Alta Terra di Lavoro

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DIEGO ARMANDO MARADONA RITORNA SULL’OLIMPO

Posted by on Nov 27, 2020

DIEGO ARMANDO MARADONA RITORNA SULL’OLIMPO

Chi è nato come me nella seconda metà del XX secolo spesso dimentica di essere un uomo fortunato perché ha vissuto in un periodo di grande prosperità, di pace, di benessere, di aver visto il mondo passare dalla candela, alla luce elettrica, dalla radio alla televisione prima in bianco e nero e poi a colori, per arrivare alla nascita della telefonia e di internet.

Per quanto mi riguarda penso di essere stato fortunato anche per aver vissuto l’era di Eduardo, Totò, Massimo Troisi, Pino Daniele di Sofia Loren di riflesso quella di Enrico Caruso, di Fausto Coppi, di Cassius Clay, di Pietro Mennea ma soprattutto quella del Pibe de Oro cioè Diego Armando Maradona.

Come spesso accade quando scompare un mito, Diego era qualcosa di più, la demagogia, gli sproloqui, la banalità imperversa in tutte le salse, in tutti i salotti e in tutti i canali di informazione e personalmente non mi accodo a questa ritualità parlando di se attraverso il Pibe de Oro ma vivo un lutto come se fosse venuto a mancare un fratello maggiore e i forti ricordi legati a Maradona vissuti in presa diretta al San Paolo fanno parte dei miei ricordi più intimi e come tali rimangono se non per averli condivisi con mio figlio Emmanuele.

Parlando di calcio posso dire che fino al suo ultimo atto calcistico che Diego ha offerto al mondo ai mondiali del 1994 negli Usa vivevo mangiando pane e pallone mentre da quel momento in poi il calcio mi è diventato estremamente noioso e mi resi conto che per la prima volta nella storia un attrezzo, in questo caso il pallone, non era stato più al servizio di un uomo per farlo diventare importante ma ai piedi di Diego divenne la prima donna, la Star, il protagonista assoluto. Si sprecano da sempre i paragoni con altri calciatori per capire come scardinare e minimizzare l’eroe che a Napoli è diventato un mito, il mondo intero non riesce a digerirlo, e alla fine vi posso dire che Maradona ci semplifica la vita infatti quando parlate di calcio con qualcuno chiedetegli chi secondo lui è il più grande di tutti, se vi dice un altro nome ignoratelo perché vuol dire che non capisce nulla di pallone oppure è in malafede.

In poche ore abbiamo ascoltato tante corbellerie e un condensato di frasi fatte a cominciare da un certo ministro, che purtroppo per causa di Diego ho scoperto essere un italiano nato a Napoli, che ha pronunciato la solita demagogica fesseria “ha dato a Napoli la voglia di sognare e una speranza” per non parlare del Sindaco che ha menzionato l’abusato termine “riscatto”, forse il più usato in queste ore, e se tutti la finissero di fare meno i giacobini e cominciassero a studiare la storia della propria città non farebbero nulla di male e risulterebbero meno banali.

Una città come Napoli che per la sua storia millenaria ha i capelli bianchissimi che sogni deve avere se non  regalarli? che speranze deve avere e da cosa deve riscattarsi? Volete fare qualcosa di utile e dare una speranza? allora date forza alla volontà di chi vuol far rinascere il Banco di Napoli clamorosamente cancellato dal paese che voi rappresentate.

Napoli  accorse in massa ad accoglierlo, in quel famoso giorno di luglio del 1984, perché nessun popolo al mondo ha il fiuto nel capire chi ha le stimmate del mito e nell’epoca dei bluff  Maradona fu subito inquadrato nella sua reale dimensione. Diego ha ricambiato in egual misura l’amore la stima e il rispetto ricevuto dalla città sin da subito perché capì, in un momento molto particolare e fondamentale della sua carriera, che se non esisteva Napoli non poteva realizzare il suo sogno infantile di vincere un mondiale e non avrebbe potuto portare a termine la missione per cui era stato inviato dal trascendente. Il Divino non è un estraneo nella storia di Diego perchè se è riuscito a cancellare le leggi della Fisica ha avuto certamente anche il suo aiuto

I Napoletani capirono la sincerità dei sentimenti, della gratitudine di Dieguito e l’impegno che aveva preso verso di loro nel voler portare lo scudetto a Napoli, per questo lo hanno adottato facendolo diventare così un figlio di Napoli. Se vi capita di andare a Napoli fate due passi nei quartieri antichi del centro e domandate ai napoletani perchè amano cosi tanto Diego e dalla loro bocca conoscerete la grande umanità e la grande generosità del Pibe che nessuna trasmissione televisiva e organo di stampa vi saprà dire.

Vogliono cambiare il nome dello Stadio San Paolo ebbene invece di scalzare il Santo perché non intitolate la piazza che una volta si chiamava Largo di Palazzo a P.zza Maradona? cosi facendo si cancella un nome che, oltre a ricordare l’umiliazione che Napoli subì nel 1860, ci ricorda la farsa delle elezioni messe sotto tutela dai camorristi che con la coccarda tricolore picchettarono i seggi per far si che tutto andasse come doveva riuscendo ad indignare anche gli stati europei che vollero la cancellazione della Nazione Napolitana. Politici locali e nazionali quest’atto vi permette realmente di fare qualcosa per riscattare la città senza aspettare che lo faccia sempre qualcun altro.

Maradona mai conformista e mai banale che riusciva ad unire anche i più acerrimi nemici ma spesso accusato di voler spaccare e di voler dividere dai perbenisti ignorando che aveva, invece, la capacità di sintesi e di semplificare le cose come quando nel 1990, ai mondiali italiani, riportò le lancette dell’orologio di 130 anni, per l’esattezza al 1860, e costrinse il suo popolo a decidere non da che parte stare ma cosa essere e cioè se napolitano o italiano quando giocò con la sua  Argentina contro l’Italia al San Paolo, anche chi popolava il recinto degli ignavi fu costretto ad uscire allo scoperto. Alla fine Napoli cosa decise? ai posteri l’ardua sentenza? forse ma anche nel presente possiamo trovare una risposta basta fare solo un po di attenzione senza distrarsi. Una cosa è certa però, i nipotini di donna Eleonora e di Don Liborio sono stati costretti a subire l’affronto del Pibe che li ha sfidati vivendo senza indossare nessuna maschera senza farsi tentare ad indossarla nemmeno nella città di Pulcinella.

Da quando sono stato imprigionato dai sentimenti identitari  sono invaso dalle tesi, con cui concordo, di un ordine mondiale che vigila sulle nostre teste indirizzando il mondo e le nostre vite secondo la sua visione, quella giacobina, ma se c’è una persona che ha vissuto combattendolo e più volte sconfiggendolo certamente questa è  Diego Armando Maradona. Il mondo del calcio è uno strumento fondamentale nelle mani del grande burattinaio planetario e Diego lo ha sfidato ridicolizzando più volte a cominciare da quando riuscì a ripartire quasi da zero da Napoli in barba a chi aveva deciso che doveva andare via da Barcellona senza più approdare in nessun grande club. Lo ha sconfitto quando riuscì a vincere praticamente da solo il mondiale del 1986 che doveva vedere l’esaltazione di campioni come Zico, Platini o Rumenigge ed invece fu costretto a celebrare le gesta uniche e irripetibili del Pibe de Oro costringendo la cupola della piramide del potere ad inchinarsi ai suoi piedi rendendolo impotente anche di fronte alle sue provocazioni atellane come nella famosa partita contro l’Inghilterra.

Lo ha sconfitto quando è riuscito a portare per ben due volte lo scudetto nella città di Napoli che Lombroso e i Savoiardi volevano confinarla ai margini del mondo quando per secoli ne è stata al centro portandola addirittura sul tetto d’Europa nel 1989. Lo ha sconfitto quando la Fifa aveva deciso che il più grande di tutti fosse Pelè ma il popolo universale, dopo averlo fatto diventare più famoso del Papa, decise che lui doveva essere il numero 1 e lo ha sconfitto ancora quando invece di accettare di vivere nella gabbia dorata preparata dalla Fifa per fargli fare l’uccello istituzionale in giro per il mondo s’è messo a denunciare i grandi introiti accumulati che invece di essere utilizzati per portare il calcio al servizio dei paesi più poveri sono depositati nelle banche svizzere dalla  potente Federazione calcistica dimostrando di non essere corruttibile.

Ma la cosa più grande che ha fatto nella sua lotta contro il grande potere mondiale è stata quando lo ha costretto a scendere nel ridicolo sia nel Mondiale del 1990 quando, nonostante l’Argentina fosse una squadra buona per la serie B italiana dell’epoca  e con il suo capitano che giocava con una gamba sola per colpa di un infortunio rimediato alla prima partita,  per abbatterlo dovette inventarsi un calcio di rigore inesistente a 5 minuti dalla fine e consegnare la coppa alla Germania, e sia nel 1994 quando per paura che diventasse a 34 anni il padrone dei Mondiali americani gli hanno teso imboscata con la storia di un banale farmaco scovato nel suo sangue in maniera alquanto sospetta. I Mondiali del 1990 e del 1994 sono passati alla storia per i “Mondiali” di Maradona nonostante non li ha vinti, come diceva Totò “ho detto tutto”

Maradona in questi due eventi è stato capace di denudare il tiranno facendo emergere la sua natura miserevole costringendolo a comportamenti imbarazzanti che si vedono solo in quei tornei estivi amatoriali e, altresì, ha tirato fuori la povertà d’animo e la vigliaccheria della borghesia giacobina che governa oggi il mondo. Sono miseramente fallite l’internazionale rivoluzionaria giacobina, l’internazionale socialista, l’internazionale democratica e in questo 2020 stiamo assistendo al funerale della globalizzazione mentre Diego, lui si che rappresenta la globalizzazione, ha creato “l’internazionalizzazione popolare”, che non fallirà mai, perché mai nessuno è stato in grado di unire tutti i popoli del pianeta al di la degli steccati ideologici, mi vien da ridere quando sento che era una persona fragile…..ba!!!

Ha ragione chi lo definisce l’ultimo Re di Napoli ed è inutile aggiungere altro perché è nei fatti, come è nei fatti che come tutti i Re Napoletani Diego lo è non solo per la corona posta sul capo ma lo è soprattutto per volontà popolare, i napoletani hanno sempre deciso loro il proprio Re. Maradona è stato anche l’ultimo vero brigante insorgente perché ha sempre difeso in tutti gli stadi italiani il popolo napoletano e napolitano dagli attacchi razzisti beceri che ormai ci accompagnano da piu di 200 anni e lo faceva senza peli sulla lingua e beffeggiandoli con le sue giocate irridenti e provocatorie.

Se penso ad un personaggio del nostro passato a cui paragonarlo penso a Ferdinando II,  ‘O RRE che come un brigante non ha voluto piegarsi al nuovo ordine mondiale, che all’epoca muoveva i primi passi, che voleva cancellare la civiltà napolitana fino ad arrivare alle estreme conseguenze preferendo di morire in piedi e non diventare uno schiavo, entrambi hanno incarnato lo spirito dei combattenti napoletani che abbiamo conosciuto nel 1799, nel 1806, nel 1860 e come Cervantes ha più volte esaltato.

Nessuno come Maradona ha messo ai suoi piedi la cultura e l’arte infatti scrittori, registi, attori, musicisti, pittori e compositori si sono affannati a dedicargli le proprie creazioni compreso Roberto De Simone che scrisse in suo onore una Sinfonia che fu rappresentata al San Carlo, che fortuna ebbi a prendere l’ultimo biglietto disponibile, e non poteva non farlo in una Terra in cui da sempre nasce prima il mito e poi la storia, Diego è stato fatto scendere dall’Olimpo per giocare al calcio e trasformarlo in arte quindi non risponde alle leggi morali degli uomini ma solo a quello degli Dei.           

Claudio Saltarelli

2 Comments

  1. Chapeau

  2. bellissimo, soprattutto i video, soprattutto l’ultimo che parla di un inedito uomo MARADONA. Ma tanto dove sta il problema? DIEGO vive!

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