Nel gennaio del 1925 moriva l’ultima Regina di Napoli Maria Sofia di Borbone, donna e Regina che nonostante fosse vissuta soltanto un anno a Napoli sembrava che ci fosse da una vita. La sua napoletanità e il suo attaccamento alla “Corona Napoletana”, l’ha accompagnata per tutta la sua lunga vita che si può definire “come un romanzo”. Il 18 di gennaio 2025 verrà ricordata a Napoli in un convegno che si terrà in mattinata all’archivio di Stato di Napoli e con messa solenne al Monastero di Santa Chiara al fianco della Cappella di famiglia dei Borbone di Napoli.
Fu il sovrano più amato e più detestato d’Italia, l’uomo che con ostinata determinazione difese contro tutto e contro tutti, per ventinove anni, la corona che aveva cinto l’8 novembre 1830 allorché, appena ventenne, era succeduto al padre, Francesco I. Era un bel giovane, alto, di corporatura atletica, con occhi chiari e capelli castani; di affabili e cortesi maniere, umore gaio, mente sveglia, piglio militaresco. Nato nel ’10 a Palermo, qui aveva trascorso la fanciullezza. Parlava correttamente, oltre all’italiano, anche il francese, il tedesco, l’inglese e lo spagnolo, ma quando poteva consentirselo preferiva esprimersi nel più stretto vernacolo napoletano, efficace e plastico, adatto comunque al suo buon senso e al suo colorito umorismo.
È incredibile, quasi assurdo, pensare che oggi Napoli, culla di alcuni tra i più grandi maestri del restauro, debba rivolgersi a Torino per il restauro di un simbolo della propria storia: il trono borbonico. Come se il destino volesse perpetuare l’umiliazione subita dai Borbone, quel trono, che un tempo rappresentava la sovranità di Napoli e del Regno delle Due Sicilie, sarà spedito a Venaria Reale, una delle regge sabaude.
Quando vidi, forse per la prima volta, alcuni anni fa, il ritratto di padre Ludovico da Casoria su una parete del convento francescano “Santa Maria degli Angeli” di Nocera Inferiore, rimasi colpito per la sua luminosa e viva espressione.