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“L’EROE DI GAETA” ROMANZO SU FRANCESCO SAVERIO ANFORA DI LICIGNANO

Posted by on Lug 4, 2023

“L’EROE DI GAETA” ROMANZO SU FRANCESCO SAVERIO ANFORA DI LICIGNANO

La fine del Regno delle Due Sicilie dopo quasi 8 secoli di vita come lo stesso Benedetto Croce ha dichiarato “il regno se non ci fosse stata una forte e vigorosa spallata non sarebbe caduto” o come disse Denis Mack Smith “il risorgimento è la pagina più gloriosa dell’imperialismo britannico” s’è sciolto, grazie ad una certosina preparazione, in breve tempo come neve al sole lasciando una scia di polemiche, di tesi inquietanti, di drammi e di tragedie che a distanza di 160 anni sono più vive che mai e che è difficile non dargli credito.

Corruzione, massoneria, tradimenti e prostituzione sono le quattro colonne portanti che hanno permesso la scomparsa del nostro amato Regno e la nascita di una nazione che tutti oggi conosciamo con il nome di Italia e, come l’invasione di funghi dopo una pioggia di fine agosto. così escono fuori nomi e personaggi che con la loro condotta infame sono stati determinanti per far si che lo storia prendesse una certa piega come ben conosciamo. Per fortuna, escludendo gli insorgenti che per dieci anni hanno combattuto e sono morti per difendere la patria napolitana non accettando la suddetta nazione Italiana, ci sono stati molti sudditi militari e non, che con il loro comportamento leale ed eroico hanno dato onore al Regno morente non trasformando le sue genti da sconfitti in perdenti. In molti casi parliamo di ufficiali, sottoufficiali, soldati, gente comune, giovani, se non giovanissimi, pochi noti e spesso sconosciuti alla storia che hanno scritte pagine eroiche passando nella mitologia nel pieno rispetto della genesi della nostra terra dove nasce prima il mito e poi la storia e tra questi c’è senz’altro Francesco Saverio Anfora di Licignano nobile di una famiglia che iniziando con I Normanni ha ripercorso tutta la vita del Regno fino agli ultimi giorni di Gaeta. Chi da anni ha deciso di studiare e far conoscere la vita di Anfora è un suo discendente per linea diretta, Domenico Anfora, che chiamerò confidenzialmente Mimmo, un sottoufficiale dell’aereonautica che per passione fa il ricercatore da anni concentrandosi sul suo illustre antenato e sulle vicende storiche di quel periodo facendole conoscere al mondo attraverso la scrittura e in questi giorni è uscita la seconda versione aggiornata di un Romanzo che abbiamo avuto il piacere e l’onore di presentare in anteprima in una trasmissione di qualche mese fa per la rubrica “Incontro con l’autore”. Il titolo del Romanzo è “L’Eroe di Gaeta Francesco Saverio di Licignano” che dopo averlo letto mi ha dato subito la sensazione di aver letto un testo unico, originale arricchito dall’introduzione di Maurizio Francesco Di Giovine che in poche righe stimola il lettore a leggerlo tutto di un fiato. La Storia è divisa in due parti prima e dopo la caduta di Gaeta ma definire il libro un romanzo è un rebus perché per certi versi appare un diario della vita di Francesco e per come è precisa sembra essersi incarnato in Mimmo dando la sensazione di aver vissuto in prima persona quelle vicende non soltanto per la precisione della narrazione ma per il trasporto emotivo e la passione con cui le espone. Mimmo cura tutto nei minimi particolari non trascurando nessuno aspetto con note molto precise e puntuali facendo entrare il lettore prima nel contesto storico per poi passare al protagonista utilizzando un linguaggio essenziale sintetico tipicamente militare molto efficace e capace di arrivare a tutti i tipi di lettori, una tecnica che mi ricorda molto quella del Petromasi capace di scrivere in una pagina una settimana di fatti e azioni senza trascurare nulla. Mimmo tutti i personaggi che cita lo fa in poche righe tratteggiandoli dal punto di vista umano in maniera impeccabile dando l’impressione di averli conosciuti personalmente come i fatti che narra che per come sono precisi sembra che li stia raccontando un reduce anche per l’ordine cronologico, rispettato in maniera maniacale dando un quadro d’insieme preciso e per nulla dispersivo utile a qualsiasi tipo di lettore, a quello novizio e a quello più esperto. Parla di Francesco II e delle sue scelte senza ipocrisia e omissioni, con poche parole e dirette ci fa capire che il Re ad ogni decisione quasi comprendesse che stava facendo la cosa sbagliata e quando avvicendava i suoi Generali nelle leve di comando tutti avevano caratteristiche simili e molto affini a quelle del sue. Erano prudenti, attendisti senza modificare mai nessun piano di battaglia nemmeno quando, in quelle rare occasioni, c’èra l’opportunità di contrattaccare e cambiare le sorti della guerra. Un Re che dava la sensazione di essere più preoccupato di arrivare a Gaeta per votarsi al martirio che vincere sperando nella geopolitica che doveva fare le cose che spettavano a lui a seguito delle decisioni prese nei vari congressi come quello del novembre precedente tenutosi a Zurigo. Bastava non lasciare Napoli oppure dare il comando ai tanti giovani ufficiali che sul campo stavano dimostrando doti di comando e coraggio per recuperare il Regno, sarebbe stato certamente un provvedimento eccezionale ma quelle vicende drammatiche lo avrebbe giustificato. Ebbene Mimmo te lo fa comprendere con tale semplicità che sembra veramente sbarcato dalla macchina del tempo che ha fatto un viaggio di 160 anni per raccontarti quello che ha vissuto. 

Anche nella seconda parte del romanzo quando si racconta la nuova vita, Mimmo sembra di stare a raccontare la “sua vita” e come avviene in tutti i romanzi degni di tale nome, appaiono figure femminili che come accade a tutti i cattolici apostoli romani che, nelle intenzioni vorrebbero viverle nel rispetto della morale cattolica ma nella realtà fanno il contrario vivendo peccaminose passioni amorose, si sa che il buon Dio certi peccati li perdona con più facilità, che danno un tono di leggerezza alla storia con l’autore che dimostra di avere capacità di scrittura anche quando non si parla di battaglie e soldati. C’è anche un passaggio dove si evidenza un mondo tradizionale e apparentemente vecchio, che aveva preso la parabola discendente che emerge quando il padre di Francesco impone al figlio di andar via dalla casa di famiglia perché l’appassionate storia amorosa tra lui e una donna promessa ad un altro, avrebbe minato gli equilibri di una comunità che si reggeva su regole non scritte dove un nobile non avrebbe mai imposto ad un semplice contadino nessun ordine che andasse a violare le decisioni familiari anche se i sentimenti dei giovani erano forti e appassionati, visto con gli occhi di oggi la cosa ci fa ridere ma questo “modus operandi” ha tenuto in piedi il mondo per circa 2000 anni.

Si parla anche del fatidico incontro con Cialdini che voleva arruolare Francesco nel neonato esercito italiano sentendosi dire un secco no a differenza di altri che accettarono ma anche in questo caso Mimmo non giudica le scelte individuali perché in un mondo che era cambiato in quel modo tutti erano tenuti a fare le scelte che desideravano ma distingue tra chi lo ha fatto prima e durante il 1860 e chi lo ha fatto molto tempo dopo e chi non lo ha mai fatto e ha servito la sua patria, la sua terra e il suo Re fino all’ultimo giorno di vita. Il romanzo termina, come nella realtà, con Francesco che nella sua opera di carità verso i più deboli e gli ammalati muore a causa di un virus lontano da Napoli che viene comunicato dal suo compagno alla donna che lo aspettava nella defunta capitale con poche righe ma intense e piene di vita che mi hanno gelato il sangue perché sembrava che stesse comunicando la morte non di un amico ma di un Regno che dopo quasi 8 secoli di vita era sparito e che guarda caso nasceva con un Anfora e con Anfora moriva. Nel libro c’è anche un passaggio dedicato a Giuseppe Anfora fratello di Francesco e realmente esistitico ambasciatore a New York che fino all’ultimo giorno di vita del Regno ha esercitato la professione nel rispetto delle regole e nell’attaccamento alla Patria Napolitana ma con la nascita dell’Italia presterà servizio ai Savoia.

Se devo muovere una critica a Mimmo e che nella sua introduzione storica non s’è fatto mancare la solita retorica sullo stato del Regno riprendendo le parole di Giustino Fortunato che se anche rimase deluso dal nuovo Regno targato Savoia aveva contribuito con il suo comportamento alla fine della Patria Napoletana. Come vediamo anche nei giorni nostri, chi tradisce, chi si affida alle ideologie o chi dichiara guerra da sempre informazioni che giustificano le insensate scelte così come è accaduto 160 anni dove se anche la geopolitica aveva deciso la cancellazione del Regno delle Due Sicilie, ciò non si sarebbe verificato senza il tradimento interno da parte del mondo liberale borghese e del corpo ufficiale deviato inquadrati nel disegno massonico-risorgimentale. Il Regno non era il paradiso in terra ma i suoi sudditi anche nelle province più povere, mai hanno patito la fame e la miseria assoluta come accadeva nel resto d’europa senza soffrire mai di pellagra o denutrimento. Il lavoro di Domenico Anfora va letto perché è un libro originale e innovativo per lo stile e pieno di notizie storiche sintetizzate in poche pagine inquadrando il personaggio che bene si incastona nella storiografia e nel congedarmi voglio ringraziare ancora Mimmo per aver avuto un pensiero per l’Ass.Id.Alta Terra di Lavoro       

Claudio Saltarelli

1 Comment

  1. Un caro ringraziamento a Claudio per la sua ospitalità nel blog, per l’articolata recensione, ma soprattutto per la sua amicizia. Ci unisce l’amore per la Patria Napolitana

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