclesiastici non aveva mai ricevuto una sistemazione organica. Prima dell’ordinamento voluto da Mons. Diamare, infatti, non esisteva un archivio storico stricto sensu: la documentazione sedimentata dalle varie attività amministrative era organizzata in archivi di deposito collegati ai singoli uffici della Curia, dove la conservazione della documentazione rispondeva ancora ad esigenze burocratiche e non a finalità di ricerca storica. Il vescovo promosse una operazione capillare di concentramento degli archivi pertinenti i diversi uffici curiali e gli enti ecclesiastici sotto la sua diretta giurisdizione, in particolare le parrocchie depositarie dei registri, fonte preziosa di censimento della popolazione e miniera ricchissima di notizie storiche, ai quali spesso i parroci non riuscivano ad assicurare  una adeguata conservazione. A causa dello stato di degrado di molti documenti, dovuto all’incuria, e alla loro dispersione in vari locali, l’ordinamento risultò molto difficoltoso. Dopo alcuni anni di intenso lavoro, l’archivio storico tenacemente desiderato dal Diamare venne inventariato e ordinato nella sua interezza, e collocato verosimilmente in ambienti dell’episcopio. Osservando oggi i documenti custoditi in Archivio si nota immediatamente la segnatura apposta dai coadiutori del Diamare. Probabilmente fu adoperato l’ordinamento per materia compatibile con i criteri e la metodologia archivistici in vigore all’epoca. Contestualmente allo scoppio della seconda guerra mondiale l’archivio venne spostato. Il trasloco della documentazione presso la Cappella di San Lucio, sita nella cripta della Cattedrale, causò lo smembramento  del materiale archivistico faticosamente ordinato. Il patrimonio documentario divenne facile preda di furti e vittima di un deterioramento materico causato dall’umidità dei locali nei quali era stato spostato. Solo a partire dagli anni Ottanta del XX secolo i documenti vengono collocati in ambienti idonei e sottoposti ad un primo tentativo di riordinamento curato dalla competente Soprintendenza Archivistica di Napoli con la redazione di un elenco di consistenza attraverso la compilazione di schede inventariali su supporto cartaceo.

per gentile concessione del Biblioteca Diocesana Leone XIII di Sessa Aurunca

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.