Squadra e compasso al lavoro hanno originato, spesso in nome della scienza e della ragione, il terrore prima in Francia poi in tutta Europa. Dopo la caduta di Napoleone era difficile continuare a combattere la fede in nome della ragione e della scienza, così si è scelto di farlo in nome del sentimento. Il sentimento, in politica, si chiama nazionalismo. Nazionalismo in Italia? Difficile da credere. Eravamo sì divisi in vari Stati, ma eravamo tutti cattolici, le nostre classi dirigenti parlavano la stessa lingua, la nostra cultura, la cultura della bellezza, era riconosciuta, apprezzata ed invidiata in tutto il mondo. Il Bel Paese era dotato ovunque di un fitto reticolo di scuole e di opere di carità, non avevamo partecipato a nessuna spartizione coloniale, il papa aveva un’autorità indiscussa, riconosciuta in tutto il mondo. Eppure, in nome del sentimento patriottico, in nome del progresso e della morale, siamo riusciti a promuovere un’unificazione dettata dagli interessi delle logge e dei loro paesi di riferimento. In nome del nazionalismo l’Italia si è trasformata in una colonia e la nostra popolazione è stata costretta ad un’emigrazione di massa.
Angela Pellicciari, storica del Risorgimento e dei rapporti fra papato e massoneria, insegna Storia della Chiesa nei seminari RedemptorisMater. Ha pubblicato: Risorgimento da riscrivere (Ares 1998); L’altro Risorgimento (Ares 2000); Risorgimento anticattolico (Fede &Cultura 2004); I papi e la massoneria (Ares 2007); Family day (Fede& Cultura 2008); Leone XIII in pillole (Fede & Cultura 2010); I pannisporchi dei Mille (Cantagalli 2011); Martin Lutero (Cantagalli 2012 e 2016); Una storia della Chiesa (Cantagalli 2015); Una storia unica. Da Saragozza a Guadalupe (Cantagalli 2019).
La professoressa Angela Pellicciari ebbe una certa popolarità nell’Italia degli anni ’90. Attenta lettrice delle maggiori opere storiche sul Risorgimento (da Arturo Carlo Jemolo a Giorgio Spini e Rosario Romeo) ne propose una rivisitazione sulla base della propria peculiare sensibilità cattolico-conservatrice, che la portò a denunciare – in modo un po’ unilaterale – il carattere anticattolico e massonico del Risorgimento.
Il regno sardo eseguì molte più condanne a morte di qualsiasi altro Stato
“Vi prego di presentare al Congresso la seguente proposta in favore degli sfortunati concittadini che gemono nelle prigioni e nelle galere dei principi italiani”: così scrive Cavour al “caro amico” lord Clarendon, potente plenipotenziario ingelese al Congresso che si apre a Parigi nel 1856. Cavour invoca per bocca di Clarendon “misure di clemenza” per i condannati dei reati politici commessi nel biennio 1848-49. Propaganda: ancora e sempre propaganda.
Non ci risulta che nessuno abbia sinora messo in evidenza il concetto davvero incredibile di “indivisibilità dello Stato”, che i giacobini di tutte le risme ripetono aprioristicamente, per far intendere ai Veneti che non devono sperare in altro se non di estinguersi con il tricolore sulla bara.
Si aprono le porte alle ideologie totalitarie del ‘900.
Si assume come assioma che la classe di governo liberale sia la migliore possibile. La missione dei liberali è di combattere contro la monarchia assoluta e le sue istituzioni in nome della libertà.