Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Il Ritratto di Dorian Gray di Fiorentino Bevilacqua

Posted by on Lug 28, 2019

Il Ritratto di Dorian Gray di Fiorentino Bevilacqua

Le notizie di questi ultimi tempi mi hanno fatto venire in mente Dorian Gray, personaggio di fantasia uscito dalla penna di Oscar Wilde.

Dorian Gray è un tipo molto fortunato: non invecchia mai. Ad invecchiare al suo posto è la sua immagine, ritratta in un dipinto che gli è stato regalato. Gli anni passano, infatti, ma le rughe, e gli altri segni del trascorrere del tempo, non compaiono sul volto e nel fisico del Dorian in carne ed ossa, bensì in quello del Dorian del dipinto.

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La nostalgia dei Neoborbonici Risposta a Fiorentino Bevilacqua di Lucio Castrese Schiano

Posted by on Giu 3, 2019

La nostalgia dei Neoborbonici Risposta a Fiorentino  Bevilacqua  di Lucio Castrese Schiano

     La precisazione  sul termine “nostalgia” è stata esposta in maniera magistrale.

     La rettifica su quella “borbonica”, poi, non poteva essere resa in modo più chiaro ed esaustivo.  La taccia di  “questa” nostalgia non dovrebbe costituire motivo né di imbarazzo né di dichiarata inferiorità, non solo per quelli che con maggiore o minore convinzione e cognizione di causa si definiscono “borbonici” o “neo”, ma per tutti quelli che una mala unità ha costretto ad essere “educati alla minorità” (per dirla con Aprile). E proprio questa “nostalgia” dovrebbe ispirare i loro sentimenti, i loro comportamenti, le loro scelte.

Castrese Lucio Schiano

https://www.altaterradilavoro.com/la-nostalgia-dei-neoborbonici/ sdsem

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La nostalgia dei Neoborbonici di Fiorentino Bevilacqua

Posted by on Giu 2, 2019

La nostalgia dei Neoborbonici di Fiorentino Bevilacqua

Io, questa cosa della nostalgia non la capisco.

Meglio: non capisco perché qualcuno, nell’intento di sminuire l’azione, il sentire, di un neoborbonico, lo definisca nostalgico. E’ come se uno chiamasse capra un stambecco alpino – Capra ibex L. – con l’intento di offenderlo per via dell’accostamento con la capra – Capra hircus L. – : lo stambecco se ne risentirebbe? Assolutamente no; piuttosto rifletterebbe, se potesse, sulle conoscenze di zoologia del tipo.

Ritornando a noi, capisco ancora di meno il fatto che un neoborbonico, così apostrofato, senta il bisogno, quasi convulso, di dimostrare che nostalgico non è.

Nostalgia è lo stato d’animo, l’emozione che prova chi è lontano dal paese di origine (il famoso mal du pays) o da una condizione passata, ovviamente migliore di quella che vive al presente: nessuno, infatti, rimpiangerebbe un passato in cui era malato, in carcere, prigioniero, schiavo, senza lavoro, povero etc

Siccome il termine deriva da nostos, ritorno, e algia, dolore (http://www.treccani.it/vocabolario/nostalgia/) e siccome è un sentire, doloroso, proprio di chi ritorna con il pensiero ad una condizione passata, che è positiva, mentre il presente non lo è, come fa, un neoborbonico, a vergognarsi se qualcuno, nella sua ignoranza, lo apostrofa con tale termine?

Che c’è da vergognarsi!?

Ammettiamo che lo scorso anno io sia stato in vacanza nelle “Isole del Paradiso” per oltre un mese e che questa fosse la cosa che più desiderassi al mondo.

Se quest’anno, fattimi i conti in tasca, mi rendo conto che posso ritornarci e per lo stesso periodo di tempo, io non provo nostalgia alcuna di quella vacanza semplicemente perché quest’anno la rivivrò, pari pari lo scorso anno. Non ho perso nulla: il presente sarà meraviglioso, nella sostanza, come il passato.

Ma se mi rendessi conto con non potrò più andarci in vacanza, allora non c’è da stupirsi se, nel ripensare a quelle vacanze, io provassi in cuor mio, nell’animo, un po’ di “sofferenza”: nostalgia, appunto.

Ritorno con il pensiero a quella esperienza per me gratificante del passato e, fatto il confronto con le vacanze che potrò fare quest’anno, con il presente, soffro (algia).

Perché, dunque, un Neoborbonico, che per definizione è un revisionista storico, quanto meno del periodo che parte dal 1734 e finisce nel 1860, non dovrebbe riandare con dolore a quel periodo storico avendo bene in mente le differenze fra esso e il presente?

Non capisco.

Io sono neoborbonico e nostalgico, e non me ne vergogno; anzi: essendo neoborbonico, mi vergognerei se non fossi nostalgico.

Forse, alcuni si schermiscono da quella “accusa” perché la nostalgia viene vista come qualcosa di paralizzante: una sorta di ammirazione estatica del passato che blocca l’agire presente.

A noi, del Sud (sic!), quello che ci blocca, nell’agire presente, è ben altro.

Mai questo, dunque.

Il passato, dice qualcuno, è un faro.

La sua narrazione completa, finora assente dai libri di storia e sui media, fa capire come veramente si era e, quindi, come si può essere se liberati da gioghi di ogni tipo, anche endogeni, anche di “sangiovannara” natura.

La conoscenza del passato, anzi, dà un orgoglio a chi finora non solo ne era privo, ma si sentiva colpevole per come era. Questo orgoglio è anche uno stimolo a riprovarci, a cercare di ritornare come si era: un Popolo orgoglioso di se stesso. La revisione fa scoprire che si può, che si ha tutto per riuscire, guardando al passato per prendere energia, stimoli e insegnamenti; non per tornare formalmente ad esso.

<<Non si può tornare davvero indietro nel tempo, ma certamente si può provare il desiderio, a volte molto forte, di riprovare quelle emozioni che ci hanno dato piacere e gioia. Se in superficie questo sembra stimolarci a ricreare o a ricercare le circostanze che hanno prodotto quelle emozioni positive, nel profondo la nostalgia ha un’altra funzione, meno evidente, che è quella di rompere l’inerzia psicologica e attuare i cambiamenti necessari. Per quando sembri paradossale, la nostalgia funziona come un rinforzo positivo per promuovere un cambiamento che la nostra psiche ritiene ormai maturo.>>

https://www.riza.it/psicologia/tu/7013/nostalgia-se-non-la-combatti-diventa-una-risorsa.html

Nostalgia, dunque, non è un epiteto offensivo, sminuente quando viene rivolto a un Neoborbonico; forse lo è per chi lo usa con questo fine.

Fiorentino Bevilacqua (un nostalgico)

02.06.19

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Premio Terra Laboris 2019

Posted by on Mag 26, 2019

Premio Terra Laboris 2019

L’idea di questo Premio nasce dalla volontà di mettere in risalto le eccellenze di un territorio, quello casertano-campano in particolare, ma “meridionale” in generale, che troppo spesso non godono della visibilità, mediatica e non solo, che invece toccherebbe alle stesse se facessero parte dell’altra metà del territorio italiano.

Il Premio è stato imitato, sin da subito, da altri gruppi, associazioni e organizzazioni, a testimonianza del valore e della validità dell’idea che ne ha ispirato l’istituzione e la realizzazione.

Esso è intitolato alla Terra Laboris, l’antica Terra di Lavoro: ubertoso territorio a nord di Napoli, ricco di opifici e attività culturali fino al 1860 circa.

Questa precisazione … “fino al 1860 circa”, spiega la ragione del perché, ad averlo ideato, sia stata una Associazione che opera per la riscoperta della storia del nostro “meridione”, di quella storia, cioè, che non fa parte dei programmi curriculari delle scuole italiane, storia il cui oblio ha contribuito a far sì che il Territorio ricco e fiorente1 cui si accennava prima (quello del Regno delle Due Sicilie, cioè) sia diventano poco più che una connotazione geografica: Meridione, appunto.

Troppo lungo sarebbe spiegare, qui, le ragioni e le vie di una tale “trasformazione” non voluta, non scelta da chi la subì.

Per questa ragione, volendo dare comunque un primo incipit a chi fosse digiuno di ogni dato in merito, ispirandoci alle parole, che i fatti successivi dimostreranno essere profetiche, dello storico inglese Patrick K. O’ Clery (1849-1913)…La rivoluzione – come all’epoca venivano chiamati i fatti “unitari” che interessarono anche il regno dei Borbone – la giudicheremo non dalle parole di coloro che l’hanno avversata, ma da quelle di coloro che l’hanno voluta, sostenuta ed aiutata2, riportiamo, fra i numerosissimi esempi possibili, la cosiddetta “mozione d’inchiesta” presentata, appena otto mesi dopo l’inizio dell’ottava legislatura, da Marzio Francesco Proto Carafa Pallavicino, duca di Maddaloni, deputato del Parlamento italiano.

Egli, napolitano critico nei confronti dei Borbone quando questi regnavano, divenne accusatore aspro e sarcastico del nuovo corso (anche da lui auspicato) che i fatti messi in campo dai “nuovi regnatori” (soltanto per accennare ad un altro, fra i tanti sostenitori pentiti della Rivoluzione: Giacinto de’ Sivo) rivelarono essere ben altro rispetto a quello che le élite pensavano e si attendevano da esso.

Particolare interesse, per chi avesse fretta, rivestono le parole che possono leggersi alle pagine 17 (il vero programma unitario: “Napoli starà peggio, ma noi staremo meglio”) e 10 (le sue prime, strumentali realizzazioni…Tutto si fa venir dal Piemonte…etc.) della versione on line reperibile qui … https://www.eleaml.org/rtfsud/napoli/Onorevoli_Signori_Proto_Maddaloni.pdf

Tutto il resto, per chi ne ha voglia, viene di seguito.

Fiorentino Bevilacqua

24.05.2019

  1. E’ superfluo precisare…pur con le sue criticità, perché non siamo manichei come lo sono i detrattori del “meridione” quando descrivono noi e se stessi.
  2. Patrick Keyes O’Clery, La rivoluzione italiana, Ares editore. (O’Clery, avvocato, storico, fu anche deputato alla Camera dei Comuni).
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“Vilipendio del risorgimento”!?! Ma scherziamo!?di Fiorentino Bevilacqua

Posted by on Mag 23, 2019

“Vilipendio del risorgimento”!?! Ma scherziamo!?di Fiorentino Bevilacqua

L’associazione “Sud e civiltà” ha organizzato e tenuto a Sanza <<un convegno storico per riabilitare la comunità locale, bollata d’infamia da 158 anni per aver difeso coraggiosamente il regno nel 1857>>, quando si oppose al tentativo di Carlo Pisacane, come si legge nella pagina facebook dell’Associazione.

Il convegno non ha avuto un corso facile pur essendo, i relatori, persone e professionisti stimati, preparati e notoriamente equilibrati nei loro interventi, sobri ma non privi di verità dirompenti.

 <<Durante il convegno – si legge nella pagina dell’Associazione Sud e Civiltà – del quale la popolazione era stata tenuta accuratamente all’oscuro, il Sindaco, alzatosi improvvisamente (in seguito farà sapere di essere stato “offeso” dal modo in cui si stava descrivendo la figura di Mazzini), anziché esprimere un motivato dissenso, si è allontanato senza nemmeno salutare. Il vicesindaco, rimasto in sala ove parlava spesso ad alta voce creando disturbo ai relatori, ha platealmente rifiutato la targa dedicata alla città di Sanza >>.

Sulla stessa pagina leggiamo di un attacco mediatico, portato dal <<quotidiano La città di Salerno>> e di un intervento invocante processi per <<vilipendio del risorgimento>> e doglianze perché <<la versione “ufficiale” del cosiddetto risorgimento non sia tutelata da un apposito reato per chi osi contestarla >>.

Ricordiamo un altro Sindaco, in un convegno organizzato nel Basso Lazio, questa volta dalla nostra Associazione Identitaria Alta Terra di Lavoro: egli dissentiva e, terminati gli interventi dei relatori, esprimeva civilmente il suo punto di vista con argomentazioni sulle quali si apriva un confronto.

A Sanza no: purtroppo non è andata così.

Letto il resoconto del convegno di Sanza, a me è venuta spontanea la risposta che, di getto, seduta stante, ho postato in coda agli altri commenti, risposta che riporto qui di seguito.

Ciò facendo, non volendo, ho bruciato i tempi della nostra Associazione che si preparava ad una risposta ufficiale di sostegno a Sud e Civiltà e al suo Presidente, il magistrato Edoardo Vitale.

Quel mio commento, letto e condiviso dal Presidente Saltarelli, dallo storico Fernando Riccardi e dagli altri membri del direttivo, finisce per diventare la risposta dell’intera Associazione Alta Terra di Lavoro.

Ecco il commento.

“Vilipendio del risorgimento” (sarò accusabile, incriminabile pure io che l’ho scritto con l’iniziale minuscola!?). L’ultima difesa di ciò che non è più difendibile è proprio il divieto, stabilito per legge, di mettere in discussione ciò che viene criticato e che, perciò, diventa una “verità” per legge stabilita. Mala tempora currunt, verrebbe da dire…Sì, ma per chi!?

In questo modo si spera di poter creare una sorta di angolino, una “bolla” nella quale si vuole confinare chi dissente, con la speranza di isolarlo e ridurre gli effetti del “contagio” verso chi è ancora …”sano” ma non “immune” dall’accettazione critica di una verità non imposta, non assoluta, variegata (e, appunto per questo, più vera), al posto della “verità” monocorde, strumentale (si può dire o si rischia qualcosa?) agli interessi di chi la propina (qui finisce male…). Una verità diversa (ahi!), rispettosa di un popolo, questo sì, VILIPESO da anni di disinformazione che ha generato altre menzogne e un’idea, un’immagine di esso che già da sola crea un danno che va ad aggiungersi al danno generato, ab initio, dal cosiddetto risorgimento (diabolicum perseverare!).

Ecco: sarebbe da ISTITUIRE ANCHE IL REATO DI VILIPENDIO DI UN POPOLO.

Ci hanno pensato i rappresentanti del popolo? Sì, quelli lì…

Solidarietà, affetto e stima a Vitale e a chi si macchia di questo tipo di … “eresia”.

Fiorentino Bevilacqua – Associazione Identitaria Alta Terra di Lavoro

P.S. Richard Feynman, premio Nobel per la fisica, diceva: “Spero proprio che non tutti la pensino come me: se scoprissi che non è così cambierei idea io, perché è da questa varietà di punti di vista che scaturisce il progresso”.

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Negazionismo? No, grazie! di Fiorentino Bevilacqua

Posted by on Mag 11, 2019

Negazionismo? No, grazie! di Fiorentino Bevilacqua

Il termine negazionismo nasce per gettare discredito su coloro che negano l’olocausto.

Usare lo stesso termine per etichettare chi ha una diversa visione in ambito scientifico costituisce, di per sé, comportamento antiscientifico, pertanto indegno di chi fa ricerca: quando uno scienziato dà di negazionista ad un collega per screditarlo, in realtà il discredito lo getta su se stesso.

Ascoltiamo in proposito l’opinione del nostro affezionato lettore Fiorentino.

L’idea iniziale era quella di commentare questo articolo, che condividevo e condivido ancora, https://cattiviscienziati.com/2019/05/02/glifosate-e-bugie/, come esempio di quanto sia difficile combattere alla pari contro le verità imposte quasi come atti di fede, quando la si “pensa” in modo diverso perché esistono dati che possono generare dubbi sulla verità “ufficiale”, quella che va (e, pare, DEBBA andare) per la maggiore, dati che vengono sistematicamente e volontariamente ignorati (ogni riferimento alle critiche, che costantemente si levano dalle pagine di questo blog, nei confronti della questione “riscaldamento globale / cambiamento climatico” NON è puramente casuale).

Mi sembra, però, che l’autore, che conosco, rispetto e stimo, vuoi per la “fretta” e la brevità imposta dal social (facebook) sul quale riporta l’articolo, vuoi per l’aspetto informale dell’introduzione stessa, cada quasi vittima dello stesso errore che sta combattendo.

Nel virgolettato le sue parole, quelle che hanno generato in me stupore, amarezza e le riflessioni che, di seguito ad esse, riporto. Negli ultimi giorni, in pratica, per ben due volte ho scoperto di essere… un negazionista, mentre pensavo (e penso!) di essere soltanto uno che vuole ragionare, anche se in dissonanza a certi criteri che vanno per  la maggiore.

<< SIETE PROPRIO SICURI? Grande enfasi viene data in questi giorni ad un articolo su Scientific Reports che dimostrerebbe nei ratti i danni alla salute delle generazioni future causati dal glifosate.  Sicuri che le cose stiano proprio così? PS: l’autore principale ha ricevuto per questo progetto soldi da una fondazione di stampo religioso abbastanza nota per finanziare molti programmi antiscientifici, inclusi alcuni sul negazionismo climatico e nel campo delle cellule staminali.>>

Capisco che una “fondazione privata di  stampo religioso” (o di qualsiasi altro stampo) possa finanziare i programmi che vuole (lo fa pure lo Stato), compresi quelli antiscientifici ma, dire “inclusi quelli sul negazionismo climatico” vuol dire che, anche per l’autore dell’articolo:

1) esiste un negazionismo climatico; cioè qualcosa, un movimento, che nega senza ragioni, a testa bassa e ad occhi chiusi quello che, così, viene automaticamente eretto, con questo modo di presentarlo, a verità ormai acclarata e inconfutabile; il campo dei contrari, viceversa, presentato come negazionismo climatico, perde ogni carattere che lo renda degno di considerazione e assume quasi i connotati di  un complottismo climatico di segno opposto a quello a cui i cosiddetti negazionisti climatici ascrivono i sostenitori del GW; paradossale! Ci scambiamo, apertamente o larvatamente, accuse dello stesso tipo.

2) messa così la cosa, chi legge può credere che tutto ciò che non è d’accordo, critica, contesta, argomenta etc avverso la tesi del GW, prima, dei Cambiamenti climatici, poi, appartenga ad un “ismo” climatico che, come altri “ismi”, ha, tout court, una connotazione tanto negativa che può (o, forse, deve) essere rigettato senza neanche entrare nel merito delle ragioni (per giuste o sbagliate che siano) che lo generano e sostengono: rigettarlo diventa quasi un dovere morale.

Così succintamente presentato, ci si farebbe l’idea che esistano solo due campi: quello del GW/Cambiamento climatico (implicitamente l’unico vero, autenticamente scientifico) e quello di chi lo critica, ne critica certi contenuti … da negazionista, cioè senza ragioni sostenibili e tale da dover essere liquidato (e poi ignorato) con un semplice epiteto: negazionista.

Qui mi viene un po’ di amarezza.

Logicamente non ci posso stare: possibile che tutti i climatologi, tutti quelli “contrari” siano non degli scienziati, delle persone che, magari, sbagliano (ma possono anche avere ragione), ma nient’altro che negazionisti che, chissà per quale ragione (complottismo!?), conoscono la verità del GW e la negano!?

Possibile che tutte le pecche stiano nel campo di chi non è d’accordo?

Mi vengono le traveggole, e non scherzo perché ricordo le tesi di un Prof di climatologia in una trasmissione dei primi anni del duemila. Diceva (cito a memoria)…

La CO2 è solo il 2% di tutti i gas e vapori ad effetto serra presenti in atmosfera; la CO2 di origine antropica rappresenta solo il 2% di questo 2%. Ergo, su 10.000 molecole ad effetto serra presenti in un dato volume di aria (a una certa T e P) solo 4 sono di origine antropica. E poneva la domanda retorica: possono, quelle 4 molecole, avere l’effetto sul clima che si addebita loro? Aggiungeva anche che alcuni degli altri gas/vapori ad effetto serra (alcuni molto più efficaci della CO2 nel trattenere il “calore”) variavano la loro concentrazione  anche di 6 volte.

Fu questo intervento a rappresentare la goccia che fece traboccare il vaso: anche io ero convinto che i cambiamenti del clima, stabile fino a questo periodo (altra convinzione che avevo), fossero stati innescati dall’intervento dell’uomo (la famosa mazza da hockey https://www.attivitasolare.com/climatologo-allarmista-falsificato-dati-sancisce-tribunale/ link che dà anche un’idea di dove può arrivare una controversia scientifica).

Precedentemente avevo letto (su Le stelle) articoli che parlavano di modificazioni climatiche del passato; avevo letto (Felice Vinci, Omero nel Baltico, IV edizione, Roma, 2003, Palombi editore) di tutte le peripezie climatiche che avevano preceduto e seguito la discesa dei popoli nordici nell’area del Mediterraneo etc etc. Sapevo, dal corso di Biologia marina, del rapporto Ghiacci della Groenlandia – Correnti profonde – Corrente del Golfo – Clima Europa occidentale (il che già mi portava a dubitare della “globalità” del riscaldamento). Quindi fu facile, per me, cambiare idea e cominciare a dubitare del GW/Cambiamento climatico affermato e sostenuto dall’IPCC sulla limpidezza del cui operato, oltretutto, cominciavano a comparire e ad addensarsi nubi e sospetti (come spiegato QUI).

Leggere, oggi, che devo mettermi, visto che dubito, nella casella dei negazionisti (assieme a quel professore e tanti altri), mi sembra eccessivo: è tutto sbagliato? E’ corretto tutto e solo ciò che supporta la tesi del GW? Quello non era un professore di climatologia ma, forse, era un millantatore?

E’ ovvio che la risposta sarà no. Però messa così, la questione del “negazionismo”, rattrista ed esacerba un po’ gli animi…

Io non sono mai stato manicheo.

In un mio post di risposta ad un amico ho scritto: quelli dell’IPCC facessero “ammenda” di certi errori, di certe superficialità, di certe manchevolezze, poi se ne riparla.

Insomma: si azzeri tutto, si torni alla scienza vera. Ma si sgombri anche il campo da posizioni di tipo messianico: anche se fatte, tenute e sostenute in nome della Scienza, dell’interesse generale, così come vengono presentate irritano e non predispongono al dialogo, quanto meno al dialogo costruttivo.

Se è lecito dubitare della generosità disinteressata con cui quella Associazione di stampo religioso eroga i suoi fondi, è altrettanto  lecito dubitare delle finalità con cui vengono erogati i fondi statali (o parte di essi) a chi, invece, fa ricerche che vanno nella direzione che sostiene il GW.

Pure quelli che governano uno Stato non sono dei santi e, anzi, sono espressione di gruppi che hanno vari interessi, legittimi ma pur sempre diversi e contrastanti con quelli di altri…

E’ di questi giorni, per esempio, la polemica, che tiene banco sui media, circa il coinvolgimento di un politico (probabilmente inconsapevole) in un rapporto, da altri mediato, con qualcuno che aveva forti interessi nell’eolico.

Oltretutto, se uno nega legittimità alle idee di un altro, quest’ultimo si irrigidisce nella sua posizione, fa quadrato e, anche se inizialmente ben disposto al confronto (scientifico in questo caso), di fronte alla pervicacia con cui il primo glissa sui suoi errori, nega le superficialità, le strumentalizzazioni della sua parte, si chiude a guscio, si ghettizza (ma, in questo caso, ce lo avevano già messo gli altri nel ghetto dell’”ismo”) e diventa quasi settario (ma, si sa, una setta vale l’altra).

Questo a tutto danno del dialogo e del confronto vero.

Non sono stato mai manicheo.

Ma mi sembra che, in questo caso, si stia creando una suddivisione di questo tipo.

Non mi piace.

Non capisco.

… e provo amarezza, un’emozione, uno stato d’animo non gradevole che, certo, non ambisco avere con me: ergo, mi chiudo al confronto (“soluzione” pessima, ma efficace, della dissonanza cognitiva che mi hanno creato) e tratto gli altri come gli altri trattano me.

Anche senza il ricorso a ismi

Ma la dissonanza cognitiva ce l’hanno pure coloro che, nella massa, cresciuti a suon di <<CO2 che è aumentata, aumenta e aumenterà causando aumento di T atmosferica etc>>, di fronte a chi afferma il contrario, vanno in crisi. E’ di questi giorni un post che circola su facebook, un post “Sponsorizzato – finanziato da Greenpeace Italia” su “Emergenza clima”, secondo il quale “ci restano 11 anni – ci risiamo, direbbe qualcuno –  per difendere il clima e il nostro futuro” (dei fantomatici punti di non ritorno abbiamo parlato varie volte, per esempio QUI e QUI).

Torniamo alla Scienza?

Sì, ma per farlo bisogna sgombrare il campo da posizioni di comodo e/o da coloro che da tali posizioni pontificano pur avendo con sé sia peccati originali (https://www.heartland.org/_template-assets/documents/Books/Why%20Scientists%20Disagree%20Second%20Edition%20with%20covers.pdf punti 3-4 e 5 di pag. XX) che di percorso di esistenza (per esempio http://www.climatemonitor.it/?p=37313 ).

Ovviamente non parlo dell’autore dell’articolo da cui questa mia riflessione ha preso spunto, che argomenta certo in modo scientifico, ma delle posizioni di forza di chi mi ha detto prima che il riscaldamento era globale e dovuto solo alla CO2 (qui un interessante, pacato, intervento sui rapporti veri tra CO2 e temperatura https://www.youtube.com/watch?v=eEMk6iOvpsE&t=1280s ), poi ha cambiato affermando che si trattava di cambiamento climatico dovuto alla CO2, che si è accorto, qualcuno potrebbe pensare …al momento giusto, che in precedenza ha misurato le temperature del mare peggio di come avrebbe fatto la badante di mia nonna cioè portando l’acqua al termometro, dentro un secchio, spesso dalle parti della sala macchine, e non il termometro all’acqua e, sui valori così ottenuti sono state fatte previsioni mai avveratesi e mai ritrattate (http://www.ambienteservizi.net/news/le-vere-temperature-del-pianeta ) e non ha battuto ciglio continuando a pontificare come se nulla fosse stato… che non ha saputo prevedere né il passato né il futuro (come per esempio il global warming hiatus  http://www.climatemonitor.it/?p=37462), che ha fatto qualche articolo che ha dovuto poi ritrattare etc etc.

Ecco: un politico, uno che sa trattare con gli altri tanto da manipolarli a suo piacimento, quando vuole, se vuole, questo lo capirebbe. Bisogna prima sgombrare il campo da questi fantasmi, solo allora ci si può sedere al tavolo del confronto (parlo dell’IPCC) e ripartire essendo tutti aperti a qualsiasi risultato; ma bisogna sgombrare il campo dai sospetti che qualcuno abbia barato (https://www.attivitasolare.com/la-deliberata-corruzione-della-scienza-del-clima-dr-tim-ball/ ma anche http://daltonsminima.altervista.org/2010/01/27/il-teatrino-della-misurazione-delle-temperature-globali-effetto-siberia/)

Questa è la condizio sine qua non.

Non c’è confronto su articoli che tenga.

Ci sarebbero sempre articoli sui due fronti opposti: fa parte, me ne insegnate, della vitalità della Scienza; se Halton Arp fosse ancora vivo, cercherebbe ancora di dimostrare che si crea materia non virtuale nel nucleo delle galassie… e ci sta.

Ma non ci sta un approccio manicheo di tipo sacro/profano con il profano (supposto tale, in questo caso) da esecrare o da guardare dall’alto in basso.

In queste condizioni non ci può essere confronto (che deve essere pacato sì, ma senza anatemi e demonizzazioni varie quando si è lontani dal “tavolo tecnico”), ma si aprono ampi spazi alle tesi di chi sostiene che esiste anche una pornoecologia, che si fa strumento di un “neocolonialismo ecologista dell’Occidente che pretende di esportare modelli assoluti, decontestualizzati, di protezione ambientale, che pretende di insegnare alle popolazioni native del ‘Terzo Mondo’ come fare la loro rivoluzione ecologica” (https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=18626 ) ovviamente… vendendogli i mezzi per farla e fornendogli i finanziamenti per acquistarli.

Si potrebbe concludere, per quanto riguarda questo aspetto della vicenda GW sì/cambiamenti climatici e clima ancora da studiare, che le vie della seta sono infinite e, certe volte, sembrano passare anche dalle parti dei cambiamenti climatici.

Fiorentino Bevilacqua

(5 maggio 2019)

Fonte

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