Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Esclusiva:l’ultimo sequestro della banda Manzo (X)

Posted by on Dic 24, 2021

Esclusiva:l’ultimo sequestro della banda Manzo (X)

Lo stato italianoè stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando , seppellendo vivi i contadini poveri del Sud che gli scrittori salariati e venduti tentarono di infamare col marchio di briganti .
Antonio Gramsci, “ Ordine Nuovo”.

“Potete chiamarli briganti, ma combattono sotto la loro bandiera nazionale; potete chiamarli briganti, ma i padri di quei briganti hanno riportato due volte i Borboni sul trono di Napoli. E’possibile, come il governo vuol fare credere,che 1500 uomini comandati da due o tre vagabondi tengano testa a un esercito regolare di 120 mila uomini?Ho visto una città di 5 mila abitanti completamente distrutta e non dai briganti”. 
Discorso del deputato Giuseppe Ferrari  nel parlamento di Torino.

“Io stesso vidi combattere con molto valore nella banda Caruso una donna con due revolver nelle mani, e affrontare presso Francavilla la mia cavalleria…”.
Generale Pallavicini

LA GUERRA DI FILOMENA
Pennacchio Filomena, da S.Sossio. Di anni ventitrè.Contadina. Catturata il 29/9/1864. 
Filomena, dunque, faceva la contadina. Non sappiamo cosa facesse –gli archivi del Regio Esercito non hanno niente in proposito –a quindici anni; ma possiamo immaginarlo. Nella primavera del cinquantasei, la contadina Filomena ha scoperto di essere bella. E’ una cosa strana che i contadini siano belli, ma a quindici anni succede. Quella primavera, è successo a Filomena e a un ragazzo del suo paese, un riccetto di cui non s’è salvato il nome e che perciò chiameremo, a capriccio nostro, Giuseppe.
La vita di Pennacchio Filomena è praticamente tutta in quei tre o quattro mesi di quella primavera. Uscire dalla chiesa e sentirsi guardata. Tornare all’abbeveratoio, la sera, e trovarci – per caso- il ragazzo Giuseppe. Essere belli insieme, senza averne paura. E scoprire le cose, trovarle-gli alberi, l’acqua, gli uomini, le strade – pronte a vivere con noi, avendoci fino a quel momento aspettato. Tutto questo, è durato alcuni mesi. Poi, la seconda scoperta. Noi non sappiamo dove. Forse, nei gesti di sua madre; o sul viso dell’amica non di molto più anziana e già sformata; o in quello delle donne che trascinano ingobbite dei pesi. L’adolescente guarda con un’attenzione dolorosa ciò che la vita sa fare. Arriveranno in fretta anche per lei le rughe, la voce roca, la tristezza del corpo. Sarà adulta anche lei. E presto anche la voce di Giuseppe si farà dura, senza più tenerezze: la guarderà di sfuggita,tornando ubriaco di zappa, e le comanderà qualcosa. Così è la vita degli uomini, a San Sossio -e la gioia, per i poveri, è un bottino che dura molto poco.
E’ allora che la ragazza Filomena diventa donna. E’ questa sera che Giuseppe, stringendola nel buio d‘un fossato, non la sentirà ridere: la sbircerà dubbioso senza trovare il suo sguardo. Esiterà un momento prima di risentire, solido sotto il suo, il corpo della ragazza; e di ricominciare a toccarlo, con avida indifferenza.
Lontano, una campana suona l’ora.

Una campana suona. Per le vie del villaggio sfilano silenziosi dei lancieri. Finestre chiuse, cavalli impolverati: arrivano alla piazza. Li attende un capannello di civili. Il tenente si ferma, si fruga nella giubba, sporgendosi di sella tende qualcosa al notaio Livolsi. Il notaio prende il foglio, lo legge, dice qualcosa all’ufficiale; il tenente non risponde, alza un braccio – nessuno dei cinque o sei contadini sui gradini della chiesa ha alzato in tutto questo tempo la testa – e la pattuglia riparte. Nessun bambino corre dietro ai cavalli. Appena fuori del paese il lanciere Moroni, ultimo della fila, rallenta appena il trotto e sputa in un fossato, vicino all’abbeveratorio. E’ bastato a farsi distanziare di qualche metro dal drappello: ” E muoviti, balèngo!- soffia il sergente Stardi – Cosa aspetti, boja fàus!, i briganti?”.Moroni arrossisce, e sprona. Ed è settembre, settembre 1864.  I monti sono pieni di bande. Colombo, dei lancieri di Novara, l’hanno inchiodato a un albero. Colaussi, l’hanno bruciato vivo. Due compagnie di bersaglieri han vendicato il Colaussi. Nell’altro villaggio invece non s’è trovato nessuno: non è rimasto che bruciare le case. Dicono che ci sia anche delle donne, fra i briganti. Ma nessuno le ha viste, pensa il lanciere guardando la strada. Nessuno? In ognuno di questi fottuti paesi, le vediamo. Con quei loro occhi bassi e quella loro faccia non-so-niente: le puttane! I maschi si capisce: non vogliono andare soldati, questa è la verità, e allora si danno alla macchia e fanno i briganti. Ma le donne? Le donne cosa le porta, santiddio, a fare questa vita?

Filomena non saprebbe rispondere a questa domanda. E’ nascosta da qualche parte, forse non lontano dai lancieri che sfilano lungo il margine del bosco. Forse anzi li sta osservando-i mantelli azzurri contro il rosso dei tronchi- e forse proprio in questo momento un uomo le corre vicino e le tocca una spalla, e lei si volta. Non possiamo sentire – siamo troppo lontani – cosa dice l’uomo che è arrivato adesso. Ha una faccia tarchiata, da pastore. Indica i soldati ripetendo qualcosa, poi ride. La donna fa di sì con la testa. L’uomo si allontana correndo e un attimo dopo sul roccione è rimasta solo la ragazza. Giù in basso i lancieri continuano a sfilare lentamente, le teste chine, i mantelli sul viso. Moroni sta ancora chiedendosi cosa diavolo ci facciano le donne nei briganti e subito dopo -per associazione d’idee – se per Natale, a Novara, Carolina gli darà quel che le ha chiesto nell’ultima licenza. Dall’alto, Filomena continua a osservare attentamente i soldati, compreso il lanciere Moroni di cui però non riesce ad indovinare i pensieri, né le interesserebbe farlo.
In nome di Sua Maestà Vittorio Emanuele, per grazia di dio e volontà della nazione…”.
(Filomena corre giù dal costone verso il bosco – Crociatet! Serrare!- Filomena apre la bocca per urlare –Pronti al comando!Puntat!-aaaaaah…atttia!- diodiodio non a me non può non …-il fucile tra le mani di Filomena – un lanciere alza la carabina –Filomena è quasi al margine del bosco – il fucile di Moroni spara – Filomena è ai cavalli – Moroni apre la bocca scivola all’indietro sempre a bocca aperta gridando – Filomena spara).
Per avere in modo univoco e in concorso con le persone apresso identificate…”.  
(Ora trascina i piedi nel sentiero tra i sassi- salire salire salvezza la montagna-lancieri a cinquecento metri- solo nove ancora vivi in banda- la salire salire – scia di sangue- la nuca di un pastore gli occhi di Filomena- un passo un passo un passo Carmine apre le braccia – Carmine giù su un masso ha la testa spaccata – fumo colpi di fuoco l’azzurro dei bersaglieri – ancora fumo ancora colpi – buio).
“ Per questi motivi la corte, visti gli articoli…”.     
(Viso di Giuseppe- viso di donna anziana – interno di cucina, fumo – il fumo degli spari –fumo della cucina-madre di Filomena – veste azzurra coi fiori- galline – vecchio schienapiegata suo padre- occhi stretti giovane contadino – chiesa la domenica mattina – chi sta urlando? – il sole il sole il sole uscendo nella piazza – il viso di Giuseppe – la montagna – i soldati).
Alla pena di anni diciotto e mesi sei di…”.
(Il sole- il sole a mezzogiorno la montagna – troppo troppo pesanti scarponi militari – la bocca d’un soldato che scivola di cavallo- il viso di un ragazzo ma qualcuno sta urlando – e un soldato e gli occhiali –occhiali in faccia a quell’uomo –parla parla parla – e lontano sta urlando – e ancora un viso e vicino all’abbeveratoio e la sera- la sera).
“ La sunnominata Pennacchio Filomena…”.

(Braccia che la tirano via- chi sta urlando? braccia delle guardie portano via i pastori – chi sta urlando? – guardie trascinano via i contadini le braccia delle guardie sulle braccia  di Filomena – facce terrose facce di pietra contadini –nessuna voce nell’aula soltanto –l’urlo di Filomena sempre più via).
Adesso non riusciamo più a tradurre i pensieri di Filomena, neppure approssimativamente (ormai non ci sono, del resto, dei pensieri completi: ma singole parole dialettali, e immagini; e molto tempo è passato). Ci sembra d’intuirvi – o desiderarvi – una luce; molto sfocata tuttavia, e sempre più occasionale. Forse ci sono anche dei visi, dissolti uno sull’altro (un video disturbato); ma per brevissimi istanti. Normalmente, c’è un respiro regolare e quello che è sicuramente- per quanto qui possa sembrare strano- un sorriso. Ed è per noi già autunno, autunno milleottocentosettantasei.
La luce piove serenamente, adesso, sul camerone rettangolare. E’ l’ultima della giornata: le donne si raggrumano- a due a due, a tre a tre, contandosi remotissimi pettegolezzi- in questa o quella chiazza che scivola dai finestroni sbarrati. Filomena sorride. Il contadino Carmine sul masso con la testa spaccata,  il ragazzo Giuseppe che vive e adesso avrà quarant’anni. Filomena sorride. L’aula del tribunale di Vallo, le file dei pastori in catene…E già nel porto di Napoli ha fischiato una sirena e già contadini e pastori salgono goffamente il barcarizzo. Tanta acqua, san Sossio.. E non c’è più briganti, e non c’è più la guerra: per la madonna!l’america, quella sola rimane. Nessuno ha chiesto grazia, e nessuno è pentito: ma la montagna è povera, e il Re ha troppi soldati. Così, guardarsi indietro l’ultima volta, e salire.
(E nel camerone, da sola, una donna rugosa sorride. Sorride? Chi lo sa se è la sua america, e forse col Giuseppe; e lei sorride).
Ciao, Filomena.     

Scontro a fuoco nella contrada Cerreta del comune di Campagna tra i carabinieri e circa 80 briganti delle bande riunite Cerino – Cianci – Parra – Boffa e Scarapecchia.
 Circondario di Campagna lì I Novembre 1866
Sull’albeggiare del 31 ottobre 4 Carabinieri con 25 uomini di Squadriglia, vennero spediti in perlustrazione sulla traccia della banda Boffa.Verso le 6 antimeridiane giunti alla Montagna Cerreta, il Vice Brigadiere Botti con cinque della squadriglia salirono sul monte per visitare una grotta ivi esistente, e a poca distanza dalla stessa furono sorpresi dalle comitive Cerino, Ciancio, Parra, Boffa e Scarapecchia nel numero approssimativo di circa ottanta persone.
Il detto Vice Brigadiere coi cinque uomini che lo seguivano sostenne vigoroso combattimento coi briganti, battendo in regolare ritirata, finchè potè riunirsi al rimanente della forza, colla quale sostenne un lungo combattimento poiché i briganti in numero superiore cercavano d’accerchiarla.
Dopo mezz’ora di conflitto sovvennero chiamati dal fuoco un Drappello di 10 Soldati del 16° Reparto Fanteria che col Sottotenente Sign.Verga di là transitavano diretti verso Acerno. Intanto che sostenevano un fuoco ben nutrito, da ambo le parti, s’inviarono qui tre uomini di squadriglia a chiedere rinforzi che subito si venne in numero di 7 Carabinieri, 12 Soldati e 30 Guardie Nazionali  diretti dal Capitano Comandante la Compagnia qui distaccata, e dal Capitano dei Reali Carabinieri; partendo subito per una via più lunga e disastrosa , nell’intento di prendere in mezzo tutti i masnadieri percorrendo tre chilometri sopra rocce impraticabili, ma sebbene chè adoperavansi la maggiore accortezza, pure i briganti provveduti di cannocchiali accortisi, se ne fuggirono, prendendo la direzione dei boschi di Senerchia.
La forza tutta li inseguì per lungo tratto, e sino a che ne smarrì ogni traccia, e poiché la stessa era sprovvista di viveri, non munita di cappotti per la sollecitudine con cui ebbe a partire, dovette la notte ritirarsi in residenza.
Dei briganti ne rimasero feriti almeno quattro, giacchè furono visti trasportare dei loro compagni, e sul terreno furono sequestrati un fucile a due colpi, ed un cappotto di panno affatto nuovo.
La riunione dei briganti sembrava fosse stata effettuata coll’intendimento di invadere qualche paese,e con qualche probabilità Campagna, in causa delle misure di rigore che si sono adottate per vietare assolutissimamente la somministrazione di viveri.
La forza tutta spiegò molto zelo e coraggio sebbene in numero assai inferiore,ed è degna di lode; ma qui esige ottenersi sollecitamente truppa giacchè con soli 30 soldati e undici Carabinieri non si potrà mai ottenere ottimi risultati benché si tenti di fare ogni possibile servizio.
Il Capo di tutte le comitive Cerino era interamente vestito di rosso,per lo più i briganti sono armati di fucile a due colpi; ed alcuni di Carabina e Revolver.

Il SottoPrefetto
Casalis

fonte

http://www.promemorianews.org/dossier/brigantaggio_10.html

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