ROMA DA CAPUT MUNDI A CAPITALE……… D’ITALIA
Il 20 settembre 1870 grazie alla sconfitta Francese a Sedan per mano Prussiana e al volta faccia Piemontese, si tratta d’Italia ma l’impronta savoiarda aveva già dato l’indirizzo al modus operandi alla nazione italiana, i bersaglieri , gran bella gente che abbiamo conosciuto quando hanno operato nella repressione del brigantaggio nel ex Regno Napolitano, entrano a Roma attraverso Porta Pia ponendo fine al potere temporale papalino dopo 1500 anni per far diventare Roma Capitale d’Italia, la grande impresa dei cappelli piumati la storia la etichetterà “La Breccia di Porta Pia”.
Insieme ai bersaglieri entrerà anche Luigi Ciari, si trattava di un valdese che trasportava un carretto di bibbie protestanti con a fianco un cane di nome “Pio IX”, meno male che la costituzione albertina prevedeva la religione cattolica come religione di stato, e tranne le note famiglie patrizie romane che da tempo avevano già deciso di abbandonare il Papa per diventare sudditi di Vittorio Emanuele II, il popolo Romano rimase in silenzio ed indifferente alla “grande” impresa italiana già sapendo che come accadde nel 1798 e nel 1848, quando furono instaurate due repubbliche farlocco, il vero interesse dei conquistatori era quello di saccheggiare e appropriarsi delle ricchezze papaline e romane, si sa che il motto dei liberal-giacobini “libertà” vuol dire libertà di fare quello che si vuole e prendersi liberamente la “robba” degli altri, come Angela Pellicciari scientificamente ci elenca
Di li a pochi giorni il Re Savoiardo Vittorio Emanuele II emise un editto d’urgenza per espropriare una marea di edifici, conventi e tutto quello che c’era dentro, non riuscirono a farlo con i musei vaticani, perché avevano bisogno, come già accadde dieci anni prima a Palermo e a Napoli, di “denari” per cercare di far respirare le vuote casse del neonato Regno d’Italia ereditate dal Regno di Sardegna. Vennero in pochissimo tempo perpetrate speculazioni edilizie con una selvaggia cementificazione della città senza nessun scrupolo fino ad arrivare a cancellare splendidi giardini che di più belli il mondo mai aveva visto, perché Roma non poteva continuare ad avere un urbanistica che risaliva al Rinascimento, così la propaganda unitaria giustificava l’operazione, e vide cosi nascere un esercito di palazzinari che cominciò a dettare l’agenda politica della neo capitale d’Italia e che ancora oggi impone.
Credo che nemmeno i romani potessero immaginare, di li a pochi anni, che quello che una volta era l’Urbe quindi centro dell’universo, diventasse la sede del più grande scandalo bancario che la penisola italica avesse mai visto, lo scandalo della Banca Romana dove venne addirittura stampata cartamoneta, come si fa con le carte delle caramelle, e che vide coinvolte le massime autorità dello stato compreso, forse, la stessa corona savoiarda.
Il Risorgimento aveva coronato il suo sogno spodestare Roma dal suo trono che dal 300 a.c. , epoca in cui Roma sconfisse i popoli italici dopo 100 anni di guerre, la poneva al centro del mondo con dimensione universale per farla diventare capitale di una subnazione facendola sprofondare in un provincialismo disarmante con la definitiva scomparsa del concetto d’Italia che ben ha descritto Fëdor Michajlovic’ Dostoevskij
Qualcuno penserà che il mio giudizio è troppo di parte e anti italiano e certamente non mi tiro indietro da questa critica, ma se vedo come è stata ricordata questa grande giornata a 150 anni dall’accaduto che cadeva di domenica, forse le eventuali critiche le trovo ingenerose. Una svolta epocale di quella portata con Roma che diventava Capitale d’Italia e liberata dalla tirannide papalina, concetto che nasce con Napoleone, avrebbe dovuto vedere festeggiamenti che dovevano partire un anno prima, la televisione di stato doveva martellare ogni giorno con programmi che esaltavano quella storica giornata ma invece abbiamo assistito al nulla mischiato con il niente. Poteva essere l’occasione per infiammare, se mai avesse avuto un lampo, l’amore patrio e il nazionalismo italiano, pensavamo di assistere ad apologetiche manifestazioni sulla Repubblica Romana con l’esaltazione di alcuni suoi protagonisti come Mazzini, inventore del terrorismo, o Garibaldi, odiava peggio del diavolo la Chiesa fino a definire Pio IX un metro cubo di letame, ma nemmeno questo è accaduto. Si pensava che anche la Chiesa avesse partecipato all’esultanza nazionalistica visto che dal fascismo in poi ha sempre benedetto “La breccia di Porta Pia” confermato da tutti i Papi che si sono susseguiti dopo il Concilio Vaticano II e dopo che sui libri di scuola cattoliche trovano spazio l’esaltazione dei suddetti personaggi e dell’Unità d’Italia, ma nemmeno a questo abbiamo assistito.
In provincia di Frosinone c’è stato chi, pochi intimi bisogna dire, ha ricordato il fatto storico gioendo per la grande giornata del 20 settembre 1870 sentendosi orgogliosi di aver visto Roma trasformarsi da Caput Mundi a capitale d’Italia e non sentirsi più papalini, per un millennio e mezzo era la condizione piu prestigiosa e più ambita, ma sentirsi italiani e pure ciociari ma come si dice, contenti loro!!!
La prima risposta che mi posso aspettare e che in tempi di covid non si poteva fare altro ma purtroppo e una scusa che regge poco perché il luogo simbolo o meglio dire il tempio a cielo aperto del Risorgimento, parlo del Gianicolo, si trova in condizioni penose usato come bivacco notturno per nottambuli sotto le stelle, per ubriaconi, con i busti dei padri della patria immersi in un mare d’immondizia e con la statua di Garibaldi, sventrata anni fa da un fulmine, che è retta da una indecente impalcatura di ferro.
Ecco signori miei questa è l’Italia, questo è il grande amore per Mameli, Pisacane, Costabile Carducci, Cavour, ecc ecc., per il tricolore e per Roma Capitale, questa è l’Italia nata con la “Breccia di Porta Pia” che dovrebbe far gridare allo scandalo mentre invece nell’indifferenza generale, non è altro che una nazione che lascia nella “monnezza” il Gianicolo, ovviamente non mi permetto di dire che è lo specchio del paese perché sarei……… blasfemo. La nazione Italia è figlia del Risorgimento che è nato per cacciare lo straniero mentre alla fine è servito solo a cacciare il popolo italiano come intelligentemente ci ha fatto notare Vittorio Messori e cancellare la civiltà cattolica, Angela Pellicciari docet.
La propaganda risorgimentale giacobina ci ha sempre inoculato che la modernità galoppante non poteva più tollerare la civiltà cattolica fatta di inutili tradizioni, di superstizioni che sopprimeva tutte le libertà e che grazie alla fine del potere temporale papalina la penisola italiana poteva rinascere e tornare ai fasti pagani e imperiali dimenticando che forse la civiltà cattolica qualcosina ci aveva lasciato.
Non voglio toccare l’argomento religioso perché portare come orgoglio e come onore l’essere stati, come Roma e come Italia, il centro della Cristianità potrebbe essere accolto con gioia dai cattolici ma strumentalizzato dal restante resto del mondo, ma vorrei soffermarmi su quello che ci ha lasciato la civiltà cattolica e cosa ha significato essere stati la sede della capitale della cristianità a cominciare dall’esaltazione del bello ereditata dal mondo classico ma diffuso a macchia d’olio in tutta la penisola italica.
Se il 65 per cento del patrimonio artistico mondiale è presente in Italia questo lo dobbiamo alla Chiesa che ha sempre diffuso la bellezza e l’armonia attraverso le opere d’arte di ogni genere e non serve andare per musei per comprenderlo, ma basta guardare con attenzione i borghi i centri storici dove viviamo o che visitiamo dove regna la fusione del senso pratico con il bello. Basta entrare in qualsiasi Chiesa per comprendere quale era lo spirito con cui si viveva. Molti a cominciare dal rivoluzionario Lutero hanno sempre accusato la Chiesa di usare le indulgenze per realizzare tanta bellezza, che nessuno nega, dimenticando però che grazie alla costruzione e alla realizzazione di tante opere d’arte si faceva economia evitando che i ceti agiati potessero diventare schiavi dell’avidità, sentimento principe di chi vuole accumulare ricchezza e il peggior cancro della borghesia moderna, da permettere così la circolazione del denaro che come tutti i trattati di economia, forse lo aveva detto prima nostro Signore Gesù nella parabola dei talenti, indicano come essenziale per creare ricchezza e dare lavoro, infatti le Chiese, le Cattedrali come le Abbazie spuntavano come i funghi oppure serviva la mano dell’uomo?
I giacobini risorgimentali come attacco frontale all’opera della Chiesa da sempre affermano che invece di sfamare i poveri si pensava a comprare oro per realizzare parimenti inutili nelle Chiese dimenticando che la Chiesa è sempre stata la custode della ricchezza dei poveri e i pezzi d’oro presenti, anche nelle più umili parrocchie, non sono proprietà del prete ma della comunità che ogni domenica andando a Messa, nella casa del Signore, li ammira con gioia ed orgoglio. Ricordo, ai più distratti, che la carità è un concetto prettamente cattolico dal carattere oggettivo a differenza della solidarietà che ha un carattere soggettivo e che al sostentamento dei più sfortunati la Chiesa ci ha sempre pensato attraverso gli ordini monastici caritatevoli ed i conventi.
Al 95 per cento della massa, che non viveva in condizioni economiche splendide, la Chiesa ci pensava anche attraverso l’uso civico dei terreni che aveva in dote, in altra sede parleremo di come le acquisiva, dove tutti potevano utilizzarli per lignaggio, per le coltivazioni e per far pascolare il maiale o la capra di famiglia. Quando, altresì, si voleva utilizzarli in forma imprenditoriale la Chiesa pretendeva una decima che mai era esosa calmierando così i costi sociali evitando qualsiasi forma di speculazione, questa modalità è stato il welfare per un paio di millenni oltre al prefetto dell’annona di origine Romana.
Con i “famigerati” tribunali di inquisizione nasce la garanzia dell’imputato e una figura giuridica che oggi è rappresentata dal pubblico ministero ispirando l’impalcatura della giustizia moderna e se vogliamo soffermarci sugli eccessi, che nessuno nega, bisogna ricordare che sono inferiori a quelli dell’inquisizione civile e di quella protestante.
La Chiesa ha dato l’indirizzo morale cattolico ad un mondo che ha conosciuto l’utilizzo a tavola delle posate e della tovaglia, il senso dell’onore, la verità, la lealtà, il rispetto degli anziani, la cultura dell’accoglienza, l’aiuto dei più deboli, il senso di responsabilità da parte di chi aveva di più o che aveva maggiori virtù, lo spirito di servizio e non l’essere servito, ha dato un valore alla trasgressione che non l’ha mai combattuta ma ha solo cercato di non farla degenerare nel vizio e non ha mai diffuso il concetto machiavellico che quando si ha potere bisogna esercitarlo essendo sia leone che volpe.
La Chiesa non ha soltanto aiutato la creazione dell’arte, ma anche promosso la scienza perché ha sempre pensato che fosse lo sguardo della fede e il mezzo più importante per arrivare alla conoscenza di Dio, ha creato le Università, ha costruito ospedali facendo nascere la figura degli infermieri da affiancare ai medici, figura nata per assistere i malati e alleviarli dalle sofferenze che ogni malattia poteva generare. Per non parlare degli studi nella farmaceutica attraverso la conoscenza e l’utilizzo delle erbe operando nel solco della tradizione antica.
Leggendo le cronache storiche dei protagonisti del Risorgimento, a cominciare da Cavour, viene fuori una classe dirigente che da faro del mondo diventa provinciale nella politica, nella cultura e nell’arte che darà vita alla nascita di una borghesia coloniale e gretta preoccupata solo di salvaguardare la propria “robba” e ad accumulare ricchezze con una voracità impressionante senza pudore e rispetto. Il senso aristocratico, che da noi nasce, presente nelle comunità italiche comincia a dileguarsi fino ad arrivare ai giorni nostri con l’esplosione del borghese piccolo piccolo ben narrato nei cinepanettoni o dei radical chic partoriti dal pensiero gnostico che pensano di essere una elites che deve guidare l’umanità ma non sono altro che i protagonisti della dittatura orwelliana che cerca di prendere il dominio globale.
Comincia con il Risorgimento il concetto “lo vuole l’Europa, lo vuole l’Europa” che sarà il mantra dell’un per cento della popolazione dopo che per 2000 anni si gridava “Lo vuole Roma, lo vuole Roma” e che continuiamo a sentire ai giorni nostri dalla nostra classe politica che ha raggiunto dei livelli cosi bassi che mai aveva toccato prima da far rivoltare lo stesso Machiavelli nella tomba.
Concludo ricordando che il motto dei Repubblicani Risorgimentali era “Roma o Morte” che oggi possiamo tranquillamente cambiare in “Roma è Morta”
Claudio Saltarelli
Extraordinario testimonio, profesor!! Mis felicitaciones por un documento que hace justicia a la herencia cristiana que a pesar de todo lucha por sobrevivir.Muchas gracias!!