Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

“Ernesto il disingannato” (romanzo del 1874) a cura di Gianandrea de Antonellis (XIV)

Posted by on Gen 16, 2023

“Ernesto il disingannato” (romanzo del 1874) a cura di Gianandrea de Antonellis (XIV)

Parte Seconda

Capitolo III. Ernesto il disingannato

Il Duca si era seduto ad un divano di raso rosso, che era situato in un angolo dello studio, ed aveva invitato l’altro suo compagno, il quale è uopo da questo punto chiamarlo Ernesto, perché non era altri che il protagonista del nostro primo racconto e che in questo secondo non lascerà di avere una parte importantissima a sviluppo delle sue avventure ed a chiarimento di molte cose che pare siano rimaste tronche e senza terminarsi nell’altro.

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“Ernesto il disingannato” (romanzo del 1874) a cura di Gianandrea de Antonellis (XIII)

Posted by on Gen 11, 2023

“Ernesto il disingannato” (romanzo del 1874) a cura di Gianandrea de Antonellis (XIII)

Parte seconda

Capitolo I. La lettera

lla destra del Largo Antignano[1] si apre una via che conduce, dopo non molto cammino ad un’osteria, indicata dai Napolitani nel loro vernacolo col nome della Pigna, perché nelle sue adiacenze si veggono sparsi molti alberi di pino che ne rendono, se vogliamo, un poco malinconico l’aspetto, ma che le danno tono romantico e celebrità. Ivi c’è uno spiazzale molto largo avanti in dove i popolani nei giorni festivi e specialmente in quelli dei due mesi di villeggiatura, settembre e ottobre, traggono a mangiare, bere e divertirsi.

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“Ernesto il disingannato” (romanzo del 1874) a cura di Gianandrea de Antonellis (XI)

Posted by on Gen 3, 2023

“Ernesto il disingannato” (romanzo del 1874) a cura di Gianandrea de Antonellis (XI)

Capitolo XIII. I Prefetti

Allontanatasi dalla casa al vico Longo, Erminia, spumante di rabbia e meditando le più atroci e terribili infamie, attraversò diverse vie come una forsennata; i suoi occhi quasi non vedevano tutto quello che succedeva, la sua mente vacillava, e la rabbia la spingeva in tal maniera nel camminare, che diverse volte dovette soffrirsi gl’insulti ed i maltrattamenti di chi, credendola folle o avvinazzata, la maltrattava lungo la via che giva percorrendo.

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