Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Le industrie conciarie messinesi

Posted by on Nov 18, 2023

Le industrie conciarie messinesi

Da fonti siciliane si apprende che nel 1852 esistevano a Messina un discreto numero di stabilimenti industriali di conceria, dove si lavoravano grossi cuoi delle grandi e piccole pelli di vitello. Da fonti doganali si individuano in quella data le fabbriche: di Giovanni e Pasquale Lanza, Giovanni Soraci junior, Domenico Sturniolo, Bonaviri e Cinturini, Gaetano Loteta, Domenico Trombetta, Giuseppe Portovenero, Francesco Trombetta, Giacomo Loteta, fratelli Ottaviani, Biasini e la Vecchia, Litterio Andronico di Stefano. La più considerevole di queste fabbriche cioè quella degli Ottavini, realizzava annualmente la lavorazione di 25.600 pelli di ogni specie e occupava 143 operai.

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IL BASILEON DI MESSINA

Posted by on Nov 12, 2023

IL BASILEON DI MESSINA

Fin dal tempo bizantino Messina fu città portuale di prima grandezza. Famoso fu il suo porto curvo, come altrettanto famoso il grandioso arsenale che fin dal tempo dell’imperatore Arcadio, si ritenne opera monumentale e per questo ritenuta magna. Nell’antico quartiere portuale della Tarsanà alcuni storici affermarono si impiantò il Basileon.

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La rivolta sociale e l’enfiteusi ecclesiastica redimibile di Alessandro Fumia

Posted by on Nov 5, 2023

La rivolta sociale e l’enfiteusi ecclesiastica redimibile di Alessandro Fumia

Il principio della persecuzione di stato contro i diritti di proprietà, del lavoro, di fare impresa, di commercio fra i meridionali ebbe inizio, dentro le fredde stanze del parlamento. Dai documenti che ho consultato, dalle discussioni parlamentari sul disegno di legge del deputato Corleo il 15 aprile 1861 sulla enfiteusi ecclesiastica redimibile, quindi sulla possibilità di vendere la terra posseduta dagli enti ecclesiastici attraverso le aste pubbliche, si determinava nel paese un disagio sociale per la perdita del lavoro in larga parte della popolazione delle province napoletane e la Sicilia.

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Canzone – di Pasquale De Angelis, napoletano, 1850 p. 5, titolo: A Totonno Petito sta chelleta

Posted by on Ago 13, 2023

Canzone – di Pasquale De Angelis, napoletano, 1850 p. 5, titolo: A Totonno Petito sta chelleta

Non c’è pizzo, non c’è chiazza, Non c’è bico né cantone, Non c’è nobele, o guaglione Che non t’ha d’annomenà. Chi te chiamma no Giancola, Chi te vole Cammarano, Chi te mosta colla mano Comm’a bera raretà. Quanno a balle tu consuole, Quanno a balle faja ncantare; Chi te sente recitare Chiù non ave che sentì. Copmm’è a Napole, a Palermo, Tu t’aje fatto tant’annore, Ca no povero cantore Comm’à mme non sape dì; E’ pe ghionta de triunfo Tu Messina aje nzuccarata Co la vocca spalancata Tutt’aje fatte remmànè. Io pe mme, quanno te sento, Si bé stesse int’a li guaje, Tu passare me li faje Senza farmece pensà. Vero figlio a chillo Gnore Che t’è mast’addotto e caro; Vero figlio de Massato Ch’à saputo semmenà”.

Questa canzone è inedita persino ai napoletani. L’autore in essa vanta le bellezze del regno delle due Sicilie, viste sotto le insegne delle tre sorelle, Napoli, Palermo e Messina.

Alessandro Fumia

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