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SUPPLICA AL REAL TRONO UMILIATA DAGLI AVVOCATI E PROCCURATORI DE’ TRIBUNALI DI QUESTA CAPITALE

Posted by on Set 20, 2023

SUPPLICA AL REAL TRONO UMILIATA DAGLI AVVOCATI E PROCCURATORI DE’ TRIBUNALI DI QUESTA CAPITALE

IN NAPOLI 1794 a spese di SALVATORE PALERMO , e dal medesimo si vendono nel Corridoio del S.R.C.

SIGNORE

I sottoscritti Avvocati, e Proccuratori, tanto in lor nome , quanto in nome, e parte di tutti coloro, che ne’ Tribunali di questa Capitale professano il mestier della difesa degli altrui diritti, prostrati a piè del Real Trono umilmente espongono alla M. V., che l’aver i Supplicanti nelle comuni calamità, che oggi affliggono

quasi l’Europa tutta, serbato un profondo silenzio, fu non principio o d’irriconoscenza alle leggi della Umanità, o di esser poco sensibili alle disavventure de’ lor simili; ma perché vedendo che il di loro RE, e Signore, esercitando una della parti le più nobili e grandi del Suo Real Ministero, assumeva a sé stesso la difesa de’ Suoi Regni e la giusta e meritata vendetta de’ crudeli e micidiali oppressori dell’Uomo e della Società, han creduto preciso atto di loro rispetto ed ossequio, ammirando in chi meritamente governa i più savi provvedimenti presi in affare di tanta conseguenza, disporsi solo ad eseguire tutto ciò, che ad esso loro potesse spettare, quando dalla M. V. ne fossero stati onorati con qualche ordine preciso. Era da sperarsi che l’energiche disposizioni prese da’ Principi savi e valorosi, che oggi governano in Europa, unite molto più agli orrori che di giorno in giorno succedono in Francia collo spargimento del sangue degli uomini i più onesti e virtuosi, e coll’essersi oramai annientati i preziosi dritti della proprietà, avessero ridotto al giusto ravvedimento una Nazione, la quale ha creduto per l’innanzi essere il modello del rispetto dovuto a’ sacri dritti della Religione e del proprio Principe.

Ma essendo sgraziatamente caduto il governo di quei popoli nelle mani di orribili e fieri tiranni, cresciuti o nella scuola della più bassa miscredenza o del più abominevole malcostume, hanno immaginato costoro di non potere il loro mal congegnato Impero durare, che colla distruzione dei loro emuli, e col mettere nelle mani della minuta ed insensata gente quella forza che dev’essere il perenne custode della pubblica salvezza, e delle ragioni e dei dritti dell’uomo ingiustamente lesi e calpestati.

Ecco dunque perché in quella disgraziata Nazione i delitti si moltiplicano di momento a momento; ecco perché coloro che in un punto si credono i sostenitori della patria, in un altro momento poi si chiamano di essa i traditori, e gli oppressori; ed ecco perché una tragedia, che si sperava momentanea, è divenuta durevole e spaventevole insieme al cospetto dell’Umanità.

Egli è vero, o SIGNORE, che fra questi delitti e comuni disavventure, il vano nome della Libertà, e dell’Uguaglianza ha potuto sedurre fra le altre Nazioni pochi individui ad immaginare che per quella massima potette l’uomo esser felice. Considerando però con i più sodi princìpi del Dritto Naturale e delle Genti non esser questo sistema appoggiato che su di falsi princìpi e che impossibil cosa ha di sconvolgere le leggi della Natura, nascendo e crescendo gli uomini dispari di forze e di talenti, si sarebbe dovuto all’istante abbandonare un cotanto strano pensare. Se le teorie le più adeguate del dritto però non erano fatte per uomini così mal’inclinati e disposti, doveano almeno essi dal fatto permanente dei Francesi rimanere del lor errore convinti.

Qual Libertà, qual Uguaglianza evvi mai oggi in quella disgraziata Nazione? La vita, l’onore, le sostanze sono colà facoltà precarie; e colui,che in un mese si è veduto all’apice della grandezza, in un altro poi, facendo di sé compassionevole spettacolo, si è veduto cadere in braccia delle calamità, della disperazione e della morte.

Ma non solo i Francesi apprestano ad un indifferente calcolatore delle passate cose un quadro cosi funesto: le Fiandre Belgiche, i Paesi del Reno invasi, già due anni sono, dagli eserciti di tal Nazione, son fedeli testimoni della distruzione dei propri dritti, che fra di loro prodotto aveva il falso sistema dell’Uguaglianza e della Libertà.

Perché non si fa un paragone da questi pochi insensati e mal consigliati dei Governi regolari di Europa con quello che attualmente opprime la Francia? Nei Vostri Regni, o SIGNORE, evvi quella vera libertà che quei novatori fieri e crudeli han cercato distruggere in un sistema tutto nuovo ed impossibile ad accadere.

Nei Vostri Regni si ammira quell’uguaglianza di dritti, che agli ordini respettivi dello Stato si conviene. Qui il grande non opprime il debole; qui l’ingiusto non calunnia l’innocente; qui la vendetta privata è interamente eliminata; qui ciascuno sostiene il suo dritto sotto gli auspici della Legge e della M.V.: e questo suo dritto sostiene con energia, anche nei Tribunali fiscali.

Tal che infiniti sono gli esempi nei quali un privato in contraddizione del Regio Fisco e con somma approvazione dello stesso Vostro Religiosissimo animo, guadagnò a seconda delle sue ragioni. La qual cosa non si verifica in Francia, dove oggi non regna che il libertinaggio, la fierezza e la privata vendetta.

Queste massime i Supplicanti pure ed intatte nutriscono nei loro cuori, ed han desiderato e desiderano i momenti, come poterle manifestar non solo colla voce e colla penna, ma occorrendo ancora collo spargimento del proprio sangue e coll’applicare in utilità dello Stato quelle poche sostanze che essi si hanno coi propri sudori acquistate. Cresce quello lor desiderio, quando essi presentano alla loro immaginazione il consolante pensiero che, sagrificando i loro beni e la lor vita, ciò farebbero per un Principe virtuosissimo, e per le sue rare qualità adorabile non solo dai propri sudditi, che da tutte l’estere Nazioni; e consolante sempreppiù per loro sarebbe questo sagrificio, quando credessero che la di loro opera potesse render sempre più salda la sicurezza della pubblica pace e dell’amabile Vostra Consorte, Nostra graziosissima Sovrana, e della preziosissima Real Famiglia.

Gli Oratori, dunque, penetrati dalla verità delle cose fin qui al Real Trono umiliate col massimo ossequio e rispetto, supplicano la M. V., perché si degnasse con qualche suo Sovrano Oracolo apprestare ad essoloro l’occasione, come col fatto potessero dar compimento ai di loro giusti desideri, impiegando la di lor opera, la vita e le proprie sostanze in servigio della M.V. ed in sostegno dei suoi sacri e Reali diritti. E siccome si preintende che per lo bene dei Regno ed a petizione di questa Fedelissima Città, sia da eseguirsi una volontaria prestazione, e non già forzoso testatico, come da qualcheduno si è inopportunamente smaltito; così i Supplicanti attendono con impazienza il momento dell’esecuzione di un cotanto salutar espediente per contestar sempre più con un picciolo segno di questa volontaria contribuzione quanto sia il loro impegno in servigio del Pubblico, e della M. V.

Sieguono le soscrizioni di quasi tutti gli Avvocati e Procuratori; e se qualcheduno manca, la ragione si è perché trovasi o assente o ammalato.

Il RE Nostro Signore in vista di questa Supplica degnossi per la Real Segreteria di Stato pel Ripartimento di Guerra, Marina ed Affari Esteri dirigere all’Ill. Marchese Presidente del S.R.C. Sig. D. Baldassarre Cito il seguente graziosissimo Real Dispaccio:

È  stata presentata al RE N. S. una Supplica a nome di tutto il Ceto degli Avvocati e Procuratori ch’esercitano la loro Professione nei Tribunali della Capitale e sottoscritta da più e più centinaia di essi, nella quale, esprimendo la di loro avversione alle massime di empietà e corruttela che hanno rovinata la Francia e che minacciano la sovversione degli altri Stati di Europa, protestano il più leale, fermo e sincero attaccamento alla Religione, al Sovrano, alle Leggi Patrie ed allo Stato, e si dichiarano pronti a concorrere ai pressanti bisogni dello Stato nella maniera la più efficace e compatibile colle proprie particolari loro circostanze. Il RE, cui era noto il zelo, la fedeltà e la purezza e sincerità dei sentimenti di cotesto Ceto per le tante ripruove che ne avea dare, era già persuaso della costanza dei medesimi, senza che gliene avesse ripetute le proteste: le ha ad ogni modo sommamente gradite e vuole che V. S. lllustriss. ne esprima a tutti gli Individui del Ceto istesso il Suo Sovrano compiacimento.

Sensibile poi la M. S. alla disposizione in cui essi sono di concorrere al sollievo dello Stato, gradisce ed accetta il loro buon animo e, come membri del Corpo Civile della Capitale, spera che si vorranno ben anche distlinguere nel conformarsi a quello che dai Deputati della Città stessa verrà stabilito colla Sua Sovrana approvazione e singolarizzarsi colla maggiore sollecitudine e prontezza.

Partecipo tutto ciò nel Real Nome a V.S. Illustriss. per l’intelligenza dei medesimi.

Caserta 9  Aprile 1794

Gio. Acton =

Sig. Presidente Marchese Cito.

Die 10 Aprilis 1794

Presens Regale Rescriptum legatur in Aulis S. R. C., Typis mandetur & conservetur in officio a Secr. = Citus.

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