Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Il Brigantaggio?…….. è morto!!!

Posted by on Giu 14, 2022

Il Brigantaggio?…….. è morto!!!

Avviso i lettori che si accingono a leggere il seguente pensiero che mi troverete presuntuoso, arrogante, superbo e spigoloso quindi se non avete voglia di affrontare questa situazione vi invito a non proseguire nella lettura.

La storia istituzionale ha sempre affrontato i tragici fatti della Vandea, del 1799 nel Regno di Napoli e il 1860 nel Regno delle Due Sicilie, parlando dei vinti con il massimo disprezzo e le reazioni militari da parte delle popolazioni locali le hanno sempre liquidate come azioni banditesche; le donne e gli uomini che hanno reagito e che sono morti per difendere la propria nazione li hanno definiti brigantesse e briganti accostandoli così ai delinquenti comuni.

La fuorviante operazione culturale, soprattutto dopo la prima ondata di emigranti verso le terre lontane e dopo la prima guerra mondiale, dove nasce l’eroe del soldato italiano, ottiene i suoi risultati infatti, almeno dalle mie parti, si parlava del brigante Musolino, si parlava dei briganti che a Mortola, frazione di Roccad’Evandro, si appostavano per assalire i viaggiatori e dei briganti che i film di Amedeo Nazzari ci venivano proiettati regolarmente ma sempre come banditi con un aureola romantica ma sempre delinquenti.

Tutto questo fino a quando persone come Franco Molfese, Carlo Alianello, Silvio Vitale, Angelo Manna, Luciano Salera fino ad arrivare ai giorni nostri con Fernando Riccardi, Pino Aprile, Fulvio D’Amore (ne dimentico tanti e mi perdonerete), grazie alle loro ricerche negli archivi di stato e alle letture di libri confinati nell’oblio, tirano fuori una visione diversa della vulgata storica abituale e collocano le brigantesse e i briganti del 1799 e del 1860 in una nicchia con il nome di Brigantaggio dando così un significato ben diverso da quello che gli storici salariati, definizione di Antonio Gramsci, fino a qualche tempo fa ci propinavano.

L’azione di revisionismo storico ha il suo successo infatti, dopo i primi anni dove soltanto un ristretto numero di lettori comincia a riscoprire, attraverso il Brigantaggio, la storia dell’ex Regno di Napoli e del Regno delle Due Sicilie, anche le persone comuni come me scoprono un mondo nascosto e occultato che ci apparteneva e i Briganti non sono piu dei delinquenti o banditi ma uomini e donne divenuti guerrieri per necessità o per volontà divina.

Purtroppo a distanza di pochi anni dalla sua diffusione di massa e dopo una attenta riflessione devo affermare, a mio modesto parere, che il Brigantaggio è morto e molti di voi penseranno che sono un folle ma credo che altri capiranno quanto di seguito andrò a dire.

Tante persone si sono avvicinate al nostro mondo per curiosità, perché costrette da amici e molte, pur rimanendo su posizioni risorgimentali, sono rimaste affascinate dalle figure del brigante e delle brigantesse cominciandone a parlare come se la materia la conoscessero da anni con la solita superficialità e presunzione tipica del mondo liberal-giacobino e borghese dando una visione romantica ad un periodo dove di romantico c’era ben poco ma c’era solo guerra, morte e dolore.

Fin qui la cosa non faceva troppi danni ma da un po di tempo molte persone con innate qualità nello scrivere hanno cominciato a stampare libri sul Brigantaggio, continuano sempre piu a farlo, pubblicando dall’osservatorio tipicamente borghese e risorgimentale narrazioni di donne e uomini che a poco avevano a che fare con il romanticismo con cui vengono trattate. Spesso le fonti storiche appartengono a testi letterari scritti da autori massoni e liberali che non facevano altro che scrivere su i Briganti solo per fini personali con l’intento di distorcere la realtà. Assistiamo alla nascita di testi dove si accomunano le vicende del brigante padano, romagnolo, papalino a quelle del brigante della nazione napolitana del 1799 e 1860 senza pudore.

Si avventurano in analisi psicologiche, psicanalitiche, sociologiche, antropologiche come si stessimo a vedere quei noiosi programmi tv dove si parla di omicidi e tragedie familiari, ci infilano storie d’amore, analizzano le brigantesse come se stessero parlando di madame bovary o madame butterfly , aspettiamo che qualcuno ci parli delle brigantesse che per campare facevano le burlesque, briganti che diventano tali per la solita condizione di vita miserevole che vivevano nel Regno delle Due Sicilie, senza mai informarsi di come si viveva nel resto del mondo in quel periodo, insomma hanno fatto tutta una marmellate, una melassa, sono tutti uguali, inserendo sempre il solito cappello sulle ragioni politiche che è diventato un copia incolla tra i loro scritti, sono tutti ciociari, siamo tutti ciociari, cioè il nulla mischiato con il niente legittimando cosi Cesare Lombroso con le sue assurde teorie scientifiche.

Vorrei dire a questi brillanti scrittori che il Regno di Napoli e Delle Due Sicilie si collocano nella Magna Grecia, nel cuore del Mediterraneo e che i suoi abitanti sono figli del pensiero meridiano che vuol dire fusione delle civiltà indoeuropee, della civiltà egiziana, greca ed ellenica. Nella Magna Grecia, cosa diversa dalla Grecia, nasce il pensiero filosofico di Parmenide, Elea di Zenone, Pitagora si sviluppa il pensiero cattolico e greco-ortodosso, nasce la musica che oggi viene suonata ovunque, si svolgevano le isolimpiadi, nascono le arti e la cultura, Einstein affermava che la civiltà occidentale è figlia di quella della Magna Grecia. C’è il pensiero della sintesi dell’essenza e non delle chiacchiere, della letteratura che se non fosse finanziata, nel mondo, dalle istituzioni sarebbe già morta (tema di un programma di radio3 di qualche tempo fa); ci ispira nella vita quotidiana la Y Pitagorica dove le due forcelle rappresentano la virtù e il vizio, ci ispira il concetto, spesso detto da Edoardo Vitale, che da noi il tempo non è denaro ma è vita, ci ispira il cattolicesimo come sintesi tra religioni pagane e monoteistiche.

La nostra è la terra dei Miti e degli Eroi. Mito si intende, faccio mio la tesi di Andrea Ianniello, come figura mistica, divina che diventa Mito perché è legato alla trascendenza, a Dio. Eroi perché si combatte e si muore per il legame che invece si ha con la madre terra e che ci fa esseri umani in carne ed ossa. I suddetti sapientoni nelle loro analisi non parlano quasi mai della religiosità dei Briganti e delle Brigantesse perché voglio dargli una impronta laica, atea liquidando il fenomeno come superstizione mentre non sanno che è il loro modo di essere, che sento anche mio, che li lega al cielo e alla terra che li fa sentire investiti da un disegno divino dove loro sono protagonisti.

Questi uomini e queste donne hanno deciso di vivere gli ultimi anni della loro vita perché si sentivano mossi da motivi psicologici, sociali particolari? Le donne che con le pietre spaccavano la testa agli invasori erano romantiche e si comportavano così perché stavano anticipando il femminismo e l’emancipazione della donna? Per lo stesso motivo le brigantesse di qua giù decisero di diventare tali per amore? per seguire i loro uomini? oppure perché seguivano il loro modo di essere femmina e donna dove le passioni umane, rappresentate dal loro legame ombelicare alla terra madre e fertilità e morte si fondono tra loro, gli indicavano la strada da prendere in quel momento senza sapere perché, lo facevano e basta. Gli ex soldati Borbonici che divennero Briganti scelsero quella strada per gli stessi motivi che guidarono le scelte dei briganti di altri luoghi? Anche per loro ci sono delle analisi sapientistiche da fare? Non credo proprio.

Il Brigantaggio è morto perché, purtroppo, molti di questi brillanti scrittori, lo dico senza ironia perché scrivono molto bene, sono stati fatti entrare nella nostra casa per la porta principale da nostri amici ed identitari come noi che pensano, in buona fede, di aver fatto cosa giusta ma per i motivi sopraelencati secondo il mio modesto parere non è così. Molti di loro rimangono quelli che sono borghesi, risorgimentali, apolidi senza identità e cavalcano la tigre del Brigantaggio fino a quando sarà di moda per poi cavalcare qualcos’altro. Non possiamo poi lamentarci se un Vittorio Feltri qualsiasi parlando dei sciacalli ad Amatrice li definisce briganti napoletani perché è ben ispirato dai suddetti scrittori nell’affermare certe bestailità.

Qualcuno mi dirà ma tu parli di brigantaggio ogni giorno organizzate convegni, seminari, presentate libri sulla materia e hai scritto questo sermone? Certo che continuerò a farlo e sempre di piu ma scegliamo con cura i testi, le persone che ne vogliono parlare e sto cominciando a cambiare il linguaggio per arrivare alle nostre origini come di seguito esporrò, le abitudini non si possono buttare dalla finestra tutte insieme ma un po alla volta.

Ora che si fa? Io dico si torna alle origini, come ho scritto sopra il termine brigante è stato coniato dai nostri nemici e grazie agli scrittori-archivisti sopra citati sono stati incastonati nel fenomeno chiamato Brigantaggio ma i nostri termini identitari inattaccabili sono INSORGENTI E SANFEDISTI. Nessuno ci potrà paragonare a nessun altro fenomeno, come quando si parla dei cristeros messicani o dei vandeani, e vediamo se anche qui ci vengono ad inquinare il nostro mondo la nostra visione storica ed identitaria.

Quando di si dice Brigante si può fare l’operazione di svuotamento del senso della parola, perché usato e abusato un po ovunque, ma quando si parla di INSORGENTI E SANFEDISTI l’operazione è quasi impossibile, puoi anche provarci ma per farlo dovresti legittimarli e cosi facendo gli dai forza. Se legittimo il nulla anche quello diventa una entità figuratevi se lo faccio con autentici Miti. Molti ora capiranno perché da tempo uso nei miei discorsi questi due termini, insieme alla parola napolitano, e l’unico ad averlo capito è il Prof. Erminio De Biase.

Del Brigante cosa ne facciamo? Bene del Brigante, parlo per me ovviamente, inserito nella edicola mitologica con il nome Brigantaggio lo mettiamo temporaneamente a riposo, ma non passivo perché come Mito sarà sempre la nostra guida spirituale ed è nostro compito proteggerlo da qualsiasi attacco strumentale, anche se il Mito non ha bisogno di protezioni e se lo facciamo lo facciamo per noi.

Concludo qua dicendo che non c’è nessun riferimento a cose e persone, non ho fatto nomi perché non c’è nessun personalismo e perché ho denunciato soltanto l’aria che tira e che, sempre secondo il mio modesto parere, va tenuta pulita, un caro saluto a tutti

UN SOLO DIO, UN SOLO POPOLO, UN SOLO RE

Claudio Saltarelli

dedicato a mia moglie Cinzia che oggi compie 50 anni

Letture consigliate:

“Lu cunto de li Cunti” di Giambattista Basile

Musiche consigliate

700 napoletano (Sinfonie Napolitane del Maestro Enzo Amato per sintesi)

Nccp e Musicanova

Film consigliati

“C’era una volta” di Francesco Rosi con Omar Sharif e Sofia Loren

“Viaggio in Italia” con Ingrid Bergeman

Teatro

“Ferdinando” di Ferdinando Aucello con Isa Danieli

Luogo da visitare

Il Regno Napolitano

gia pubblicato a settembre 2016

6 Comments

  1. Grazie!.. del bellissimo articolo!… e del ricordo: le parole hanno un senso, anzi, sono sostanza e se si usano a vanvera si fa un torto alla verita’… e si finisce per diventare colpevoli del suo oblio! caterina ossi

  2. caro massimo non ho mai trovato nelle mie letture il termine duosiciliano. forse non hai letto quanto ho scritto sul brigantaggio ma non fa nulla. continua per la tua strada comune a tanti altri che io vado per la mia. con affetto e stima. claudio

  3. Carissimo Claudio, Viva il LUPO! lo dico da duosiciliano, di etnia napulitana, con la gran fortuna di essere nato e cresciuto nella OLIM CAMPANIA FELIX, ovvero profondo sud dell’Alta terra di lavoro; anche se, come ben sai, nun me ne fotte d”o rre burbone. P.S. Guardati Imma Tataranni: ormai “brigante” non è più quel dispregiativo con cui hanno orovato a crescerci

  4. Ho appena letto l’articolo di Claudio Saltarelli e l’analisi così pertinente del termine brigantaggio che oggi va per la maggiore, e veramente ci si indigna delle deformazioni di comodo che col tempo si sono affermate sulle vicende tragiche in seguito alla violenta e disonesta operazione dei Savoia e suoi complici, anche locali, a danno del Regno delle Due Sicilie e delle sue popolazioni!…e troverei veramente opportuno che si incominciassero a chiamare col loro nome i protagonisti di operazioni di resistenza armata e non solo che, altrove appunto, vengono definite diversamente : Sanfedisti e Legittimisti, furono chiamati i Vandeani che si opposero ai fautori della Rivoluzione violenta che portò al regicidio e al terrore… Ebbene, a Cholet, oggi in Alta Loira, accompagnai Gianni Salemi nella visita al Museo della città che ospita un piccolo Pantheon al suo interno, dove c’è una raccolta documentata con scritti, stampe d’epoca e statue, quasi a riparare il genocidio perpetrato, ma nello stesso tempo a “seppellirlo”…addirittura il nome della regione oggi è confinato in una piccola striscia di territorio lungo l’atlantico sotto la Bretagna… Se pensiamo che perfino un’opera di Giulio Verne, originario della zona, non trovò pubblicazione in Francia perché il racconto era ambientato appunto nell’epoca dei tragici fatti…è tuttodire!

    Oblio nella Francia postrivoluzionaria, deformazione nell’Italia unificata, non c’è scampo per le popolazioni vittime di sorprusi inenarrabili da nascondere, ma oggi si diffonda per i nostri cosiddetti briganti, almeno nei sottotitoli, i termini “legittimisti” se non appunto sanfedisti!

    caterina ossi

  5. Caro Claudio, finalmente una presa di distanza da una parola “Briganti” o “Brigantaggio” con la quale gli unificatori hanno archiviato la guerra civile post unitaria che si è combattuta in modo cruento e senza quartiere nei primi dieci anni dall’unificazione.
    Recita lo Zanichelli alla voce Brigantaggio: “Complesso di bande organizzate che agiscono contro la persona o la proprietà, spec. in riferimento al fenomeno sviluppatosi nell’Italia meridionale dopo il 1861”.
    Sempre lo stesso dizionario alla parola Brigante “1) Malvivente che stando alla macchia compiva rapine a mano armata. 2) Bandito, predone. 3) Individuo privo di scrupoli.
    Ora continuare ad identificare con queste definizioni migliaia di persone che per difendere quello che avevano scesero in campo e morirono mi sembra infamante, ritengo che il nostro ruolo sia di difendere e rivalutare la loro reputazione.
    Ovviamente chi li combatteva aveva interesse nel farli apparire come da dizionario per relegare il fenomeno in un contesto criminale. Ma che oggi per chiamare a raccolta i meridionalisti li si vuole mettere sotto una “Bandiera infamante” ( un po’ come il Ciuccio del Calcio Napoli ) creata da chi li combatteva è veramente paradossale.
    Contesto decisamente chi oggi si definisce un Brigante con l’obiettivo di far parte idealmente degli insorgenti post unitari in quanto si accetta nel far ciò una etichetta negativa coniata proprio da chi si è macchiato, versando il loro sangue, di crimini contro l’umanità. Per portare avanti un pensiero meridionalista vincente è necessario innanzitutto definirsi NON BRIGANTI ed essere per l’opinione pubblica internazionale affidabili, credibili, rispettabili e portatori di diritti degni di essere considerati. Proprio i concetti che vengono spazzati via quando ci si riunisce sotto la Bandiera del Brigantaggio. Un caro saluto.
    Giancarlo Chiari

  6. Ho letto attentamente il tuo pezzo “il brigantaggio è morto” .Non faccio alcun commento perchè troppo ci sarebbe da dire e tu hai detto tutto. Ti dico solamente BRAVO ! E aggiungo grazie perchè tu sostieni la mia la nostra dignità .
    Un saluto carissimo

    Gianni Salemi

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