Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

BRIGANTI e GARIBALDINI SORA CAPOLUOGO 1900

Posted by on Feb 28, 2019

BRIGANTI e GARIBALDINI SORA CAPOLUOGO 1900

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L’ultimo Duca di Sora Antonio II si è spento a Roma nel Palazzo”SORA”, il 26 aprile 1805. I successori “Nominali” son stati il XVI Duca di Sora, Luigi Maria di Antonio 11 (1767-1841), il XVII Duca, Antonio III di Luigi (1808-1883) ed il XVIII Duca, Rodolfo Boncompagni Ludovisi di Antonio III, nato nel 1832. Il 10 agosto 1802 il vescovo Agostino Colaianni ha traslato le spoglie di San Giuliano Martire dalla Chiesa di Santo Spirito alla Cattedrale di Santa Maria, ove riposano nella seconda cappella della navata destra.

Mammone è morto tra l’infamia nel carcere Napoletano di Vicaria nel 1802. Prima che la legge del 3 Agosto 1806 abolisse la feudalità sulle nostre terre e quella del 16 ottobre riformasse gli Stati Municipali.

Su quello che era stato il Ducato di Sora, per sette anni, dal 1808 al 1814 ha governato il suocero di Napoleone Buonaparte.

Il 17 Settembre 1806 i Napoleonici, esaltati dal successo di Austerlitz, hanno spinto una guarnigione comandata da Forestier contro Arpino. I 200 assediati han trovato scampo in Sora, passando per Carnello e San Domenico. Lo scontro a fuoco è costato ai resistenti 5 morti e 18 feriti. Cionondimeno i francesi han dovuto ripiegare ad Isola, asserragliandosi nel Castello. I resistenti Sorani hanno liberato Isola Liri entrando dalla Porta Romana ed hanno messo in fuga i Napoleonici da Porta Napoli verso San Sebastia-no.

Colà, ottenuti rinforzi e ristrutturato il Ponte Marmone, i Transaplini han ripreso Sora con un reggimento di ben 2.000 uomini, tra i quali almeno 60 Mori.

Con la legge 132 dell’8 agosto 1806, nominata “Divisione ed Amministrazione delle Provincie del Regno”, Giuseppe Bonaparte ha ridisegnato la ripartizione del Regno di Napoli.

Il modello, tanto per cambiare, è quello Francese, sulla cui scorta sono scomparsi i Giustizierati.

Il Maresciallo di Napoleone Bonaparte, Giocchino Murat è stato nominato Re di Napoli nel 1808, contemporaneamente i Borboni hanno lasciato le nostre terre.

In quell’epoca, come una sorta di risarcimento per la  strage perpetuata, ha avuto inizio la rivoluzione industriale posta in essere dagli inservienti di Murat.

Nel 1811 tutte le Province, i Comuni ed i Circondari erano stati definiti. Sora è stata inclusa nella neonata Provincia “Terra di Lavoro” che rispetto al precedente Giustizierato escludeva la zona Vesuviana, i Campi Flegrei e la Penisola Sorrentina.

Comunque si estendeva dalle isole dall’arcipelago di Ponza a Santa Maria Capua Vetere, da Ventotene ad Isernia, da Sessa Auruna alla neonata Formia (sorta dall’unione tra Castellone e Mola di Gaeta). 

Ma dopo la sconfitta di Murat a Tolentino, Austriaci ed Inglesi hanno concordato il rientro dei Borboni che è puntualmente avvenuto il 17 giugno 1815. Ferdinando IV di Borbone è tornato sul trono del Regno delle Due Sicilie restaurando i Decurionati.

La successiva legge del 1° maggio 1816 ha regolato definitivamente la circoscrizione delle Provincie dei Domini del Regno delle Due Sicilie, confermando Capua come Capoluogo e Palazzo Antignano come sede degli uffici amministrativil.

Nel 1817 l’isolano Angelo Marsella, ex professore del Tullianio, ha preso i voti per dedicarsi alla filosofia, mentre è morto a soli 34 anni il suo concittadino Federico Zuccari, astronomo del Regio Osservatorio e professore universitario.  

Dal 1818 Sora ha fatto parte della Provincia di Caserta (comprensiva di 49 Circondari e 233 Comuni) la cui sede era  presso la splendida Reggia, ove risiedeva l’Intendente, poi Prefetto.

Sora era il Capoluogo di Distretto, al pari di Gaeta, Caserta, Nola e Piedimonte d’Alife.

La stessa Sora comprendeva 10 Circondari: Sora, Arpino, Alvito, Atina, Arce, Roccasecca, Cassino, Cervaro, Venafro e Colli.

Quale sede del Distretto, la Città Volsca  ha ospitato il Sotto-Intendente e, poi, quando il Distretto è stato incluso nella provincia di Capua, il Sotto-Prefetto.

Mentre con un solo gesto delle mani il Santo Arprinate Francesco Saverio Maria Bianchi dei Barnabiti, fermava le eruzioni del Vesuvio nel 1804 e nel 1805, si aggirava e giocava per i vicoli di Canceglie il piccolo Peppino Rosati, nato nel 1789 e da subito deidito allo studio dell’inglese, del francese, del greco e del latino nel Seminario Vescovile Sorano.

Mosca Bianca in un periodo di totale analfabetismo, Peppino fu precursore in tutto. Prese il Bastimento per approdare a New York nel 1810 e vent’anni dopo era uno dei 439 Italiani in America. So che oggi ce ne sono più di 5 milioni, di cui 15.000 Laziali. Prima si sono imbarcati i contadini in cerca di lavoro, poi gli affamati impauriti dal Brigantaggio, il resto lo ha fatto il Boom demografico di questi giorni in cui ogni donna mette al mondo sei sette figli: dal 31 dicembre 1881 al 1 gennaio 1897 la popolazione di Sora è aumentata di 8.406 femmine e 8.321 maschi, per un totale, tenendo conto di immigrati ed emigrati, di 16.727 persone. Inevitabile che il Sottoprefetto di Sora abbia contato, dal 1 gennaio al 31 novembre 1879, la partenza di 650 contadini, 160 artigiani, 60 sacerdoti. Tutti sulle orme di Peppino Rosati che nel 1816 è giunto a Baòtimora, nel Maryland, dove si è subito messo in luce per le sue opere Missionarie.

Nel 1818 si è stabilito a Bradstown, nel Kentucky, per aiutare sfollati e senza tetto. Quindi ha raggiunto Perryville, nel Missouri, laddove nel 1822 è stato nominato Vicario Apostolico di Mississippi ed Alabama. Chiamato a St.Luois è diventato Arcivescovo della Città e la ha letteralmente trasformata. Infatti nel 1828 ha fatto costruire il St.Louis Hospital by Her Sisters. Lo stesso anno ha realizzato il Seminario St.Mary of the Barrers che è diventato la University of St.Louis del Missouri. Nel 1834 ha inaugurato la meravigliosa Chatedral of St.Louis, il che gli è valso il titolo di Arcivescovo della Louisiana ed ha determinato un forte legame tra quello Stato e la Terra Volsca. Basta nominare Giuseppe Rosati per ottenere riconoscenza. Nella sola St.Louis ha creato anche un Orfanotrofio, un Istituto per Sordomuti, una Scuola per fanciulli poveri, una High School per studentesse Rosati-Kainun, che porta ancor’oggi il suo nome, un Monastero e la bellezza di 50 Chiese.

Nel 1840 Papa Gregorio XVI ha chiamato Peppino, coronandolo Legato Pontificio nella Repubblica di Haiti, laddove, tra metodisti, anglicani, protestanti e riti Voodoo, erano stati uccisi diversi Presidenti della Repubblica. Ma Giuseppe ‘da Canceglie’ ha messo d’accordo tutti, avviando un Concordato Storico che si è concluso nel 1860 ed ha portato gli isolani a riconoscere quella Cattolica come religione ufficiale. 

Lui era già spirato, 54enne nel 1843 ma molti missionari avevano seguito le sue tracce.

Dunque il 15 Giugno 1808 Gioacchino Murat è divenuto Re di Napoli in sostituzione del nuovo Re di Spagna Giuseppe Buonaparte. 

Joaquin Murat, sposo di Carolina Buonaparte, avendo la coscienza nera a causa delle 533 vittime innocenti isolane sul groppone, decise di spingere la classe dirigenziale connazionale verso l’industrializzazione del Paese delle Cascate.

Individuato proprio in Isola del Liri il luogo dove poter ricostruire dopo la Strage, non ha posto tempo in mezzo.

Ha spedito nel 1812 Charles Beranger a costruire un imponente Cartiera laddove esisteva il Monastero dei Carmelitani di Santa Maria ed ha letteralmente indotto il banchiere Charles Lambert ad installare alcune macchine cardatrici all’interno del Castello Ducale per produrre lana nella ex sede del Principe. Dopo averla imbruttita all’interno, Lambert si è riscattato, facendo costruire all’esterno il Ponte della Fortezza ed il Giardino della Mezza Luna.

Mentre il Vaiolo mieteva le prime vittime sulle nostre terre, Murat ha scovato nell’ambito della sua corte un Arpinate, Gioacchino Manna, e spinto soprattutto da Joseph Courrier, lo ha invitato a trasformare il Convento di San Francesco sul fiume Liri, soppresso con l’entrata in vigore del Codice Napoleonico nel 1809, in un produttivo lanificio.

Il tutto col beneplacito del Sindaco isolano Corrado Di Fede.

Scampati l’8 maggio 1815 all’attacco dei Dragoni delle Truppe Austriache guidate dal generale Nugent, i Transalpini hanno proseguito l’opera di implementazione industriale dell’Isola del Liri, laddove il fervore Carbonaro continuava a fare proseliti.

Nel 1821 Pierr Coste de Lione, ex socio di Beranger, ha costruito una propria cartiera in Zona Nibbio col nulla osta del Sindaco Nicola Annonj.

Charles Lefebvre de Pontarlier ha acquistato anche l’opificio di Beranger nel 1822, trasformandolo nella grande cartiera del Fibreno che attinge energie persino dall’emissario del Lago di Tremoletto.

 In quell’anno le levatrici di ciascun Comune son state istruite alla pratica della Vaccinazione Anti-Vaiolo.

 La nascita degli Opifici voluta dal cognato di NapoleoneBuonaparte ha spronato anche alcuni benestanti isolani: Francesco Gemmiti e Carlo Gigli nel 1823 hanno realizzato una loro Cartiera proprio sulla foce del Fibreno, emulati da Raffaele Di Manzio nel centrale quartiere di Trito.

Nel 1833, oltre ai cilindri olandesi ed alla macchina continua, Lefebvre ha installato ad Isola Liri la prima macchina in Italia capace di trasformare direttamente la pasta in carta.

Fiutato l’affare si son mossi addirittura i Sorvillo di Napoli che, a Borgonuovo, nel 1836 hanno realizzato una Cartiera di dimensioni impressionanti.

Un sorta di piccola cittadina, con tanto di Cappella per dire messa, Refettorio, Parco Giochi, Ludoteca, Merceria, Farmacia e Salone di Conferenze.

Ma è la Cartiera dell’Anitrella ad esser stata giudicata ‘la fabbrica più moderna della Provincia Romana’. Dal loro canto, Sora ed Arpino hanno sfruttato l’aiuto economico offerto dal Murat per “la nascta di Scuole di Arti e Mestieri”, creando tutta una serie di Botteghe Artigiane.

Certamente l’economia era in vorticosa ascesa ma il fresco lutto sulle spalle delle famiglie isolane non era certamente stato dimenticato.

Se la maggior parte degli Isolani ha trovato lavoro assieme a Sorani ed Arpinati nelle nuove industrie, alcuni capi reprobi han giurato vendetta isolandosi in vere e proprie roccaforti a ridosso della Selva.

Luigi Alonzi sul fronte Isolano e Gaetano Mammone su quello Sorano hanno perpetrato l’atroce vendetta, formalmente quali novelli anti-moschettieri “in nome del Re”, in buona sostanza quali Diavoli delle Tenebre “in Vendetta della Morte”.

I primi rifugi nel 1856 furono strategicamente posti a ridosso dei monasteri: Trisulti o Casamari.

Lo scenario delle depravazioni, dei saccheggi, delle violenze carnali e dei sacrifici umani era rappresentato dalla linea di confine tra Regno Borbonico e Stato della Chiesa. Le “risorse” giungevano direttamente dalle casse del Re di Napoli e delle Due Sicilie. I Guesuiti furono cacciati da Sora.

In compenso, nel “Salone dei 18 Paesi” del Castello Ludovisi Boncompagni apparvero nel 1846 i pannelli in stucchi colorati su cui governarono i Principi: Sorae Civitas Romanorum Coloniae, Insula Filiorum Petri, Castrum Castelluccij, Arpinum Romanorum Municipium, Castrum Brocchi, Oppidium Casalvierij, Casalis Oppidum Titi Pomponij Attici Villa, Castrum Caeli, Oppidum Fontanae, Insula Somarata, Oppidum Colli S.Magni, Oppidum Sancti Patris, Oppidum Palatioli, Terra Sclavorum Caij Marij Villa, Oppidum Tirelle, Equini Civitas Romanorum Colonia, Rocca Sicca Patria Divi Thomae Equino, Arcanum Quinti fratis Villa, Pooidium Pesco Solidum.

Lontanissimo da queste nostalgie, un altro isolano, Giustiniano Nicolucci, già implicato nelle trame Carnobare di Nola, esultava alle notizie dei Moti Insurrezionali antiaustriaci guidati dai fratelli Mameli nel 1848. Per sfuggire all’arresto dovette emigrare a Torino.

Quando nel 1860 Sora, Isola  ed Arpino sono passate al Regno d’Italia (Castelliri ha votato l’annessione al Regno Sabaudo nel’61), la linea di confine tra Stato e Chiesa è stata designata Terra di Nessuno.

E ad impadronirsene, come novello Garibaldi, è stato il Sanfedista Luigi Alonzi.

Chiavone era Sorano da generazioni, al contrario del folle Mammone. Suo padre è stata la prima Guardia Forestale della Città e lui, nato alla Chiesa Nuova della Selva, nei pressi della foce del Fibreno, ha conosciuto come le sue tasche, sin da piccolo, le Montagne del Sorano.

In seguito all’incontro tra Vittorio Emanuele e Garibaldi a Teano, Luigi Alonzi ha radunato 500 briganti ai suoi comandi, forte della decennale esperienza maturata nelle fila dell’esercito Borbonico. Il 3 dicembre 1860 ha preso Sora in un amen, mettendo in fuga i 200 uomini dell’esercito Piemontese, prima di sparire nel nulla.

Il Re Federcio II, assediato a Gaeta, gli ha conferito l’incarico di Comandante in Capo delle Forze dell’Esercito del Regno delle Due Sicilie. Il Brigante ha imposto addirittura una divisa: giacca di velluto con corpetto rosso a doppio petto, cravatta, sciarpa e foulard azzurro, cintura con due pistole, cappello di feltro e tanto oro: anelli, collane, bracciali ed orologio.

Ennesima provocazione, ai piedi solo un paio di sandali.

Stabilita la ‘Divisa Borbonica’, Chiavone, in un primo tempo affiancato al Colonnello De La Grange, si è sentito “in dovere” di decidere le mosse politiche del Suo Regno sulla carta “inesistente”.

Molti lo hanno deriso ma lui ha saputo scendere a patti col Papato ‘creando’ dal nulla l’Esercito della Santa Fede dei Soldati di Gesù Cristo, evenienza che gli ha permesso di rifugiarsi, oltre che nelle Sua Selva, anche nelle Abbazie di Trisulti, Casamari  e Scifelli, giocando sempre sulla linea di Confine.

In ultimo ha adottato la strategia del ‘conquista e sparisci’.

Annunciava con una lettera scritta al Sindaco la conquista della Città; la depredava; prendeva il Municipio; bruciava le effigi di Vittorio Emanuele; risparmiava la Statua di Garibaldi (come avvenuto anche a Sora) riconoscendo (a lui si) i gradi di Generale Nemico; quindi spariva nel Buio.

Al fianco dell’ufficiale legittimista di Bretagna De Christen, il 28 gennaio 1861, ha sconfitto nella Battaglia di Bauco le truppe Piemontesi del De Sonnaz, costrette al ricovero in Isola del Liri.

Così i primi di Maggio del 1861 le sottostimate Truppe dei Briganti hanno saccheggiato Ponticelli, fronteggiando l’esercito Sabaudo.

Anche la sua amante, Olimpia Lisi, come Anita, è diventata ‘leggendaria’. In un solo mese Luigi Alonzi ha fatto irruzione sulle lande di Fra Diavolo a Fondi, nella Marsica ad Avezzano, sul Tirreno a Gaeta e nell’entroterra  a Boville Ernica. Poi a Lenola e in Val Roveto. A Castelliri, il 29 maggio. Ha fronteggiato a Sora il Generale Della Rocca e ad Isola il 44° Reggimento guidato dal Capitano Zanzi. Col Bis del 5 novembre. Tra i suoi 60 fidi c’erano indistintamente sorani (Venditti, D’Ambrosio) isolani (i fratelli Petricca) arpinati (Forte) e anche donne (Restituta Piellucci).

Isola aveva 21 fabbriche (9 lanifici, 3 cartiere, 3 officine, 2 fonderie, 1 tintoria, 1 saponeria, 1 conceria 1 cartoneria) ma molti preferivano il lauto stipendio “da bandito”.

Chi si arruolava tra i Banditi poteva percepire una paga di 6 carlini al giorno (quattro volte quanto potesse guadagnare un contadino).

Il 26 maggio 1861, durante i festeggiamenti di Santa Restituta, la sua Banda è entrata a Sora, seminando lo scompiglio e sfidando la forza pubblica ma senza fare vittime.

Come Zorro colpiva e spariva. Terelle, Roccavivi, Balsorano, Castronovo, Fontechiari, Civitella, Pescosolido, Casalattico e di nuovo Castelliri, dove il 5 novembre 1861 ha messo in scacco il povero sabaudo Generale Govone.

Così sotto il suo comando sono finiti avventurieri, tra i quali molti tedeschi e spagnoli. Egli stesso ha nominato suo luogotenente Ludwig Richard Zimmermann. Nell’inverno di quell’anno.

All’inizio del 1862 Francesco II ha inviato a rafforzare la sua Banda il sanfedista spagnolo Rafael Tristany de Barrera.

Luigi Alonzi però non ne ha riconiscuto l’autorità. Con ormai 1.000 uomini al seguito aveva finito di servirsi della Casua Borbonica e si era messo “in proprio”, abbandonando le grotte della Linea di Confine e spingendosi verso Sud. In primavera aveva saccheggiato le Città della Val di Sangro.

Aveva messo da parte un tesoro, per l’epoca, di inestimabile valore. Anch’esso mai rinvenuto.

Nel mese di Giugno i Tristanisti proposero a Zimmermann che se avesse ucciso l’inafferrabile Chiavone egli avrebbe preso il suo titolo di Comandate in Capo dell’Esercito Regio di Francesco II. Così quando Luigi Alonzi è tornato tra le sue montagne per incontrare l’amata Olimpia Lisi, gli è stata posta un imboscata ordita da Rafael Tristany ed è stato ucciso in piena Valle dell’Inferno per mano dello stesso Richard Zimmerman, cui prima di morire fucilato disse.”Spara! E’ ora che io dieventi  una Leggenda!”

Era il 28 di Giugno del 1862.

Cinque mesi dopo, quando, il 5 novembre 1862, l’Isola di Sora ha proposto in sede consiliare di chiamarsi Isola del Liri, il processo di Industrializzazione della Valle omonima era giunto a compimento. Vi si contavano 18 macchine a produzione continua in funzione contro le 16 del Piemonte, le 8 della Lombardia e le 4 della Liguria.

Isola del Liri, battezzata con Decreto Regio del 21 giugno 1869 faceva sempre più gola agli imprenditori.  

Ultimo della serie Emile Boimond, che nel 1892 ha impiantato una fabbrica di pasta di legno nei pressi della Cascata del Gualcatoio ed ha acquistato anche la Cartiera Vadurso nei pressi dell’opificio Rossinger a San Domenico. I Corona, i Castaldi, i Ciccodicola, i Coccoli, i Cossa, i Mazzetti, gli Zino ed i Pisani hanno trasformato la zona periferica della Città, mediante una serie di lanifici e feltrifici, in una sorta di Via delle Industrie.

Il 4 giugno 1837, la prima Epidemia di Colera, partita dalla Valle del Gange, ha costretto la Commissione Sanitaria del Comune di Sora a dichiarare lo stato d’allerta, ordinando di sfumicare case e chiese nonché tutti gli stracci destinati alle lanerie ed alle cartiere. Le persone afflitte dalla malattia nel solo comune sorano sono state ben 578 (241 maschi e 337 donne) specie tra i 20 ed i 40 anni. I morti 289, i curati 117 i guariti 106.

Le grandiose fabbriche di Carta di Lefebrve e di Boimond erano il vanto nell’Isola di Sora proprio mentre il lanificio Rossinger sfornava 140 quintali di lana rinata al giorno e Lorenzo Zino aveva avviato una corposa produzione Tessile nella periferia Sorana.

Nel 1821 Pierre Coste de Lione ha creato dal nulla un’altra cartiera nel Nibbio.

Nel 1832 qualcuno dei locali ha avuto i capitali per sfruttare la tendenza. Francesco Gemmiti e Carlo Gigli hanno gettato le basi a San Domenico per la costruzione della Cartiera del Sole, emulati da Giuseppe Courrier sull’Isola Minore, dal Conte Lucernari nel 1836 ad Anatrella e nel 1841 dai Roessinger in Vadurso. Si stima che Charles Lefebvre nel 1822 abbia accumulato beni pari a 50 milioni di lire, il che gli è valsi il titolo di Conte di Balsorano. Il continuo impiego di lavoratori locali ha favorito anche lo sviluppo del commercio. E mentre qui si produceva, si lavorava e si commerciava, i Fratelli Mameli si facevano ammazzare nell’intento di mettere in pratica il disegno di Mazzini, Cavour e Garibaldi di unificare l’Italia. Era il 1848. Più di cinquant’anni fa. Ma sembra ieri.

E mai un descrizione dei nostri ameni luoghi più rispondente al vero mi è capitato di leggere dopo quanto scritto in “Wandejhare in Italien” nel 1859 dal Gregorovious.

L’anno dopo, l’8 settembre 1860, anche se i Borboni resistevano asserragliati a Capua e Gaeta, un gruppo di Patrioti Sorani ha riunito il popolo in Piazza Santa Restituta per proclamare il Governo Provvisorio nel Distretto di Sora sotto la dittatura di Garibaldi con SottoIntendente in Sora Giuseppe Colucci.

E’ stato il momento più bello del Secolo con la Piazza stracolma di Bandiere Tricolori.

La Vigilia del Regno d’Italia del 1860.

Il Primo Conmitato di Governo Locale dopo l’incontro di Teano era costituito da tutti cittadini tacciati di Massoneria. In realtà erano Carbonari o come taluni amavano definisrsi Templari. Illuminati Repubblicani. Certamente Anti-Giacobini, disposti a tutto per evitare la Restaurazione: il famoso antropologo isolano Giustiniano Nicolucci, figlio della sorana Maria Macciocchi e del magistrato Don Antonio, l’Aquinate Gaetano Pelagalli, l’atinate Alfonso Visocchi, l’arpinate Giuseppe Polsinelli, i cassinati Federico Iucci e Lorenzo Iacovelli (da Picinisco), i sorani Francesco Loffredo ed Alessandro Ferrari. Tutti, incluso l’arcese Piero Calcagni, si pensava fossero frequentatori delle famigerate Società Segrete Antisanfedsite.

Nicolucci era in effetti iscritto alla Giovane Italia di Mazzini e fu perseguitato dai Borboni per aver aderito ai moti insurrezionali del 1848.

Quando è entrato a far parte del Primo Parlamento d’Italia è diventato ufficialmente socio della Etnological Society di Londra e dell’Anthropological Institute of England and Ireland, nonché della Societè d’Anthropologie de Paris e della Berliner Gesellschaft fur Anthropologie, con cui teneva rapporti in epoche “non sospette”.

Fu anche membro della Società Imperiale degli Amici delle Scienze Naturali di Mosca. Molti dei teschi da lui ricomposti quando era professore di Antropologia all’Università di Napoli, sono esposti nel Museo Howard degli Stati Uniti. Nicolucci era in stretti rapporti con Mommsen e Schliemanm,  Niccolò Tommaseo e Cesare Cantù.

Non poteva non essere un Illuminato. E magari un Templare.

Arpino non esulava da tali sospettti. Nel 1850, prosperavano nella città Tulliana c’erano ben trentadue lanifici, e dei 15.000 abitanti locali oltre la metà trovava occupazione nell’industria laniera. I prodotti arpinati venivano esportati ovunque, ricevendo attestati di  merito e riconoscimenti per l’alta qualità. Il sistema produttivo arpinate venne sostenuto sia dalla politica protezionistica attuata durante il periodo francese anche ad Isola Liri, sia dal governo del Regno delle Due Sicilie. L’unificazione italiana, il mutamento della politica economica del nuovo Stato unitario, con la fine della protezione doganale, insieme allo spostamento dell’asse degli interessi economici nazionali verso il Nord, hanno segnato l’inizio del declino dell’industria arpinate.

Al 31 dicembre del 1861, dopo il Primo censimento Sora contava 12.301 abitanti.

Il Circondario di Sora amministrava 132.879 abitanti suddivisi in 39 Comuni.

Il processo di unificazione, di là dall’esser terminato, aveva già fatto pagare un salato dazio: tra il 1863 ed il 1864 le centinaia di bande di briganti hanno messo assieme queste cifre: 735 omicidi, 951 ricatti, 92 assalti alle corriere e 22.500 animali uccisi.

Forze ordinarie di Polizia e di Guardia Nazionale, assieme ai numerosi soldati dell’esercito, hanno proceduto alla fucilazione di tutti coloro che son stati sorpresi con le armi in pugno senza giustificato motivo. 3.500 i morti e 2.000 i carcerati nel Meridione. I 22 componenti della Banda Carboni, accerchiati in una masseria, si sono suicidati tutti, senza un minimo di esitazione.

Nel neoato Regno d’Italia, la prima grande opera strutturale che ha trasformato Sora, è stata, attraverso il ripristino dell’emissario costruito dall’Imperatore Claudio, l’arrivo delle Acque della Bonifica del Fucino. Dal 10 agosto 1862 le nostre terre sono fertilissime, le industrie pullulano, il commercio cresce.

Nel 1871 i soci Montgolfier, Cataldi ed Alonzi hanno installato nella Cartiera Lefebvre il primo macchinario in Italia per la produzione di pasta meccanica di legno, in grado di produrne circa 500 chili al giorno e di fornirne la quantita richiesta a Londra per stampare “The Times” .

 Non voglio farmi prendere dall’entusiasmo ma le cose spingono ad un certo ottimismo. Tenendo pur sempre in conto l’aumento delle tasse ed il nuovo servizio di leva obbligatorio.

Il Decreto regio del 2 di febbraio del 1873 ha concesso al Comune di Sora, per un simbolico prezzo di 140 lire, il Castello di San Casto appartenente al Demanio.

Quindici anni or sono, il ponte Romano di San Lorenzo, ritenuto erroneamente causa di inondazioni, è stato sostituito da una struttura in ferro, al pari del Ponte di Napoli.

Dalle sorgenti del Carpello del Lago di Posta Fibreno si è da poco conclusa la realizzazione dell’Acquedotto degli Aurunci. Proprio mentre Pietro Biancale terminava gli affreschi nella Chiesa di San Rocco nel quartiere del Vecchio Cancello di Sora.

Dal 1875 Sora pullula di pittori naturalisti Danesi. Kristiann Zahrtmann, caposcuola del distacco dall’Età dell’Oro al Naturalismo, era quello che si vede più spesso, assieme a Wilhelm Marstrand, Jørgen Roed, Niels Simonsen e Frederik Vermehren; quest’ultimo suo compagno nella Soro Akademik. La Cascata Grande ed il Castello sono tra i loro soggetti preferiti. Ma il maestro di Pietro Biancanale è il norvegese Christian Mayer Ross che abita a Sora ormai da 30 anni. Oggi Pietro, mai laureatosi né diplomatosi, sta mettendo il suo talento a disposizione dei proprietari del Museo del Louvre a Parigi.

Laddove fa bella mostra di se la Cascata Grande di Isola dipinta nel 1793 da Jean-Joseph-Xavier Bidauld e battuta all’asta di Sotheby’s a New York, Stati Uniti d’America. Nel 1789.

D’altronde è il periodo in cui fa bella mostra di sé, nel Museo Dutuit, il busto realizzato dallo scultore sorano Pasquale Fosca, così come quello di Emanale III esposto al Quirinale, quello di Luys Seymour a Londra, quello di Re Alfonso a Madrid e quello del Presidente della Repubblica a Buenos Aires. A noi basta la statua di Baronio in Piazza. 

Nello stesso periodo, un altra forma d’arte, quella della Liuteria si è svulppata ad Arpino, grazie della bottega del Maestro Luigi Embergher, celeberrimo costruttore di strumenti musicali a corda, attivo nella Città nata sotto gli auspici del Dio Satruno durante la seconda metà dell’Ottocento. Embergher ha fondato il laboratorio in Via Morelli, direzione Colle, nel 1880. La Bottega conta quindici dipendenti ed è arrivata a produrre circa cento strumenti al mese, con un’abilità che rasenta la perfezione. I manufatti possiedono qualità armoniche ed estetiche elevatissime.  Violini   chitarre e mandolini creati nella bottega arpinate vengono esportati in tutto il mondo, tanto che Embergher ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti internazionali.

Il Decreto Regio del 29 luglio 1878 ha trasformato Castelluccio in Castelliri nella cui Piana si sviluppa la coltivazione di cereali, frumento e l’allevamento del bestiame mentre nella zona collinare si è implementata la produzione di vino ed olio locale.

Purtoppo nel 1880 è rispuntata un epidemia di Vaiolo, In quell’anno a Sora, che contava 12.074 abitanti, il vaccino è stato effettuato su 164 dei 207 nuovi nati (84 maschi su 105  e 80 donne su 102). Per 102 l’esito è stato felice, per 2 nullo.

Sei anni dopo, nel 1886 il Distretto di Sora è stato nuovamente colpito da un Epidemia di Colera: il 21 agosto è stato proibito di nuovo il commercio degli stracci, dei cenci e degli abiti vecchi.

Nel 1896 il gruppo scultoreo con San Gioacchino e Sant’Anna, realizzato da Vincenzo Morricon, fa bella mostra di sé nella Chiesa della Madonna delle Grazie di Arpino, città che ospita anche il Monastero di Clausura delle Benedettine.

Il 1 luglio 1981 è stato terminato il tratto ferroviario che collega Avezzano a Sora e Sora, via Roccasecca, a Napoli; proprio mentre l’arpinate Pio Spaccamela, Capitano del Genio dell’Esercito Regio, tracciava la linea ferroviaria Massaia–Saati in Eritrea, sulla Colonia Italiana in Africa Orientale.

Ogni strada ed ogni casa di Sora fruisce di un impianto elettrico.

Siamo nel Futuro e questo fa paura

fonte http://almamateralma.blogspot.com/2013/03/briganti-e-garibaldini-sora-capoluogo.html#!/2013/03/briganti-e-garibaldini-sora-capoluogo.html

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