Con l’Impero Romano il mondo non è stato più lo stesso e qualsiasi impero, nazione e stato si fonda sul modello dell’antica Roma, dal punto di vista urbanistico, militare, tecnologico e politico ma è soprattutto con il diritto che l’Urbe ha modificato l’impostazione giuridica e legislative di tutte le entità pubbliche e delle società. Anche i famosi barbari che a fine Impero devastarono come le cavallette la penisola italica, per civilizzarsi si convertirono al cristianesimo e usarono il diritto per impostare i nuovi stati partendo da quello Romano che venne modificato ed integrato in funzione delle identità e delle tradizioni dei diversi popoli. I mutamenti che ha subito il suddetto Diritto, pur conservando il suo impianto originario quanto meno nel metodo, sono stati tanti ma chi ha custodito più di tutti l’identità e la forma originaria è stato il Regno di Napoli fino al tramonto della sua lunga vita e capire come è fondamentale il Diritto, sia interno che internazionale, per ogni stato vuol dire capire perchè ci sono stati determinati comportamenti dei protagonisti di ogni evento storico. Nessuno al mondo ha mai messo in dubbio il primato e la centralità del Diritto Napoletano come mai nessuno nel mondo identitario ha pensato ad approfondire l’importanza di questo aspetto che è ben più importante delle vicende dei briganti e dei Re fino a quando il Prof. Gianandrea de Antonellisnon ha deciso di colmare questa enorme lacuna curando il testo “Storia del Diritto nel Regno di Napoli di Gaetano Arceri” per conto di “D’Amico Editore”. Nei giorni scorsi ci ha permesso di pubblicare il suo saggio introduttivo e l’introduzione della Prof.ssa Carmela Maria Spadaro ma venerdi 4 novembre alle 21 ci parlerà per la rubrica,”Incontro con l’Autore”, del suo lavoro e per vedere basta cliccare di seguito
Importante convegno a Napoli all’Arciconfraternita e Monte del SS Sacramento dei Nobili Spagnoli a Palazzo San Giacomo dove è stato presentato il pregevole lavoro di Gianandrea de Antonellis “LE OPERE POLITICHE DEL PRINCIPE CANOSA” alla presenza di un autorevole pubblico in un ambiente e atmosfera dal sapore antico e aristocratico. Di seguito in ordine di apparizione l’intervento dei relatori
“PRINCIPE DI CANOSA, MASSIMO TEORICO DELLA CONTRORIVOLUZIONE” con Gianandrea de Antonellis ma anche importante personaggio storico legato al mondo della Tradizione che capì i danni che avrebbe creato il modernismo scambiato per modernità.
Nápoles, 15 octubre 2022, Santa Teresa de Jesús, copatrona de España. [FARO]. En la Archicofradía de Nobles Españoles de Santiago se han presentado los tres primeros volúmenes de la colección de las obras políticas del Príncipe de Canosa, Antonio Capece Minutolo (1768-1838), uno de los más ilustres representantes del tradicionalismo napolitano. Por su oposición a la «política de amalgama» padeció la incomprensión y la persecución. Embajador en la España de Fernando VII en 1814 y ministro posteriormente en 1816 y 1821, hubo de dejar el Reino para acogerse al Ducado de Módena de Francisco IV (padre de Francisco V, de la Condesa de Chambord y de Doña María Beatriz, madre ésta de Don Carlos VII y Don Alfonso Carlos). Metternich quiso impedir la publicación de sus libros; el Príncipe de Canosa, en una carta de 1836 al Rey de las Dos Sicilias, se muestra decididamente partidario de la causa de Don Carlos V en España.
La recuperación de su figura durante la década de 1960 se debió a la obra de Silvio Vitale, amigo y colaborador del Profesor Francisco Elías de Tejada. Y ahora nuestro amigo y colaborador el Profesor Gianandrea de Antonellis ha emprendido con las Ediciones Solfanelli la edición de la obra completa de Antonio Capece Minutolo, bajo el patrocinio del Consejo de Estudios Hispánicos Felipe II.
En la presentación de este sábado, fiesta de Santa Teresa —que contó con la asistencia del actual Príncipe de Canosa, Ernesto Capece Minutolo, su mujer y su hija— intervinieron el Doctor Maurizio Di Giovine, el Profesor Giovanni Turco, el Profesor Miguel Ayuso —autor del prólogo al primer volumen— y el propio director de la colección, Gianandrea de Antonellis.
Troppo spesso si sente parlare di “identità duosiciliana”, con riferimento agli ultimi anni del reame borbonico, dimenticando che, se il Regno delle Due Sicilie durò soli 45 anni, dal 1816 al 1861[1], i Regni di Napoli e di Sicilia, che la loro corona fosse cinta o meno dallo stesso Monarca, ebbero vita plurisecolare.
Chi era il suo autore? Gaetano Arcieri[1] fu un personaggio di spicco della cultura napolitana, pur vivendo quasi la propria intera esistenza apparentemente ai margini della vita politica della capitale.