MEMORIE PER LA STORIA DE’ NOSTRI TEMPI (XV)
L’ORDINE MORALE RECATO NEGLI STATI DEL PAPA
DESCRITTO DAI VESCOVI DI QUELLE DIOCESI
(Pubblicato il 19 dicembre 1860).
Il nostro ministero ba detto e ridetto che mandava i nostri soldati e i commissari! regi nelle Marche e nell’Umbria per ristabilirvi l’ordine morale; e questi signori commissarii al primo entrare in mezzo a quelle popolazioni proclamarono che il desiderio di ristabilirvi l’ordine morale ve li avea chiamati.
Orjbene, quale nuovo genere d’ordine morale siasi col� stabilito cel diranno Ire illustri Prelati, in tre Lettere Pastorali. L’uno � l’Eminentissimo Cardinale Peoci, Arcivescovo Vescovo di Perugia, l’altro l’Eccellentissimo Monsignor Arnaldi, Arcivescovo di Spoleto, il terzo � il Reverendissimo Vescovo d’Ascoli.
Il Vescovo di Perugia, il 27 di novembre, diceva al suo dilettissimo popolo:
L’antico Insidiatore, sempre desto alla ruina delle anime, volge ora pi� intesamente le mire e gli sforzi a spogliarvi, o dilettissimi, del pi� prezioso tesoro, che Iddio vi abbia largito, la santa Fede. Tolta questa, esso � sicuro del trionfo; e perci� molli sono i lacci che ordisce, moltissime le frodi onde asconde il reo disegno. Lo dimostrano quelle false Bibbie, che largamente 8i vanno disseminando fra voi, offertevi in dono o a vii prezzo da mano sconosciuta. Lo dimostrano quegli empii almanacchi, que’ libercoli e scritti inverecondi, che si vanno diffondendo nelle piazze e nelle campagne, ove la sacramentale confessione, il culto e il sacerdozio, la divina autorit� della Chiesa, l’inviolabile dignit� del supremo suo Capo, sono messe a strazio, o travolte nello scherno e nel ridicolo. Un doloroso argomento pur ne forniscono quei parlari irreligiosi e aconci, che odonsi nella bocca perfino d’imberbi giovanetti; l’ignoranza studiosa dei doveri cristiani, la noncuranza dei giorni santi e dei precetti della Chiesa; l’irriverenza e il dileggio ai ministri del Santuario. E per tacere di altro, la diffusione di que’ dettami, al tutto pagani, onde con apparenti larve di mondana grandezza vuol darsi il bando agl’immutabili principii di eterna giustizia, che Iddio pose a cardine di ogni umano consorzio; e messi da parte gl’interessi della vita futura, circoscrivere l’uomo al presente e ai beni materiali e transitorii di quaggi��.
Che ve ne sembra, o lettori, di quest’ordine morale recato nella diocesi di Perugia?
La diocesi di Spoletto non ist� meglio. Uditelo dal suo Arcivescovo, che ne parla al Clero ed ai fedeli dell’archidiocesi nella sua Pastorale del 12 di novembre;
�Quel che vediamo in questi giorni, o Figli dilettissimi, perpetrarsi in mezzo a voi a scapito della vostra fede, e a corrompimento del vostro costume, non lo vedemmo certamente per lo innanzi, e Noi che siamo profondamente nel pi� vivo del cuore rattristati, e compresi da santa indignazione. Se in altri tempi i nemici della Religione Cattolica solamente di soppiatto e dimezzo alle tenebre tendevano agguati alle anime vostre, e attesa la efficace vigilanza dei Pastori appena poteano vibrar qualche colpo, e ghermire insidiosamente alcune prede, oggi per somma sventura lo fanno apertamente, e con tanta temerit� e audace licenza, che ba dell’incredibile: ma pur troppo � cos�! Gli occhi nostri ce lo attestano, e le lamentevoli voci dei sinceri cattolici lo deplorano solennemente, senza che Noi possiamo prendervi riparo. Da poco tempo in qua si fanno correre libercoli infami e scritture di ogni genere in stampa; si sono propagate e pubblicamente vendute per vile prezzo a bello studio da questi empii disseminatori di false dottrine, si son fatte circolare nei caff�, nelle botteghe, e nei fondachi pubblici e privati; si sono date e distribuite anche gratuitamente aj poveri artieri e ai semplici abitanti del contado; libercoli e scritture, colle quali si propina il veleno delle massime protestanti, si insulta empiamente al Sacerdozio ed al Papato, si mette in discredito e in disprezzo il magistero della Chiesa Cattolica, se ne beffano i sacri riti, e le auguste sue cerimonie. Non bastando tutto questo a siffatti uomini di perduta fede e morale corrotta, si servono dell’illusione del teatro per rappresentarvi le oscenit� pi� sozze, per mettervi in scena l’augusta Persona del nostro Santo e veramente angelico adorato Pontefice Pio IX, e farla segno alle ire ed agli insulti dell’empia e prezzolata moltitudine, di cui si sollevano le passioni cogli artifizi della menzogna e della calunnia resa pi� efficace coi mezzi, che il teatro potentemente somministra.
�Questa inaudita diabolica impudenza, o Figli dilettissimi, della quale si fa pompa in mezzo alle popolazioni cattoliche e in mezzo a voi, che sempre vi distingueste per fede, e piet�, e filiale att�ccamento alla Santa Sede, questa inaudita diabolica impudenza, lo ripetiamo, di cui si fa pompa a strazio della Religione, e ad insulto del venerato Capo del Cattolicismo, � cosa lagrimevole assai per chi non ha perduta colla fede anche la ragione, e voi non potete non deplorarla e detestarla nel vostro cuore. Mentre perfino gli scismatici e gli eretici volgono ossequiosamente lo sguardo dell’ammirazione e della pi� commovente rispettosa sorpresa all’augusto Pio IX, vittima della pi� nera ingratitudine, della fellonia e del tradimento, ma invitto ed invincibile, martire nobilissimo e pieno di tranquilla e celeste fermezza tra gli urti incessanti di mille inique persecuzioni, e inclinano sempre pi� verso la Chiesa Cattolica, e se ne innamorano, e la riconoscono per la vera Chiesa di Cristo; mentre, in una parola, il perseguitato, ma gloriosissimo Vicario di Cristo, forma l’oggetto dell’amore e della venerazione dei veri cristiani di tutto il mondo, uon che di tutte le nazioni anche eterodosse, dobbiamo vedere questo enorme e mai abbastanza detestato scandalo nel centro del Cattolicismo per opera di alcuni figli traviati e corrotti, i quali, per distruggere, se loro fosse possibile, la Religione Cattolica Romana, mettono in opera ogni mezzo il pi� scaltro ed empio onde abbattere l’Autorit� Pontificia, che � il centro, la pietra angolare ed il fondamento del Cattolicismo, � raggiungere in tal guisa il perfido scopo, ohe � quello di svellere dal cuore dei fedeli ogni principio di Religione.
Ali miei dilettissimi, un pensiero funesto ci tormenta assai, e ci riempie della pi� cruda amarezza! Chi sa che qualcheduno in mezzo a voi non abbia ad esser sedotto e travolto nel baratro della incredulit� e dell’irreligione 1 Noi vediamo chiaramente la grandezza e la forza della tentazione, e perci� del pericolo in Cui siete; gli errori si vomitano facilmente, se ne riempiono senza fatica gli scritti, e circondali da certe idee seducenti, le quali favoriscono le passioni, ai appiccano di leggeri, e producono quei guasti, che in altre epoche si sono dovute lamentar in persone d’ogni fatta.
�In faccia a questo pericolo alziamo, o carissimi Figli, la nostra voce per prevenirvi e gridarvi: All’erta, onde non meritarci l’obbrobriosa qualifica data dal Profeta ai custodi d’Israello, chiamandoli cani muti, che non osavano parlare: Canes muti non valente latrare. Non vogliamo tradir voi, non vogliamo tradir l’anima nostra, ed il nostro ministero; in conseguenza non fia mai che ci abbandoniamo ad un codardo riprovevole silenzio: ci sta troppo a cuore il vostro vero bene; ci sta troppo a cuore di non richiamar su di Noi le divine maledizioni; il Veh mi hi quia tacui ci risuona sempre all’orecchio. Quindi, se altre volte, e di frequente, non lasciammo di parlarvi e a viva voce, e per lettere pastorali, onde premunirvi contro le insidie d’inferno, questo � il momento pi� solenne di farlo, e Noi lo facciamo francamente, e chiaramente. Finalmente il Vescovo d’Ascoli dice cos� al Clero ed al popolo della sua diocesi:
�Le dolorose afflizioni, che vengonsi aggravando ogni ora pi� per la Santa Chiesa e per questa mia diocesi, mi spremono dal cuore un gemito, che non pu� d’avvantaggio contenersi pila nascosto nel fondo del medesimo, s� che non giunga sensibile fino all’animo de’ miei dilettissimi Fratelli e Figli in Ges� Cristo. M�niti Demini tetigit noe. Non chiamiamo in colpa delle percosse, che sopra di Noi si acaricano, la mano dei ciechi nostri fratelli, ma s� pi� veramente la �nano onnipossente di Dio, che con questa sferza ci vuole emendati e corretti delle nostre colpe: Manne Domini tetigil noe. E perci� umiliamoci sotto questa destra onniposs�nte di Dio, poniamo ciascuno pentiti la mano al petto, e con� lessiamo ingenuamente mea culpa! Raddoppiamo la preghiera; mettiamo mediatrice tra Noi ed il celeste nostro Padre. sdegnato l’amorosa nostra Madre Maria, affinch� ne plachi il giusto sdegno e ci abbrevii il tremendo castigo. Confidiamo! Io confido s�, ma appunto come un ferito, che insieme alla fiducia della guarigione non pu� non sentire il dolore della piaga ricevuta, lo confido, ma non posso pi� a lungo contenere nel silenzio la mia afflizione, perch� la taciturna mia sofferenza potrebbe per avventura non essere credula rassegnazione, ma invece colpevole oscitanza e indifferenza, come gi� fin da ora somigliante sussurro giunse al mio orecchio. Sappiano adunque tutti i miei venerabili Fratelli e Figli in Ges� Cristo, sappiano l’afflizione dell’animo mio, sappiano come io sento al vivo l’onta e il danno, che di questi giorni si recano alla Santa Chiesa col l’usurpazione de’ Buoi diritti, delle sue sostanze, della sua libert�; e li Invito a bagnar meco di calde lagrime le dure catene, di cui fu cinto nuovamente. Il virgineo collo dell’augusta figlia di Sion. S�, non solo i nostri diritti, le nostre portanze ma la libert�, che a noi venne data da Gesti Cristo, allorch� ci elesse a guida e custodia del suo gregge, in questi giorni funesti ci viene tolta, lo non posso pi� dirigere a voi, mie pecorelle, la pastorale mia voce, se questa non passa, dir� cos�, pe’ fessi del crivello posto da quelli, che ora stanno sul seggio dell’autorit� secolare. Perci� questa mia giunger� a voi non pi� pubblicata per le stampe, ohe ne rendevano sollecita e facile la diramazione, ma nel silenzio e nella riservatezza di uno scritto non pi� pubblico, ma privato. Leggetela adunque, e serva come di una protesta di disapprovazione di quanto contro le leggi ecclesiastiche, renuente la mia volont�, si � compiuto o si compier� in mezzo a vol. Tutto quel male, che non mi � dato d’impedire, almeno lo disapprovo, lo condanno, e nell’atto che prego Iddio a perdonare agli sventurati che lo fecero, da lui Spero ed attendo il rimedio, che sembra da ogni altra parte insperabile.
�Nell’atto poi che prego tutti, e specialmente 1 reverendi sacerdoti e parr� chi a diportarsi con rassegnazione, investirsi di sentimenti di pace e conciliazione, evitare, impedire dimostrazioni e tumulti, che senza servire a Dio sarebbero non solo di disturbo ma di danno incalcolabile alle loro famiglie, contentandosi solamente di non prendere alcuna parte attiva al male, anzi disapprovarlo, e salvare cos� la propria coscienza; nel medesimo tempo prego caldamente per le viscere di Ges� Cristo tutti i padri di famiglia e rettori d’anime ad invigilare, perch� certe massime irreligiose non si propaghino nella giovent� e nelle anime loro affidale o per mense di tristi libri pieni di lurido veleno e di eresia, che si vendono a tenuissimo prezzo, e si distribuisco n� anche gratis, o per mezzo di certi maestri d’iniquit�, che con arte diabolica sanno insinuarsi anche ili mezzo agl’ingenui cultori dei campi, onde loro corrompere il cuore offuscare la mente, e contaminare l’intatta purezza della loro fede. Tenete lontane per amor di Dio dalle vostre ville, dalle vostre case, dai vostri figli colali libri, co tali maestri, se non volete poi e presto piangere per voi e per essi d’un pianto inconsolabile. Ommette di avvertirvi di certe stampaccie e ligure, poich� sono s� laide e sacrileghe, che basta guardarle… anzi non possono guardarti senza rabbrividire fuorch� da questi, cui la sozzura del cuore giunse perfino a guastare e istupidire la vista�.
Bell’ordine morale che venne ristabilito negli Stati del Papa! Rassomiglia malto alta riforma che recavano i luterani e calvinisti sette provincie cattoliche, ed ispir� al Chiabrera quella sublime canzone che incomincia Sul teatro del monde — Sorse Calvino e passeggi� la stella.
LA FRANCIA E IL ROMANO PONTEFICE
La nazione francese non vien meno alle sue nobili tradizioni, ed ai dolcissimi doveri che ba verso il Santo Padre. Papa Anastasio dicea a Clodoveo: �Dio ha provvisto alla sua Chiesa nella tua persona; e tu ne sei la difesa e lo scudo�.
A que d� nell’universo cristiano non v’era alcun Principe cattolico. I Re e gli Imperatori appartenevano all’eresia. L’Italia e Roma medesima gemevano sotto la spada del Goto Ariano. E Dio, contro ogni speranza, b� creava un fedele servitore, il Re dei Franchi, il cristianesimo Clodoveo, che, uscito dalla superstizione pagana, fu l’intrepido difensore della fede cattolica.
I figli di Clodoveo non degenerarono dal loro padre, n� la Francia fall� alla sua sublime destinazione. �Non avr� mentito, scrisse il Baronio ne’ suoi Annali, chi dir� essere stata la Francia il porto sereno, in cui la barca di Pietro fu sempre ben accolta quando le tempeste la flagellavano�.
E Spondano: �Noi non cesseremo di affermare che ai Franchi appartiene la difesa della Chiesa Romana. Ci � perci� che i loro Re vincono tutti i Principi dell’universo per titoli d’un’impareggiabile eccellenza. Essi vengono chiamati i figli primogeniti della Chiesa, i Re cristianissimi.
Laonde i Romani Pontefici, questi teneri Padri della Cristianit�, che non dimenticano mai nessun benefizio, considerando i Re dei Francesi come i difensori nati della Chiesa, eccitavano il mondo cattolico a pregare per loro, e Innocenzo IV, Clemente V, Leone X aprirono a tale effetto il santo tesoro delle indulgenze.
E a vicenda i Re Cristianissimi prima di morire legavano ai loro figlinoli legge sacra della Monarchia e li avvertivano, che la Francia era obbligata a mettersi sempre tra il Vicario del Verbo ed i suoi nemici; che essa doveva intervenire ogni qual volta il Romano Pontefice fosse assalito ad amareggiato.
Quando Enrico Vili d’Inghilterra stava per compiere quella brutta apostasia, a cui trascinavalo la sua libidine, egli s’adoper� in tutte le guise per indurre Francesco I di Francia a mancar di rispetto al Papa Clemente Vili. E il Re settario, facendo dire a Francesco che amava la sua alleanza. — lo la rompo, rispondeva il Re cattolico, io la rompo con colui, il quale vorrebbe che io misconoscessi mia madre. —
Lo stesso Francesco I ebbe un abboccamento con Papa Leone X in quella medesima citt� di Bologna, su cui piange oggid� l’amantissimo Pio IX. Francesco disse al Papa: �Beatissimo Padre, sono lietissimo di vedere faccia a faccia il Sovrano Pontefice Vicario di Ges� Cristo, lo sono il figlio e il servo di Vostra Santit�, e mi dichiaro prontissimo ad eseguirne tutti i comandi�. E il Papa Leone soggiungeva: �Si � a Dio, non a me che s’indirizzano queste parole�. Memorando colloquio, il quale esprime l’alleanza della fede religiosa e della dignit� dell’anima nel seno della Chiesa Cattolica.
Un autore anonimo del secolo decimoquinto scriveva di aver udito da un uomo ragguardevole della Casa reale di Francia, che presso i Signori franchi era dovere di conservare gelosamente la concordia tra la Chiesa romana e la nazione, e che i padri facevano imparare a memoria a’ loro figliuoli quattro versi in lingua volgare, i quali esprimevano questa obbligazione. 1 versi dicevano che la Chiesa e il regno di Francia stavano uniti con un felicissimo vincolo, e che i dolori dell’una erano dolori anche dell’altro;
Quand l’un de l’autre partire
Chacun d’eux si n’ea sentir�
Merita d’essere osservato che in tutte le ristorazioni del governo temporale del Papa, la Francia ebbe sempre grandissima parte; e sebbene ci� s’attribuisca a diverse cause politiche, noi ci veggiamo la mano di Dio che dirige a suo talento il cuore dei re. Parliamo soltanto di questo secolo.
La rivoluzione spoglia il Papa Pio VI, ma non tarda a venire il primo Bonaparte che, acquietato il predominio della Francia, si serve del suo potere in difesa della Chiesa, e stringe un Concordato colla S. Sede.
Pi� tardi quest’Imperatore tradisce Pio VII, e lo compensa dei grandi servigi e favor� che ebbe da lui, spogliandolo e imprigionandolo. Ma la Francia nel Congresso di Vienna � quella che maggiormente ai adopera per far restituire le Legazioni al S. Padre.
Nel 1848 la rivoluzione scoppia in Roma, e un antico ministro di Luigi Filippo, il conte Rossi, diviene ministro di Pio IX, e lo serve a costo della sua medesima vita. E poi la stessa repubblica francese manda i suoi valorosi soldati ad atterrare la repubblica di Mazzini.
Molti anni dopo Napoleone 111, volendo scendere in Italia per portarvi la guerra, affine d’indurre i Francesi s seguirlo, protest� che correva a difendere il Santo Padre e tutti i suoi diritti di Sovrano temporale.
La promessa fall�, ma la Francia non manc� di essere fedele alla sua storia. Uno de’ suoi pi� valenti e gloriosi generali � comandante in capo dell’esercito pontificio, e sta con lui un drappello d’eroi che si faranno tagliare e pezzi prima di cedere un palmo di terreno.
I Vescovi francesi furono de primi e de’ pi� ardenti difensori del Papa. La loro parola commoveva la Francia, e il governo, che l’aveva invocata al momento della guerra, la soffoc� dopo la pace.
Ma un Vescovo cattolico non si costringe cos� facilmente al silenzio. L’Episcopato francese continuava a parlare ai fedeli come che fosse proibito a’ giornali di ristamparne le Pastorali. Anzi que’ zelantissimi Prelati parlavano anche forte al governo, lagnandosi della sua condotta e dell’ingiuriosa proibizione fatta al giornalismo di ristampare le loro scritture.
E tanto dissero a’ ministri dell’Impero francese e accompagnarono i loro lamenti con si valide ragioni, che il fatale divieto venne rivocalo, e fatta licenza in Francia di sottoscrivere al prestito pontificio, di raccogliere il Danaro di San Pietro, e di ristampare le Pastorali dei Vescovi.
Lo telo, l’alacrit�, l’affetto della Francia Terso il Romano Pontefice da (presto punto riapparve con grande consolazione di tutti i buoni cattolici. Ogni giorno 1 diari di Parigi ci recano nuove Pastorali vescovili, che sono stupende apologie del dominio temporale del Papi, e tenerissime esortazioni a soccorrere il govern� Pontificio nelle sue presenti strettezze.
�Quando trattasi di attestare al successore di San Pietre devozione ed amore, un Vescovo dee sempre servire d’esempio e di modello� esclama l’Aricivescovo di Rennes. �Dio vuole che quando la Chiesa Romana � spogliata e perseguitata, noi accorriamo in suo soccorso. SI, Dio vuole che la Francia, questa figlia primogenita della Chiesa, mostri all’universo quanto affetto essa nutra per la propria Madre, e come sia indefettibile la sua devozione filiale per la cattedra di S. Pietro�, ripiglia il Vescovo di Saint Briene.
E il Vescovo d’Autun: �La Francia dee mostrarsi tanto pi� alacre e generosa verso il Santo Padre, perch� in seguito alla commozione prodotta in Italia dalle nostre vittorie la rivoluzione scoppi� in Bologna e nelle Romagne�.
E il Vescovo di Versailles: �Generosi soldati accorsero al servizio del Santo Padre; essi hanno un capo, la coi scienza e coraggio sono ben conosciuti. Diamo loro del pane e delle armi, e non dubitiamo che si mostreranno degni figli dei Crociati, e Sapranno morire per la difesa di ci� che v’ha di pi� legittimo e di pi� sacro del mondo�.
� il Vescovo di Mans: �Che fortuna pei figli di poter venire in soccorso del loro padre, e pei cattolici di concorrere, nella misura delle loro forze, al sostegno di un potere, il cui dominio � ad una volta il patrimonio comune e la guarentigia dell’indipendenza e della dignit� di nostra fede 1�.
E il Vescovo d’Arras: �Da tre secoli il mondo ha spogliato la Chiesa (t� scoi beni temporali, sperando cos� di umiliarle, di avvilirla, di spaventarla, mettendola in istrettezze, e procacciandole una vita dipendente e precaria; O� fece in Inghilterra col protestantismo, in Francia colla rivoluzione, e oggid� lenta di fare altrettanto in Roma coll’uno e coll’altra. � dovere di tutti i buoni fedeli di prevenire questa oppressione con tatti i mezzi che sono in loro mano�.
Non dissimile � il linguaggio di tutti gli altri Vescovi; e i Francesi ne ascoltano riverenti la voce, e si prestano ai loro inviti. Certo gli ideagli post) anteriormente dal governo fecero perdere molto tempo; ma non perci� la Francia i raffredd� coll’attendere; anzi pare che abbia guadagnato in alacrit� ed energia.
Coloro che sognano la distruzione del governo temporale del Papa hanno da lare prima con Dio, e poi col mondo cattolico. Oh 1 guardino ci� che avviene nella sola Francia, e se sono avveduti e prudenti muteranno consiglio come pare l’abbia mutato il Bonaparte.
L’EUROPA E IL PAPATO
Nei momenti presenti giover� assai avere sotto gli occhi ci� che il signor de Bonald scriveva nel 1815 riguardo alla importanza non solo religiosa, ma anche politica del governo temporale del Papa. Leviamo le seguenti gravissime considerazioni dall’opera intitolata: R�flexions sur l’int�r�t g�n�ral de l’Europe, pubblicata a Parigi il 7 di gennaio del 1815. Questo scritto trovasi nei tom. ii delle Oeuvres compl�les del sig. de Bonald, pag. 515, edizione Migne.
�Qualunque voglia essere la sorte riserbala alla Francia nella generale pacificazione dell’Europa, sia che essa riceva come altri Stati un aumento di territorio, sia che l’aspetti dal tempo e dagli eventi, evvi un’altra Potenza, la cui alta politica dimanda pi� imperiosamente che mai l’assodamento; voglio parlare della Potenza della Santa Sede. Da essa venne la luce e da essa verranno l’ordine e la pace degli spiriti e dei cuori. S’adoprino tutti i governi a ricollocare sulle sue antiche basi questa colonna, che reca con s� i destini dell’Europa, a stringere questo misterioso legame della cristiana societ�, il quale in un con tutti i suoi figli, quelli ancora unisce, che riconoscendo per comun Padre il divin fondatore del cristianesimo, son nati da diverse madri. I pagani avevano fatto del territorio del tempio di Delfo un luogo d’asilo e di pace; rispettino i popoli cristiani sempre mai nelle loro querele questa sacra terra, donde uscirono legioni tanto sublimi e spedizioni tanto eroiche per l’incivilimento dei popoli, e dove trovarono conforto tante e s� gravi sciagure. S’inchinino i vessilli cristiani, e s’abbassino le armi nel passare innanzi a questo grandioso tempio, santuario della verit�, fortezza dell’ordine sociale, che resist� a tante aggressioni e trionf� di tanti nemici; abbia insomma la religione cristiana un dritto d’asilo almeno nella cristianit�!
�La politica si fa forte di tutto ci� che concede alla religione, e s’impoverisce di tutto ci� che le niega. Sopra questo alto e nobile principio Carlomagno aveva stabilita la cristianit�; cos� che tornava danno alla societ�, se sviati da false e ristrette opinioni o da perfide intenzioni, i governi dimenticavano che nelle nazioni indipendenti e proprietarie non v’� dignit� che nell’indipendenza, e non indipendenza che colla propriet�; e che la religione, il suo Capo ed i suoi ministri, i quali pi� che altri mai hanno bisogno di dignit� e di considerazione, devono essere indipendenti dagli errori dei governi, dai bisogni delle amministrazioni e dalle passioni degli uomini�.
Fine del Vol. II. — Seconda Serie.
ERRATA CORRIGE
A pag. 298 invece di Ipocrisia ed imprudenza, ecc.,
leggi Ipocrisia ed impudenza
INDICE DELLE MATERIE
Abbruciamento del Gran Libro del debito pubblico, p. 202.
Allocuzione del SS. N. S. per divina provvidenza Pio Papa IX tenuta nel Concistoro segreto del 28 settembre 1860, p. 321.
Ancona. La resa d’Ancona e la guerra contro il Papa, p. 317. — La resa d’Ancona e i giornali, p. 319. — Storia del bombardamento d’Ancona, p. 320.
Antonelli (cardinale). Sua Nota al Governo francese, p. 31. — Nota del cardinale Antonelli contro il plebiscito negli Stati Pontif�cii, p. 340.
Annessioni e sconnessioni, p. 121. — La Ciarlatanocrazia delle annessioni, p. 206.
Annunziata. Ordine della Santissima Annunziata. Breve notizia dedicata ai due nuovi cavalieri barone Ricasoli e dottore Farini, p. 158.
Armi. Il nuovo Proministro delle armi nello Stato Pontificio, p. 172.
Arresti in massa di vescovi e preti che non vollero cantare, p. 184.
Austria. Protesta contro le annessioni, p. 78.
Billault ministro dell’interno in Francia. Sua Circolare con cui proibisce la diffusione degli opuscoli in favore del Papa, p. 40.
Bologna. Via politica per andare a Bologna, p. 174. —Bologna nel 1857 e nel 1860, p. 178. — Il P. Feletti e il fanciullo Mortara, p. 181.
Castelfidardo. La vittoria di Castelfidardo e la vittoria di Wagram, p. 304.
Cavour (conte) e la rivoluzione italiana, p. 9. — Cavour e Barocbe a pugni, p. 128. — Gli insulti del conte Cavour al Papato, p. 187. — Cavour in Campidoglio, p. 204. —Cavour e Garibaldi, p. 263. — Fra sei mesi speranze e timori del conte di Cavour, p. 264. — Nota del conte Cavour al ministro del Re di Napoli, p. 268. — Ultimatum del conte di Cavour al Papa, p. 301. — Il Memorandum di Cavour e l’insurrezione delle Marche, p. 311.
Chambord. Due lettere sulla sovranit� del Papa, p. 338.
Che cosa s’intende per patrimonio di San Pietro, p. 337.
Cialdini. Ordine del giorno di Cialdini, p. 304.
Ciarlatanocrazia delle annessioni, p. 206.
Confisca. La confisca in Sicilia, p. 281.
Corpo legislativo francese. Tre tornate sulla quistione romana, p. 91.
Corrispondenza tra Pio IX e Vittorio Emanuele II, p. 96.
Culti. Ministro dei culti in Francia e le sue due circolari sulle cose d’Italia, p. 24.
De Angelis cardinale Filippo prigioniero in Torino, p. 289. — Il cardinale De Angelis imprigionato da Cavour e calunniato dal suo Giornale, p. 291. — Quando verr� liberato il Padre delle Marche? p. 294.
Debito pubblico. Abbruciamento del Gran Libro del debito pubblico, p. 202.
Deprofundis (il) nelle Marche, p. 285.
De Virgili fucila, p. 275.
Discussioni diplomatiche sulle cose italiane, p. 54.
Dispaccio del Ministro degli affari esteri di Francia all’Ambasciatore francese a Roma, p. 28.
Documenti della guerra contro il Papa, p. 313.
Dodici mesi (i) dell’anno 1860, p. 3.
Due lettere del conte di Chambord sulla sovranit� del Papa, p. 338.
Europa (L’) e il Papato, p. 379.
Farini presenta al Re i documenti del suffragio universale dei popoli dell’Emilia, p. 70. — Una circolare del ministro Farini ai signori Governatori e Intendenti Generali sulle faccende siciliane, p. 231.
Feletti. Il Padre Feletti e il fanciullo Mortara, p. 181.
Francia (la) e il romano Pontefice, p. 376
Garibaldi. Sue interpellanze alla Camera sulla cessione di Nizza, p. 132. — Spedizione di Garibaldi in Sicilia, p. 214. — Proclami di Garibaldi, p. 215. — Garibaldi al Re, p. 218. — Il Governo e Garibaldi, p. 219. — Garibaldi in Sicilia, p. 219. — Convenzione stipulata li 6 giugno 1860 tra il Generale Garibaldi e il Generale Lonza, p. 220. — Commissione di difesa in Palermo, p. 221. — Il Governo di Palermo e i Gesuiti, p. 225. — Alcuni decreti di Garibaldi, p. 225. — Lettera di Vittorio Emanuele a Garibaldi, p. 230. — Entrata di Garibaldi in Napoli, p. 232. — Governo di Garibaldi in Napoli, p. 235. — Proclama alla cara popolazione di Napoli, p. 236. — Garibaldi e i fatti di Napoli, p. 237. — Protesta del Re di Napoli contro l’apoteosi del regicidio, p. 240. Il patrimonio del Re di Napoli confiscato da Garibaldi, p. 243 — Garibaldi e Pisacane, p. 246. — Garibaldi smentisce il Ministero, p. 258. — Garibaldi e Cavour, p. 263. — Garibaldi parl� da Napoli, p. 275. — Le reliquie di Garibaldi conservate in Palermo, p. 283.
Glorie (le) degli otto Pii rinnovate in Pio IX, 358.
Guerra. La guerra contro il Papa � dichiarata, p 295. — Documenti della guerra contro il Papa, p. 313. — Due ordini del giorno, p. 316.
Ignoranza o malafede, p. 26.
Ipocrisia ed impudenza collegate contro Roma, p. 298.
Lamorici�re. Suo proclama dell’8 aprile 1860, p. 170.
Legislazione pontificia (i trionfi della), p. 326.
Lettere. Due lettere del conte di Cbambord sulla sovranit� del Papa, p. 338.
Litterm apostolica quibus majorit excommunicationis poma infligilv invasoribus et usurpa toribus aliquot provinciarum pontificia! ditionis, p. 65.
Marche. Decreti per le annessioni delle Marche ed Umbria, p. 272, — L’insurrezione dello Marche ed il Memorandum di C. Cavour, p. 311.
Modena. Protesta del Duca Francesco l’contro le annessioni, p. 72.
Napoleone III e Alberto di Broglia, p. 19. — Nuovi disegni di Napoleone III, p. 49. — Potenza di Napoleone III a Viterbo! p. 332.
Napoli. Fatti di Napoli, p. 237. — Protesta del Re, p. 237. — Proclama al popolo di Napoli, p. 237. — Proteste contro l’apoteosi del regicidio, p. 240. — Proteste del rappresentante di Napoli contro l’invasione piemontese, p. 241. — Il patrimonio del Re di Napoli confiscato da Garibaldi, p. 243. — Lettera del Re di Napoli a Napoleone III, p 245. I Misteri di Napoli, p. 248. — La nuova politica del Re di Napoli e dell’Imperatore Napoleone III, p. 250. — I Legati napoletani in Torino, p. 253. — Nuovi disordini, p. 257. — Entrata del Re Vittorio Emanuele II io Napoli, p. 269. — Decreto per la annessione di Napoli, p. 272. — Cose di Napoli, Garibaldi parte, De Virgilij fucila, p. 275. — La confisca in Napoli, p. 281.
Nizza. Proclama del Governatore provvisorio Lubonis ai popoli della citt� e contea di Nizza, p. 119. — La questione di Nizza nella Camera dei Deputati, p. 124. — Interpellanze di Garibaldi sulla cessione di Nizza, p. 132. — Le votazioni in Nizza ed altrove, p. 135.
Nota della Santa Sede al Governo francese, p. 31. — Nota del cardinale Antonelli contro il plebiscito negli Stati Pontifici, 340.
Nunziante. Proclama del Generale Nunziante all’esercito napoletano, p. 228.
Ordine (1′) morale recato negli Stati del Papa, descritto dai Vescovi di quelle diocesi, p. 371.
Ordini (due) del giorno, p. 316.
Papa. La guerra contro jl Papa � dichiarata, p. 295. — Il Papato e Alfonso di Lamartine, p. 345. — 11 Papa e il protestante Leo, p. 347. — Il Papa e i protestanti positivi, p. 348. — Che cosa fare pel Papa? p. 366.
Papi. Come finiranno i loro persecutori, p. 41. — Il Papa-Re e i sovrani d’Europa, p. 47. — Processo cronologico della rivoluzione negli Stati Pontificii, p. 59. — Protesta della Santa Sede contro l’incorporazione delle Romagne al Piemonte, p. 75. — Protesta del Governo napoletano, p. 228.
Parma, Protesta della Duchessa reggente contro l’annessione di Parma al Piemonte, p. 76.
Patrimonio. Che cosa s’intende per patrimonio di S. Pietro, p. 337.
Pimodan. Il marchese di Pimodan generale pontificio, p. 306.
Pio IX e la sua Enciclica del 19 gennaio 1860, p. 16. — Litterae apostolica quibus majoris excommunicationis peena infligitur, etc. p. 65. — Sua corrispondenza con Vittorio Emanuele II, p. 96. — Allocuzione del SS. N. S. per divina provvidenza Pio Papa IX tenuta nel Concistoro segreto del 28 settembre 1860. p. 321. — Gli apologisti involontari di Pio IX, p. 341. — La passione di Pio IX, p. 350. — Il pi� grande dolore di Pio IX, p. 354. — Sacrileghi insulti a Pio IX, p. 356. — Le glorie degli otto Pii rinnovale in Pio IX, p. 358. — Pio IX e la rivoluzione, lezioni di certi protestanti a certi cattolici, p. 362. — Pio IX flagellato dai giudei, p. 369.
Pisa. Arresto del Cardinale Arcivescovo, p. 161. — Suo arrivo in Torino, p. 162. — La causa del Cardinale Arcivescovo di Pisa, p. 163. — Qual � il delitto del Cardinale di Pisa? Perch� si sostiene in prigione? p. 164.
Pisacane e Garibaldi, p. 246.
Polizia. La polizia degli eccellentissimi signori Farini e Ricasoli (Breve commento su Dante), p. 196.
Pontefice. Non � di fede che il Sommo Pontefice debba avere uno Stato temporale, p. 22.
Popolo. Le sostanze del popolo in mano dei conservatori e dei rivoluzionari, p. 198.
Potenza. Rivoluzione a Potenza, p. 230.
Protesta del Duca Francesco contro le annessioni, p. 72.
Provincie tolte e provincie lasciate al Papa, p. 334.
Riabilitazione di un parente di un martire, p. 283.
Ricasoli presenta i voli della Toscana al Re, p. 155.
Rivoluzione. La rivoluzione italiana � figlia della rivoluzione francese, p. 278.
Roma e i papi, p. 45. — Roma e Piemonte, p. 307.
Salve Regina degli Italiani, p. 285.
Savoia. La questione della Savoia, p. 102. — Il sacrificio della Savoia e della contea di Nizza, p. 104. — La questione Savoina in gennaio ed in marzo, p. 106. — Circolare di Thouvenel sulla questione di Savoia e di Nizza, p. 108. — Le due perdite della Savoia e della contea di Nizza, p. 112 — Riunione alla Francia della Savoia e di Nizza, p. 114. — Proemio al trattato di cessione, p. 115. — Una data doppiamente dolorosa, p. 117. — Annessioni sconnessioni, p. 121. —Proclama del Governatore della provincia di Ciamberl, p. 127. — Perdita della Savoia e di Nizza, ossia il trattato del 24 di marzo, p. 129. —
Proclama del Re alle popolazioni di Savoia e Nizza, p. 131. — Cessione della Savoia e di Nizza, p. 137. — Relazione del trattato del deputato Ror�, p. 139. — 11 trattato del 24 marzo nella Camera dei Deputati, p. 141. — Testo della relazione presentata dal conte di Cavour per la cessione della Savoia e di Nizza, p. 142. — Approvazione del trattato Franco-Savoino-Nizzardo, e il nome dei Deputati che lo approvarono o lo rigettarono, p. 144. — La questione di Savoia e di Nizza al Senato, p. 146. — Votazione del Senato in favore del trattato 24 marzo, p. 147. — Relazione del signor Thouvenel sul trattato del 24 marzo, p. 148. — Addio per sempre alla Savoia e Nizza, p. 150. — Il Senatus Consulto sulla riunione della Savoia e Nizza alla Francia, p. 151.
Scomunica. La scomunica e i suoi derisori, p. 62. — La scomunica e i governatori, p. 63.
Senato francese. Mezza tornata del Senato francese sulla quistione romana, p. 83.
SI (i) del Regno delle Due Sicilie, p. 267.
Sicilia. La confisca in Sicilia, p. 281.
Sicilia. L’insurrezione della Sicilia, p. 209. — Soccorsi alla rivoluzione siciliana, p. 212. — Spedizione di Garibaldi, in Sicilia, p. 214. — Proclami di Garibaldi, p. 215. — Garibaldi al Re, p. 218. — Il Governo e Garibaldi, p. 219. — Garibaldi in Sicilia, p. 219. — Convenzione stipulata il 6 giugno 1860 tra il Generale Garibaldi ed il Generale Lanza, p. 220. — Commissione di difesa in Palermo, p. 221. — Annessione della Sicilia al Piemonte, p. 222. — Documenti della rivoluzione siciliana, p. 223. — Il Governo di Palermo e i Gesuiti, p. 225. — Alcuni decreti di Garibaldi, p. 225. — Protesta del Governo napoletano, p. 228. —; Rivoluzione a Potenza, p. 230. — Lo Statuto a balia io Sicilia, p. 251.
Siracusa. Il conte di Siracusa e la sua lettera al Re Francesco II, p. 229.
Stabat Mater. Parodia dello Stabat Mater, p. 286.
Statuto. Lo Statuto a balia in Sicilia, p. 254.
Strage imminente d’impiegati, p. 260.
Thouvenel ministro di Francia. Nota al barone di Talleyrand a Torino, p. 50. —Sua circolare sulla questione di Savoia e di Nizza, p. 108. — Relazione del signor Thouvenel sul trattato del 24 marzo, p. 148.
Toscana. Protesta del Granduca contro l’annessione della Toscana al Piemonte, p. 80. — Annessione della Toscana, p. 155. — Una legge contro il Clero toscano, e un’ipotesi su Bettino Ricasoli, p. 167.
Trionfi (i) della legislazione pontif�cia, p. 326.
Ultimatum del conte di Cavour al Papa, p. 301.
Umbria. I beni ecclesiastici incamerati nell’Umbria, p. 287.
Univers (L’) viene soppresso, p. 14.
Viaggio nell’Italia Centrale, p. 190.
Vittorio Emanuele II. Sua corrispondenza con Pio IX, p. 96. — Sua entrata in Napoli, p. 269.
Vittoria. La vittoria di Castelfidardo e la vittoria di Wagram, p. 304.
Dalla Stella del Serchio di Lucca, N� 8, 20 febbraio 1864.
MEMORIE
per servire alla storia dei nostri tempi
SECONDA SERIE
Il chiarissimo scrittore, teologo Giacomo Margotti, del quale ormai � vano commendare l’ingegno e l’amore alla Chiesa, imprese l’anno scorso, tramezzo alle gravi fatiche di scrittore indefesso dell’Armonia e poi dell’Unit� Cattolica, la pubblicazione dei fatti pi� importanti che hanno riempito in questi giorni non solo l’Italia ma si pure il mondo, e che egli acconciamente intitol� Memorie per servire alla storia dei nostri tempi dal Congresso di Parigi nel 1856 ai giorni nostri. Nel corso del 1863 vennero pubblicati in dodici quaderni due volumi di questo pregevolissimo lavoro, i quali danno le vicende occorse dal 1856 al 58. Per lo pi� sono articoli raccolti dall‘Armonia, e disposti con s� bell’ordine e criterio che ti danno un quadro perfetto, in cui vedi dipinte con quel brio che � proprio dell’illustre scrittore, le infamit�, le tirannie, i sacrilegi commessi dalla rivoluzione a perseguitare la giustizia, il diritto e la Religione di Ges� Cristo, e insieme le battaglie, le vittorie e i trionfi riportati dalla Chiesa e dal Pontificato. Ci vedi descrittele mene, gl’intrighi, le contraddizioni, la malafede e gl’inganni de’ settarii che allora tenevano sede in Piemonte congiurando a’ danni della religione e della societ�; i loro empi progetti svelati, le loro menzogne svergognate, gl’insulti e le calunnie scagliate contro gli onesti sostenitori del diritto e della giustizia stritolate e disperse: insomma chiunque brami vedere l’origine e lo svolgimento di tutte quelle rovine che ci premono al presente, ci� trova aperto e limpido nelle Memorie suddette.
Ora saviamente il chiarissimo pubblicista cattolico sta continuando l’intrapreso lavoro, e in dodici altri quaderni che vedranno la luce nel 186i comprender� le vicende dal 59 al 62. Non v’ ha alcuno che non conosca l’importanza d’aver sotto occhio, per meditarli continuamente, i fatti svoltisi in questo periodo di tempo, nel quale abbiamo visto tante iniquit� e ingiustizie trionfare specialmente nella misera nostra Italia. Questi fatti noi li troveremo esposti fedelmente, discussi e giudicati con sana critica in queste Memorie; e ce n’� pegno l’autore stesso che servir� alla compilazione. Dio volesse che in tanto travisamento di falli, in tanta smania di perfido calunniare contro la Religione, in tanto ammasso di rovine che sta ammucchiando una stampa perversa per imbastardire la storia, tutti avessero a mano le Memorie del Margotti per vedervi le scelleraggini, i tradimenti, le ipocrisie che hanno rovinalo la nostra patria!
Per questo noi le raccomandiamo con tutta l’anima ai nostri lettori, securi ne trarranno vantaggio e dilette; ma specialmente poi al giovine clero ed al giovine laicato.
(Continua nell’intimo della copertina).
Queste menti vergini, uscite dalle speculazioni della scuola, hanno necessit�, in questi tempi miseri, di saper tra cui vivono, di quali armi usano, quali errori spacciano i nemici che li circondano. E da queste Memorie apprenderanno le battaglie che si sono agitate nel nostro tempo, ne vedranno in l’accia i combattenti, e vi acquisteranno forza e spirito per accingersi con coraggio alle pugne, ch� i nemici durano tuttavia audaci e perversi a lacerare il seno della nostra Madre la Chiesa, e a spandere veleno e desolazione. V’� bisogno che la giovent� la quale s’incammina nella vita in questi giorni di lolle non si senta piombare addosso i nemici senza conoscerne gl’inganni, le forze e le pretese; e ci� imparer� rileggendo in queste Memorie le oppressioni, le usurpazioni, gli assassinii commessi a danno del diritto, della Giustizia, della Religione. E cos� anche le menti prive di esperienza si potranno formare un giusto concetto de’ tempi e degli uomini che ne circondano.
Sia lode pertanto all’esimio Autore che se non ha voluto narrarci la storia dei nostri tempi, ha per� arricchito l’Italia del pi� che bastevole a compensare questo vuoto, col darci in queste Memorie i falli, le battaglie ed i trionfi della Chiesa e del Papato contro la tirannia delle rivoluzioni; e cos� ha reso un segnalato servigio alla religione e alla societ�.
Le associazioni a queste Memorie si ricevono all’Ufficio dell’Unit� Cattolica mediante un vaglia postale di L. IO per l’Italia e di L. 12 per l’estero.
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Estratto dal Patriota Cattolico di Bologna N. 16.
Queste Memorie, al contrario di tante altre pubblicazioni del giorno d’oggi, sotto un nome modesto contengono moltissimo, e sono in realt� molto pi� di quello che promettono. Sono una collezione degli articoli pi� importanti pubblicati nell’Armonia e scritti da quell’aurea e feconda penna del signor teologo Giacomo Margotti, che al pi� puro amore alla verit� e alla Chiesa congiunge la pi� profonda dottrina e la pi� vasta erudizione.
Queste Memorie sono una vera storia contemporanea, scritta con imparzialit� e con brio senza pari, una storia ragionata degli avvenimenti pi� importanti e delle fasi pi� rilevanti dell’attuale rivoluzione, che pu� dirsi s’inizia dal famoso Congresso tenutosi a Parigi nel 1856. Le Memorie pubblicate nella prima serie sono’ una caparra sufficiente dell’interesse e dell’importanza di quelle che saranno date in luce in questa seconda: laonde stimiamo inutile ogni ulteriore parola per raccomandarle a tutti quelli che amano davvero di conoscere la storia dei nostri tempi.
Dal giornale Il Commercio, anno IX, numero 34.
Questa seconda Serie muove dal 1859, anno fecondissimo di avvenimenti, perch� in esso cominciarono a ridursi all’atto i preparativi, i disegni, le macchinazioni, gi� da lungo tempo meditate da chi voleva rinnovare i tempi in Italia. Il sig. Ab. Margotti, dotto, vivace, disinvolto scrittore, e strenuo campione dei diritti della Santa Sede, come pubblic� nel decorso anno dodici quaderni In due volumi, che vanno dal mille ottocento cinquantasei a tutto il cinquantotto; cosi seguita adesso sul medesimo piede a fornire alla storia preziosi documenti quel che furono alla storia antica le cronache, le raccolte, i diarii, i regesti; saranno alla nostra le Memorie che viene opportunamente dando alla luce il chiarissimo direttore dell’Unit� Cattolica: saranno, cio�, una miniera alla quale vorranno attingere tutti coloro che sulla storia italiana dei giorni nostri non ameranno fore romanzi, ma scrivere la verit�. Seppure non abbia a dirsi che tali Memorie sono esse medesime una storia, perch�, oltre le notizie dei fatti e i documenti, vengono, a dir cosi, ravvivate, e commentate da articoli dettati dalla stessa penna faconda del sig. Margotti, via via che quelli avvenimenti si svolgevano, quando era direttore dell’Armonia�. E anco cotesto � stato ottimo divisamente; perch� gli articoli scritti a mano a mano che i fatti accadevano, sono la espressione pi� genuina delle impressioni provate dall’animo, e danno alla storia una fragranza tutta sua particolare, che forse non possono avere i racconti troppo discosti dagli avvenimenti. Avvi chi dice che la storia contemporanea suol essere passionata. E ci� in qualche parte � vero. Ma bisogna intendersi. Pu� essere passionata quando lo scrittore si lasci troppo trasportare dei propri sentimenti ed affetti, talch� torca gli avvenimenti ad interpretazioni che per se stessi non hanno, o dia alle cose un valore che forse non meritano. E pu� essere passionata quando chi scrive rimane indietro dalla verit�, cio� non ne comprende tutta la importanza ed estensione, non apprezza adequatamente i meriti e le virt� di chi � oppresso, o non flagella colla debita severit� i vieti e la nequizia di chi opprime. E questa ultima appassionatezza � forse la pi� dannosa alla moralit� della storia, come quella che tende ad offuscare i pregi della virt�, e a velare il vizio, o sminuirne l’orrore e scusarlo. Ad ogni modo, chi scrive la storia contemporanea deve ad ogni passo seguitare la scorta dei documenti, e parlare, diremmo quasi, colla voce di quelli; e di ci� abbiamo un esempio in un libro pubblicato recentemente tra noi, I Casi della Toscana; libro che nonostante alcune poche e lievissime mende, le quali in una seconda edizione sarebbe agevolissimo togliere, sopravviver� a tante sconciature con cui a’ di nostri si � voluta oltraggiare la verit�. Ma tornando alle Memorie compilate dal sig. Ab. Margotti, noi speriamo che gl’Italiani vorranno far loro buona accoglienza, siccome meritano, e procacciarsi un tesoro di notizie e di documenti la cui importanza verr� crescendo col tempo.
Restano ancora parecchie copie dei dodici quaderni della prima serie di queste Memorie, e si spediranno franche di posta per tutta Italia a chi ne far� domanda accompagnando la lettera con un vaglia postale intestato al Direttore dell Unit� Cattolica, Nella prima serie di queste Memorie dimostrasi con documenti irrefragabili come venisse apparecchiata e fomentata la presente rivoluzione.
Raccomandiamo caldamente ai nostri lettori ed amici di procacciare associati a questa pubblicazione, essendo da una parte utilissimo di riunire e conservare molti documenti che gettano tanta luce sulle cose presenti, e dall’altra non potendoci noi rifare delle grandi spese di stampa e di posta che con un buon numero di associazioni.
GIUDIZII DELLA. STAMPA
SULLE MEMORIE PER LA STORIA DE’ NOSTRI TEMPI
Estratto dal giornale L’Osservatore Cattolico, N. 157.
Pochi libri, a parer nostro, saranno utili a leggersi quanto lo presenti Memorie. Test� il Guerrazzi scrisse che tutte le storie dicasi odierni sono calunnie: e in fatto calunnie son a dirsi anche quando vestonsi della pi� bassa e scurile adulazione a qualche soldato audace, a qualche dittatore prepotente, a qualche invialo traditore. D’altra parte i giornali anche onesti, sotto la battaglia quotidiana non possono non risentire delle passioni momentanee, delle falsit� spacciale francamente, di quello scorcio che produce il veder troppo da vicino.
Il giornale dell’Armonia, a cui succedette l’Unit� Cattolica, accompagn� i fatti giornalieri con quell’acume di veduta, quell’intrepidezza di giudizio, quell’irremovibilil� di principii che tutti sanno; principalmente cou quella instancabile memoria, che raffronta l’oggi coll’ieri, le parole i falli d’un uomo con quelli di tempo fa, gli sviluppi presenti coi precedenti; facolt� preziosa e terribile in un tempo che l’attualit� suona il tamburone tanto forte da non lasciar sentire il rantolo del passalo e i vagiti dell’avvenire. Ma in quel giornale, come negli altri, son a distinguere la parte giornaliera, effimera, ispirata dal momento, e passibile de’ sentimenti del momento; e la parte di fondo, la polemica seria, la storia. Questa prima parte deve perire col giorno; l’altra resta testimonianza ai fasti. Fu dunque ottimo pensiero restarla, e formarne,queste Memorie. Ripetiamo, non sono storia ma sono documenti, sopra i quali noi contemporanei possiamo ritessere i fatti e all’occorrenza rivederli, per metterli a fronte dei nuovi, per vedere le incoerenze degli uomini e la logica degli avvenimenti. Saranno poi un gran prezioso repertorio per chi vivr� tanto da vedere dissipate le nebbie presenti e ritornar il sole della verit�.
Intanto queste Memorie, coi Casi di Toscana e colla Storia delle due Sicilie dal 1847 al 1861, di Giacinto de’ Sivo, si pu� gi� formarsi un concetto de’ fatti e degli uomini presenti, e trovar fra le tenebre un raggio di luce che aiuti al giudicare e prepari all’operare.
Estratto dal giornale Il Difensore di Modena, N. 81.
Man mano che escono questi quaderni recano sempre novella luce alle condizioni passale e presenti di questa parte dell’et� nostra, e ci lasciano intravvedere non poco dell’avvenire: e quando saranno compiuti gli avvenimenti, sar� puro non lieve vantaggio e conforto rimontare, col sussidio di questo lavoro, pi� poderoso di quel che paja al semplice titolo, alle cause che buono o malgrado li preparavano.
Questo quaderno poi � specialmente utile per noi Modenesi in quanto contiene riflessioni e documenti a noi relativi, che sebbene stampati ne’ giornali di Torino, l’Eccelso Dittatore Farini, venuto a recarci la libert� proibiva che fossero tra noi introdotti. Fra gli altri documenti v’� il testo ufficiale del Trattato di Zurigo con analoghe osservazioni. Restano anche di questa serie sette quaderni da pubblicare, perch� questa come la prima (della quale evvi un deposito presso il sig. Direttore dell’Unit� Cattolica e costa lire 10) verr� composta di 12 quaderni.
Nelle provincie chi intende associarsi spedisca un vaglia postale di Lire 10 in lettere affrancata, intestato ai sig. Direttore dell’Unit� Cattolicat Torino.
Illustrissimo Signore,
Volge presto al suo termine la seconda serie delle Memorie per la storia de’ nostri tempi, e gli Associati, dentro i mesi di dicembre e gennaio, riceveranno gli ultimi quaderni che restano. Noi fummo consigliati ad intraprendere questa pubblicazione dai seguenti motivi: 1� Dalle continue domande che ci venivano dall’Italia e da fuori, per avere documenti ed informazioni riguardo alla storia contemporanea; 2� Dalla necessit� di contrapporre fatti veri e documenti irrefragabili ai volumi che la rivoluzione ogni giorno spande a centinaia nella nostra Penisola; 3� Dal vantaggio che ricavasi nel riassumere i detti ed i fatti de’ rivoltosi, e gettarli sulla loro faccia come argomento della slealt�, e della contraddizione che ne forma tutta la politica e la morale; 4� Dalla difficolt� che pi� tardi dovrassi certamente provare per raccogliere que’ documenti, quegli articoli di giornali, quelle confessioni parlamentari, che, si hanno oggid� facilmente alla mano.
Sull’esempio perci� de’ nostri antichi pubblicammo la prima serie delle Memorie per la storia de nostri tempi, la quale fu bene accolta dal pubblico, e benedetta dal nostro Santo Padre Pio IX, Ma gli Associati alla seconda serie diminuirono assai, e prima di metter mano alla terza, desideriamo essere certi del loro con corso Il prezzo dell’opera � cosi tenue, che non potremmo rifarci delle ingenti spese di stampa e di posta, senza un buon numero Ji soscrittori. Di che abbiamo stimato buon consiglio mandare innanzi questa circolare, come una domanda ai nostri amici. Rispondeteci francamente: Pare a voi che questa raccolta d’articoli e di documenti si debba proseguire, oppure terminare colla seconda serie oggid� in corso di stampa? Ne’ quaderni pubblicati non pot� inserirsi il tutto, perch� ad ogni momento la materia cresce straordinariamente, e ci parve meglio compiere la storia d’un anno, che sfiorare quella di cinque. Ad ogni modo l’opera resta compiuta, tanto nella prima quanto nella seconda serie. In quella avete avuto gli apparecchi della rivoluzione italiana; in questa la storia del 1859 e 1860. Vi piace che noi, proseguendo, raccogliamo le Memorie del 1861, 1862, ecc.? Oppure lasciamo l� questo lavoro? Ecco la nostra domanda, a cui vorremmo una risposta prima di aprire una nuova associazione. Noi non intendiamo per ora di accettare danari per la terza serie delle Memorie de’ nostri tempi, giacch� non potremmo pubblicarle senza prima essere certi d’un discreto numero d’associati che ci salvino dalle spese. Chi ha dunque intenzione d’associarsi a suo tempo, favorisca di sottoscrivere per ora la scheda unita alla circolare distribuita coll’antecedente fascicolo, e ce la mandi franca di posta. Il numero poi delle schede che riceveremo servir� per farci risolvere se dobbiamo metter mano alla terza serie, o terminare la nostra pubblicazione colla seconda.
Torino, 25 novembre 1864.
GIACINTO ISNARDI
Gerente dell’Unit� Cattolica.
MEMORIE PER LA STORIA DE’ NOSTRI TEMPI
Terza Serie
Da ogni parte, e dalle pi� autorevoli persone ci giunsero consigli ed esortazioni perch� proseguissimo la pubblicazione di queste Memorie, i cui primi quattro volumi gi� bastano a farne apprezzare tutta l’utilit� non solo per l’avvenire, ma eziandio pel presente. Difatto le questioni relative agli appelli per abuso, ed agli articoli organici, che oggid� rinascono in Francia, sono discorse nella prima serie, dove si parla di un simile processo girato da Napoleone III al vescovo di Moulins, nell’anno 1857. E la famosa Convenzione del 15 di settembre 1864 vi si trova bellamente interpretata e commentata coi documenti, e coi fatti relativi al 1859 e 1860.
Arrendendoci adunque agli altrui consigli, annunziamo che nel 1865 verr� in luce la terza serie delle Memorie per la storia de’ nostri tempi. Vi discorreremo i fatti del 1861, le origini del Regno d’Italia, la genesi della formola: libera Chiesa in libero Stato, le larghe promesse fatte alla Chiesa; la proclamazione di Roma capitale; le orazioni del senatore Vacca, che volea aboliti gli Exequatur e gli appelli ab abusu, e cento altre cose simili. Questa serie dovr� riuscire pi� importante delle precedenti, e potr� formare come un’opera a parte a cui si potrebbe apporre per titolo: primi vagiti del Regno d’Italia.
Noi siamo ben lungi dall’avere raggiunto quel numero di associati che ci sarebbe necessario per cavarci dalle spese ingenti richieste dalla stampa. Confidiamo tuttavia che nel corso dell’anno gli associati cresceranno, e i pi� zelanti ce ne procacceranno dei nuovi. Intanto coloro i quali sottoscrissero la scheda unita alla circolare inviata, favoriscano di farci tenere il prezzo dell’associazione per l’anno corrente con un vaglia postale di L. dieci intestato al direttore dell’Unit� Cattolica in Torino.
Avvertiamo che ci restano ancora invendute molte copie della prima e della seconda Serie, le quali si spediscono franche di posta a L. 10 per Serie in Italia, e a L. 12 nel Veneto e negli Stati esteri.
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