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CARMINE DI SOMMA, MATILDE SERAO, DON MASSIMO CUOFANO E FRANCESCO II DI BORBONE DI NAPOLI

Posted by on Dic 1, 2020

CARMINE DI SOMMA, MATILDE SERAO, DON MASSIMO CUOFANO E FRANCESCO II DI BORBONE DI NAPOLI

Sulla figura di S.A.R. Francesco II come sovrano è stato scritto tanto, era troppo giovane, doveva andare in Sicilia, non doveva dare la costituzione, non doveva dare il potere a Don Liborio Romano e lasciare Napoli, chi più ne ha più ne metta ma forse bisognerebbe fare un’analisi più serena e oggettiva.

I se e i ma sappiamo bene che non hanno mai fatto la storia di nulla e, per quanto mi riguarda, la fa solo nostro Signore che anche per il Regno di Napoli ha voluto che le cose che andassero in un certo modo o forse, sarebbe meglio dire, che non è intervenuto affinchè cambiassero per i motivi che spiegò  Don Giovanni Bosco ai due giovani sovrani in esilio a Roma.

Una cosa si può certamente affermare è che S.A.R. Francesco aveva ben chiaro il quadro internazionale in cui si muoveva e come voleva muoversi, aveva ben chiara anche la strategia militare che bisognava attuare per cancellare Garibaldi fin dal suo sbarco in Sicilia indicandola ai generali li presenti i quali hanno, invece, avuto un comportamento al quanto discutibile per non dire infame o come ascoltai a Capua,  in un convegno organizzato dal comandante Giovanni Salemi, da parte di un veterano della Nunziatella che “bisogna considerali degli innovatori” che lasciò senza parole il caro Giovanni e il sottoscritto riempendomi di ira e di livore che costrinsero gli organizzatori ad allontanarmi dalla sala.

Poteva Re Francesco scendere in Sicilia ad affrontare un pirata con mille straccioni? La risposta è insita nella domanda e come poteva pensare che i suoi alti ufficiali erano al soldo di un volere geopolitico che attraverso una congiura, forse la più grande della storia, voleva a tutti i costi cancellare la nazione napolitana? Solo ora sappiamo che l’Inghilterra, la Francia, la massoneria internazionale e le mafie attraverso i morti di fame e disperati piemontesi, alias “scauzacani”, avevano preparato da tempo l’operazione. Un Re, non credo per la giovane età, che veniva pugnalato da ogni parte da uomini e funzionari di stato sia civili che miltari, nemmeno suo padre Ferdinando II aveva capito chi fossero o non ne comprese la reale natura, cosa doveva fare? Dopo la presa di Palermo doveva scendere in Sicilia o affidare i comandi ai giovani ufficiali e sottoufficiali che avevano sempre dimostrato attaccamento e fedeltà alla corona?ovvio che oggi, a distanza di 160 anni, si può dire si perchè a posteriori abbiamo scoperto il loro valore nella guerra di liberazione postunitaria chiamata comunemente brigantaggio e sono fermamente convinto che se avesse avuto questa intuizione staremmo a narrare un’altra storia.

Il padre avrebbe fatto cose diverse? probabilmente si perché come Carlo di Napoli, Ferdinando II aveva grandi virtù di statista mentre, come Ferdinando IV, Francesco aveva grandi doti politiche quindi tattiche ma stiamo ragionando a posteriori e su una narrazione che è solo agli albori perché pochissimo è stato raccontato e ancora tanto bisogna fare a cominciare dal 1799.

Se una cosa il nostro buon Dio ha fatto per farci morire in piedi e con onore, è che ha voluto che i nostri due ultimi Sovrani, per motivi opposti, rappresentano lo spirito della civiltà napolitana ed italica, quello meridionale è rappresentato degnamente da Don Liborio, e li ha voluti come ultimi rappresentanti di Regno Sacro e durato quasi 8 secoli.

Entrambi napolitani, ancora sento dire che i Borbone erano sovrani venuti da fuori, ed entrambi attaccati alla propria terra e ai propri sudditi e se Ferdinando II si consegna alla storia come tra i migliori statisti in assoluto, pieno di coraggio, forza e lealtà dimostrando di essere un vero brigante insorgente che non voleva cedere alle lusinghe del nuovo mondo di stampo anglicano e capitalista che voleva trasformare il suo Regno in una colonia, Francesco II, invece, è il simbolo dellaltro aspetto del napolitano, come ha ben capito il compianto Don Massimo Cuofano a cui bisogna riconoscere il grande merito di aver iniziato il percorso di beatificazione e mi rammarico di non averglielo detto quando era in vita perché non avevo capito la portata e il senso, e come ci racconta, a suo modo, Carmine Di Somma attraverso le parole di Matilde Serao, non era borbonica, che avevo ascoltato tante volte ma solo dopo averle riascoltate nel video che di seguito riporto, mi ha fatto comprendere la bellezza del pensiero della scrittrice e dello spessore umano di S.A.R. Francesco II.   

Claudio Saltarelli

1 Comment

  1. Grazie di questo post! Accompagnando Gianni Salemi sono andata ad Arco di Trento, come in pellegrinaggio, in memoria del giovane sfortunato ultimo Re delle Due Sicilie che qui lo raggiunse la morte… vi andava per cure ed era ospite di un nobile locale… Una lapide sul pavimento del Duomo vicino alle balaustre continua a ricordarLo. La sua grandezza io l’ho percepita appieno leggendo la sua lettera di addio al Popolo Napolitano quando, per evitargli il peggio, prese la decisione di lasciare Gaeta, e allontanarsi dal suo Regno… in cuor suo sperava forse che non fosse per sempre, e invece i nemici esterni in combutta con quelli interni, subdoli e traditori, cambiarono come sappiamo la storia del Regno delle Due Sicilie e dell’Italia tutta… Alla Mouette, lì da dove s’imbarcò verso Roma, speravo che fosse eretto un degno ricordo, per il quale uno scultore del luogo su richiesta di Gianni Salemi aveva abbozzato un progetto…che giace ahimè, se non distrutto, nelle carte del comune che optò per altra soluzione: un mezzo obelisco romano che somiglia a qualcos’altro… Quando non si ha amore per la propria storia purtroppo si ricorre ai tempi archeologici per farla dimenticare, e così facendo si continua a danneggiare se stessi nel tentativo di occultare la verità dei fatti. E’ compito nostro, di noi che sappiamo, fare in modo che non accada! ed è quanto voi per fortuna state facendo… caterina ossi

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